Stupidi

Ogni adulto ha delle certezze. Poche, ma ne ha.
E' certo di dover fare sacrifici per ottenere le cose (ma comunque sa che esistono lotterie o grandi fratelli che, a qualcuno, danno una mano).
E' certo dell'affetto dei genitori (ma su questo, dopo aver capito che non sono immortali, non può contare per sempre).
E' certo dell'importanza di alcuni valori (ma spesso può metterli da parte, per convenienza temporanea, tanto si fa presto a riportarli in auge una volta autoassoltisi dai propri peccati).
Meglio affermare che ogni adulto crede di avere delle certezze.

Io non ne ho mai avute, a dire il vero. Ho sempre creduto che "volere" significasse "potere". E questo è anche vero, fino a un certo punto.
Io non ne ho mai avute di certezze, dicevo, fino ad un certo giorno.
Una calda sera d'estate, in risposta ad uno dei tanti attacchi subdoli da parte di gente senza cervello e senza attributi, ho capito di averne una. Una sola, enorme, certezza: quella di aver capito che il mondo si divide in due sole, uniche, macro categorie: stupidi e non.

Stupidi, sì, perché stupido è la parola perfetta che riassume esattamente una persona che non capisce. Che non impara dai propri errori. Che non comprende che il suo bene è strettamente connesso a quello degli altri, e che ogni azione egoistica, nel senso riflessivo del termine, prima o poi, gli si ritorce contro. E fa male. A tutti. A tutto.

Non è per smentire la mamma di Forrest Gump, che aveva saggiamente istruito il figlio spiegandogli che "stupido è chi lo stupido fa". La signora Gump aveva senz'altro ragione. C'è chi si comporta da stupido, di tanto in tanto, e chi invece fa finta di esserlo.
Ma, putroppo, c'è una grande quantità di gente che stupida lo è davvero. Di nascita. Per carenza, insensibilità, incapacità. E non ha nemmeno speranza di salvarsi dalla sua stupidità, perché di essa si nutre, si pasce e gode. Spesso insieme ai suoi simili.

A parer mio, tra gli esseri umani non esiste nessuna altra differenza degna di nota al di fuori di quella sopra descritta. Ogni distinzione, etichetta, categoria - al di là della funzione anagrafica - è opinabile, contestabile, aleatoria. Dal punto di vista psicologico non ha nessun senso distinguere la persone dalla razza, dal sesso, dalla lingua, dal credo.
Non sono le differenze a creare scompiglio. La differenza è ricchezza.
Quello che crea disastri è sempre e solo la stupidità. Dote trasversale, che colpisce tutti, poveri, ricchi e potenti, quelli che fanno più danno di tutti.

E' per colpa di esseri stupidi se si fanno le guerre. E' per colpa degli stupidi se esiste il terzo mondo. E' sempre per colpa di gente stupida se la terra in cui viviamo soffre e muore.
Stupidi, perché non sanno vedere oltre. Perché non hanno capito che fare del male agli altri significa farlo a se stessi. Perché non capiscono che far inaridire il giardino del vicino significa perdere qualcosa di bello da vedere oltre lo steccato. Perchè non si rendono conto che la coscienza sporca non si pulisce con il volontariato.

Un signore, duemila anni fa, ha cercato in tutti i modi di spiegarlo. Non c'è riuscito lui, non pretendo di farlo io.

La mia certezza, è ovvio, è condivisibile o meno. E forse non è nemmeno una certezza da mettere in piazza. Ma sono un essere umano anch'io e la mia dose di stupidità, stasera, mi ha detto di farlo.
Ognuno ha le sue certezze. Sarei lieta di poterne comprendere altre, di altri.
Per quanto riguarda questa, visto che è l'unica, vogliate perdonarmela.

Chi non salta. E dice lo stesso.

Odio le domande del tipo "Chi è il tuo cantante preferito?".
Non ho mai risposto, e ho sempre sperato che nessuno me lo chiedesse mai. Non sopporto schemi ed etichette, perché la musica è emozione, e le emozioni non vengono dai "generi" ma dalle persone.

Ognuno di noi vive sulla propria pelle un po' di musica, a seconda degli anni in cui è cresciuto. Non si può sentire tutti, non si può seguire tutti.
Io Edoardo Bennato l'ho vissuto e amato durante l'infanzia e l'adolescenza, e forse è anche questo che me lo fa amare così. Ma adesso, parlandone, quello che mi viene in mente su di lui è altro. Perché, pensandoci bene, lui è esattamente quello che io penso debba essere "il" cantautore italiano.
Perché l'Italia non è solo tarantella e mandolino ma da lì viene, perché gli americani hanno lasciato il segno, perché nonostante la globalizzazione della musica nessun popolo può dimenticare il suo suono. Perché lui - lo dico per chi non può fare a meno delle definizioni - lui è rock, pop e folk allo stesso tempo. Come l'Italia.
E anche perchè i suoi testi sono importanti come la sua musica, perché si rivolge a tutti, anche a chi non può o non vuole capire. Perché ha sempre promosso la forza del pensiero. Perché sa esprimere efficacemente quello che vuole, grazie a tecnica ma anche, e soprattutto, poesia. Quella poesia che libera le sue parole da qualsiasi orpello politico e lo fa amare anche da chi non l'ha vissuto.
Perché è anche di più.

Adesso che sono grande, e che scrivo per vivere, non posso esimermi dal giudicare il suo mestiere, fatto da sempre con grande rispetto e competenza, con serietà e abnegazione, con gioia, umiltà e passione. Questo è ciò che mi arriva dal suo lavoro, fatto ancora oggi di forza e fantasia, di musica, di parole e di idee, offerte al pubblico con delicatezza e determinazione, oggi come trent'anni fa. Mai apprezzato abbastanza (secondo me), forse perchè troppo avanti (per allora), forse perchè ci vuole un carattere diverso dal suo per assurgere a idolo.

Lui, imperturbabile, dall'alto di una onoratissima posizione raggiunta per indiscussi meriti, continua a fare il suo mestiere, e io sono ancora qui che lo ascolto. Con spirito critico, come sempre, ma sempre piena di profonda gratitudine. E me lo immagino sempre su quel palco fra altri trent'anni, con i jeans e gli stivaletti, le t-shirt filoamericane e gli occhialetti rettangolari; con la chitarra e l'armonica; con il collo in estensione per arrivare al microfono, posizionato sempre più in alto rispetto alla sua bocca.
E lo ascolterò, con curiosità, anche se un giorno dovesse non essere più così... 

La sua musica soddisfa tutte le mie esigenze. Quando lo ascolto non mi manca niente.
Perché nel suo suono c'è tutto quello che sento di essere.
© Caterina Somma   2013

E noi due là

Pure questa, sei interminabili minuti... Ma almeno qui l'inciso si ripete, e poi questa storia è anche mia, come di tanti altri.
E questo video, il suo viso segnato, i colori che cambiano... Sì, i segni del tempo mi inteneriscono.
Mi arrendo, non ce la faccio, gli voglio troppo bene.
Eccolo qua


Ipocrisie


Stanno per iniziare i Wind Music Awards su Raiuno, cosi posticipo la cena perche so che Baglioni uscirà per primo. Claudio è come il primo amore, non si scorda mai... e io non mi scordo nemmeno stasera di guardarlo dal Centrale del Foro Italico. Il pezzo nuovo non mi piace, ma lo guardo e lo ascolto con amore, come sempre, con lo stesso sguardo sia dietro le quinte che davanti allo schermo televisivo. Con amore, ma anche con distacco e lucidità, sia con un pass attaccato al collo sia sul divano di casa. Stasera, lo ammetto, mi fa un brutto effetto vederlo leggere il gobbo veloce veloce, perché qualcuno deve averglielo detto che in una serata così lunga, che deve dare il palco a tanti artisti, non può fare un monologo di un quarto d'ora, pure se si chiama Claudio Baglioni. Non l'ha fatto manco Renato Zero...

Claudio, da bravo, legge le sue spiegazioni al progetto "Con Voi" e incastra a forza le parole, con sfida, in un'intro lunghissima che tutti gli passano, perché in quel momento è un mito per tutti i miopi del mondo. E ce la fa. Alla fine che importa cosa canta. I WMA proseguono: sul palco sempre gli stessi, quei pochi che oggi ancora vendono dischi. Sono proprio pochi. E sempre gli stessi. Guardo Fiorello, che riesce comunque a strapparmi una risata prima di cedere al sonno. Domani mi devo ricordare...
Mi devo ricordare di ascoltare il secondo inedito che Baglioni ha deciso di vendere solo su iTunes, "Dieci dita", in anteprima dalle frequenze di Radio Italia. E meno male, perché, almeno musicalmente, lo ritrovo, anche se non riesco più a stare dietro ai suoi testi chilometrici e mi viene da sorridere quando risento odore di Procol Harum. Avrei voglia di chiedergli se la sua è solo un'ispirazione o se l'ha fatto puntando sul fatto che le nuove generazioni difficilmente hanno masticato "A whiter shade of pale", "Homburg" e "A Salty Dog".

Mando un paio di Twett, tanto per dire la mia. Poi, gironzolo, in cerca di commenti. Possibile che ci siano solo parole di lodi sui nuovi pezzi? Non c'è nessuno che, come me, abbia voglia di dirgli qualcosa di critico, non per giudicarlo, ma semplicemente per spingerlo a far meglio. Vorrei sempre il meglio da chi amo... Ho capito male, Clà? Non è quello che vuoi dai tuoi fan?

Gironzolo ancora su internet e vengo a sapere che il Papa, stamattina, si è pesantemente schierato contro l'ipocrisia. Avrebbe invitato i fedeli a non usare il "politicamente corretto", perché "la lingua della corruzione è l'ipocrisia". Cerco, continuo a cercare, mi sembra un argomento perfetto per quello che sto scrivendo. Leggo tanti articoli, dicono tutti più o meno le stesse cose, qualcuno dice che sia rivolto ai politici, qualcuno dice che parla ai giornalisti... Può essere. 
Ma io voglio assolutamente sapere cosa ha detto. Comincio allora a cercare sui giornali on line. Ce ne fossero due che riportano la stessa frase! Non mi accontento di parole riportate, voglio sentire la sua voce. Cerco allora di andare alla fonte, rivolgo la mia attenzione all'Osservatore Romano e al sito di Radio Vaticana. Questa, almeno, riporta dei virgolettati che dovrebbero essere fedeli a quanto dichiarato dal Santo Padre. Evviva! C'è un file audio da ascoltare, scarico l'mp3, ma...

Apro il file, e con mio stupore, c'è una voce narrante che "introduce" frasi brevi estrapolate dal discorso generale, "spiegando", anticipando, il significato di quello che si sente subito dopo.
Cerco, cerco e trovo lumi in una dichiarazione di padre Federico Lombardi che (riassumo) spiega che le omelie del Papa nelle messe mattutine nella cappella di Santa Marta hanno un carattere familiare che lui stesso intende conservare, non trasmettendone, quindi, né audio né video. E poi che "le omelie sono in lingua italiana, lingua che il Papa possiede molto bene, ma non è la sua lingua madre... e una pubblicazione integrale comporterebbe una trascrizione e una ristesura del testo in vari punti, dato che la forma scritta è differente da quella orale, che in questo caso è la forma originaria scelta intenzionalmente dal Santo Padre". Insomma, occorrerebbe una revisione del Santo Padre stesso, ma il risultato sarebbe chiaramente "un’altra cosa", che non è quella che il Santo Padre intende fare ogni mattina. Riporto ancora: "Dopo attenta riflessione si è quindi considerato che il modo migliore per rendere accessibile a un largo pubblico la ricchezza delle omelie del Papa senza alterarne la natura è quello di pubblicarne un’ampia sintesi, ricca anche di frasi originali virgolettate che riflettano il sapore genuino delle espressioni del papa".

Sì, ho capito, ma che discorso è? Mi viene da dire... O si rende pubblico o no.
No, a farlo a pezzi.
No, a farlo con le "spiegazioni".
Perché io non dovrei essere in grado di capire quello che vuole dire il Papa, anche se la sua forma parlata non è poi cosi perfetta?
Deve ancora esserci qualcuno che si arroga il diritto di decidere cosa ho il diritto di pensare?

L'omelia non vale per tutti? Anche per chi "omette", non è vero?
"Gesù ci dice: il vostro parlare sia: Sì, sì. No, no. Con animo di bambino", ha ricordato stamane Papa Francesco.

Caro Papa, io lo faccio, l'ho sempre fatto. Con educazione, credo e spero, ma l'ho sempre fatto. Sui giornali su cui scrivo e con le persone con cui vengo a contatto.

Ah... stavo dimenticando Claudio Baglioni.
Che dice pubblicamente di cercare "suggerimenti" tra il suo pubblico. Anch'io, quindi, dico la mia.
La bellezza e la validità di un brano musicale non dipendono dalla capacità del suo interprete di estendere la sua voce su più ottave. Andando avanti nel tempo, rendersene conto sarebbe auspicabile. Così come rivedere le tonalità dei pezzi.
Ma è solo la mia opinione.

@ Caterina Somma
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