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Anniversari


Dissi "Devo parlanti, è importante". Dopo una breve conversazione telefonica lui rispose che mi avrebbe raggiunto in pochi minuti. Appuntamento sulla piazzetta, in cima alla ripida scalinata che saliva dalla spiaggia, divorata due gradini alla volta col cuore in gola. Cinque minuti di silenzio prima di trovare il coraggio di aprire bocca, poi uscì soltanto un "te lo scrivo". Presi carta e penna da un blocchetto assicurato con una ventosa al parabrezza, esitai un attimo, poi scrissi velocemente cinque parole. Seduta nella sua macchina, la maglietta sopra il costume, lui in piedi, vestito di tutto punto, poggiato allo sportello aperto, gli porsi il bigliettino, lui lo lesse. Muovendo impercettibilmente la testa aveva spostato il suo sguardo in basso, sulla sinistra, per qualche secondo di troppo. Nel suo gesto riconobbi soltanto un po' di imbarazzo e il conforto di una conferma ricevuta, ma null'altro. Eppure c'era dell'altro nella sua espressione, che colsi comunque ma ignorai, in quel mentre infinito che impiegò per rimettere di nuovo i suoi occhi nei miei. In quel momento ero la ragazzina più felice del mondo, quella che era riuscita ad ammettere per la prima volta l'incoffessabile e che dopo un suo "Ciao, ci sentiamo" imboccava di nuovo quelle scale, stavolta in discesa, quasi volando, per ritornare sulla spiaggia senza nemmeno una parola di risposta alle sue.
Andai dritta verso il mare, mi buttai in acqua a testa bassa e nuotai, nuotai metri e metri a delfino, per un tempo indefinito. Cantando forte, in apnea, mentre guadagnavo il largo. Quando ripresi fiato mi accorsi che la riva era lontana. Alzai lo sguardo al cielo, di un azzurro così intenso da perderci la testa. Chiusi gli occhi, sentii forte l'odore del sale e assaporai la quiete silenziosa dell'acqua di settembre. Guardando il mondo e le persone da lontano, distanti, non solo nello spazio.
Sì, lo sapevo: avevo appena dato inizio alla mia vita da adulta.

#12settembre1982 #12settembre2022




Leggi

Leggi, leggi, che non resti fulminato dopo la terza riga. Leggi le parole scritte, perchè al contrario di quelle parlate, che restano sospese nell'aria, attraverso gli occhi vanno dritte dove devono andare. Nel cervello, per farlo pensare. Nel cuore, per farlo sentire vivo. Nel sangue, per sentirlo bollire nelle vene. Sotto la pelle, per farla vibrare ogni volta che leggi un pensiero che ti smuove dentro.

Leggi con gli occhi, leggi! Che non perdi tempo ma lo guadagni. Perché dietro a quello che leggi c'è qualcuno che per scriverlo ha pensato, ha studiato, magari ha capito prima di te o magari non ha capito affatto, e anche solo condividendo la sua ignoranza e le sue perplessità fa crescere in te un dubbio, una speranza, una certezza. O ti fa sentire una carezza.

Leggi, che ci sono storie che puoi trovare  solo nelle parole scritte, storie che sarebbero andate perse nel vuoto se non fossero state scritte, storie fantastiche, storie incredibili, storie assurde, come solo quelle reali possono essere. Leggi prima di dimenticare chi sei e da dove vieni, leggi per l'orgoglio di parlare la tua lingua. Leggi, se non vuoi che si perda.

Sei ancora qui? Allora leggi anche la musica che c'è nel ritmo delle parole messe in fila, perché quando scrivi non puoi tirarle a caso, ma devi aver cura di dargli una sequenza, un senso, un suono. Che se piace a te magari piace a qualcun altro, perchè ci si assomiglia anche nel modo di usarle le parole, che dicono quello che senti e come e perchè senti.

Leggi le parole scritte senza immagini, che senza non lo sono affatto, perchè ti danno modo di metterci tutte quelle che vuoi, quando e come vuoi, apporle, sovrapporle, scambiarle. Leggi le parole scritte in silenzio, così da riempirlo con la colonna sonora che preferisci, gli effetti sonori che condiscono la punteggiatura, e tutte le note giuste che saprai trovare.

E stupisci quando, dopo aver finito e messo via, riprenderai quello che hai già letto. Ci troverai altri suoni, altre immagini, altre sensazioni. Perchè le parole scritte sono mutanti, hanno il pregio di cambiare forma insieme alla tua. Indossano, in ogni tempo, in ogni luogo e per ogni persona, un vestito sempre diverso. Per essere sempre nuove e affascinanti, e non stancarti mai.

Leggi...


[Caterina Somma]

Più di novanta


Mio nonno aveva lo sguardo fisso. Seduto sulla terrazza della casa al mare, non mi guardava in faccia nè guardava l'orizzonte. Aveva gli occhi posati su un punto indefinito del lastricato di pietra. Aveva compiuto da qualche tempo novant'anni.

"Il brutto di arrivare a quest'età" iniziò "è che i tuoi amici sono quasi tutti morti". E dopo una pausa: "Non c'è quasi più nessuno a cui puoi rivolgerti se hai bisogno di aiuto, nessuno a cui chiedere un consiglio. Nessuno della tua età con cui condividere i tuoi ricordi di bambino".

Non serviva ricordargli che aveva ancora sei figli, nove nipoti e dodici pronipoti; una seconda moglie. Nessuno di noi contava. Nessuno di noi era nato all'inizio del Novecento. Nessuno di noi aveva combattuto le guerre, fatto la fame e assistito alla rinascita e poi al declino di un'Italia che lui aveva visto in così tante forme che noi non ci riusciamo nemmeno ad immaginare.
Un uomo potente che diventava improvvisamente solo, e fragile, e inutile.

Mio nonno visse ancora un po' da quel giorno, ma non molto. Forse perché aveva deciso che non era più così eccitante vivere una vita da non poter condividere con qualcuno che non parla la tua lingua.


Padri


Padre è chi ama senza condizioni né riserve.
Chi fa crescere e cresce insieme ai suoi figli.
Chi trema per le sue scelte senza darlo a vedere.
Chi è capace di negare per poi concedere.
Chi infonde sempre fiducia e coraggio anche se lui non ne ha.
Padre è chi perdona, perché accettando di esserlo, ha messo in conto anche il dolore e ciò che ne consegue.

Sono fortunata, ne ho conosciuti molti di uomini così, che sanno fare da padre, in piccoli frammenti di vita o anche per anni, ad altri figli incontrati per caso lungo la strada. Senza volerlo, magari senza saperlo.
Oggi voglio ringraziarli tutti, quelli che sono e quelli che sono stati. Soprattutto per me.
Il mio, ovviamente, apre la fila...



Father, son, locked as one, in this empty room
spine against spine, yours against mine, till the warmth comes through
Remember the breakwaters down by the waves
I first found my courage knowing daddy could save
I could hold back the tide, with my dad by my side.
Dogs, plows and bows, we move through each pose, struggling in our separate ways
mantras and hymns, unfolding limbs, looking for release through the pain
and the yogi's eyes are open, looking up above, he too is dreaming of his daddy's love

with his dad by his side, got his dad by his side.
Can you recall how you took me to school, we couldn't talk much at all
It's been so many years and now these tears guess I'm still your child
Out on the moors, we take a pause, see how far we have come
You're moving quite slow, how far can we go father and son
with my dad by my side, with my dad by my side, got my dad by my side with me.


La forza di un sogno



Mia figlia deve fare un tema. Si lamenta, non riesce a capire la traccia che dice: L'amicizia. Siamo tutti diversi eppure in fondo siamo tutti uguali. Non trova il nesso tra la parola e la frase.
Ci penso.
Anche a me sembra che non ci sia il nesso, ma non è così. Ho sempre sostenuto la forza e la bellezza della varietà. Il nesso lo trovo, ne parlo con lei. Io non ho nemmeno un amico che somigli ad un altro, e questo mi piace molto. Adoro i loro gusti diversi, le loro manie. Cerco di capire le loro fissazioni e quando non le capisco le accetto e basta. Da ognuno imparo qualcosa di diverso, ognuno mi arricchisce.
"Pensa. Poi scrivi quello che senti...". Aggiungo "Correggi dopo".
Mia figlia sembra aver capito cosa intendo. E si allontana di corsa per mettere nero su bianco l'idea che gli è balenata in testa.

Io accendo il pc e sorrido. E bello scoprire che tra gli amici c'è chi, come te, riesce a fermare un'emozione scrivendo parole. Non per ottenere consensi, non per cercare applausi, solo per il piacere di farlo. Sono felice. Ho passato un bel pomeriggio di sole in compagnia di amici belli. Ascoltando, più che altro, un po' in disparte. Mi piace farlo ogni tanto, perché ascoltare significa conoscere. E imparare. 
E penso che in fondo, a chi sta crescendo, si dovrebbe far capire la gioia che si prova a fare qualcosa che ti piace. Poi, può anche succedere che il tuo piacere si trasformi in un mestiere che ti realizzi. Succede molto più spesso di quanto si possa credere.

Penso a Maurizio, ieri, che scende solo in una cantina che sa di muffa, e oggi che sale su un palco di uno stadio insieme a migliaia di persone. Penso a Rocco, ieri, che ti saluta frettolosamente per non perdere la metro delle undici e mezza, e oggi, che si attarda a firmare autografi nei cinema dove vengono proiettati i suoi film. Penso a Luca, ieri, che esce a fatica dalla sua Fiat 126 azzurrina stipata di bagagli, e che stasera entra senza alcuna difficoltà nella parte di Adriano Olivetti.
E sono felice per loro, a cui voglio bene, così come sono felice per tutti quelli che credono in quello che fanno, con gioia. Che siano artisti, operai o impiegati. Che siano padri o madri. Penso anche a me.

Lo stand-by non mi si addice, ma devo riconoscere che ha una sua funzione. Ora è tempo di andare oltre.
Coraggio Caterina, credici ancora. Coraggio Italia, credici sempre.
La forza di un sogno (e della speranza) non ha eguali.

Non sempre si è come si vorrebbe essere. Ma ci si prova... Sempre. 
Ai miei amici. Ai miei sogni. 

Là, Lucio Dalla

Quell'amore là che degli amori non ha i guai


Perché nessuno ci crede?
Perché non è possibile, per qualcuno, credere che si possa scegliere di non volere?
Ci siamo baciati una sola volta, e subito dopo abbiamo riso, ne abbiamo riso così forte da far tremare tutto il mondo di quelli che credono di sapere tutto, che sanno, che invidiano, che insinuano e che sono bravi a trarre conclusioni. Tutti quelli che non credono che il mondo sia fatto di esigenze diverse, che non hanno a che fare con la carne, o almeno, ne hanno a che fare in maniera marginale, solo perché ti hanno insegnato che un uomo e una donna si attraggono, e anche tu, infarcito di luoghi comuni, confondi l'attrazione fisica per un altro tipo di urgenza.
Ma capita, per fortuna, di farle certe esperienze, e solo quando ti ci scontri capisci che quello di cui parlano gli altri non c'entra affatto con quello che stai vivendo tu.
Sono fortunata, non c'è che dire. Sono riuscita a godere di rapporti così, e non solo con te. Rapporti che mettono paura ai non educati sentimentalmente, a chi non riesce a sentire, perché fanno impallidire il più grande degli amori, che pure finirà, come è finito tutto il resto, come finirà anche quello che sto vivendo.
Nascere di sesso diverso è solo un'opportunità in più. Che io non voglio smettere di cogliere, perché la vita è prendere e dare, e niente altro. Ed è quello che voglio più di tutto. E non solo da un figlio, da un padre, da un marito. Non mi basta. Voglio quello che mi apre il cuore e la mente, voglio quello che mi fa ridere e che mi fa piangere, voglio tutto se posso averlo senza pretenderlo e senza comportarmi male.
Lo so cos'è il male. E non è questo.
Continua a ridere degli altri, amico mio, anche se ci hanno insegnato che non si fa. Continua a non dubitare di te stesso, anche se ci hanno detto che sarebbe sempre meglio farlo. Continua a credere di essere il migliore, perchè lo sei, perché ognuno, a modo suo, lo è.
Quando ci ritroveremo, riderò forte anche io, con te. Nel frattempo, lo farò da sola, quando nessuno capirà...
Brothers in Arms, Dire Straits
C.S.

Cronaca di un distacco telefonico


Qualche anno fa
Io, che da sempre lavoro con i computer, apprendo con gioia che la Telecom ha finalmente predisposto un servizio di gestione della linea telefonica on line. E con il sollievo che accompagna sempre le notizie che ti semplificano la vita, mi affretto ad iscrivermi nell'area clienti della compagnia telefonica. Qualche dato, user name e password e voilà, il gioco è fatto. Almeno sembra fatto.
Perché, io che lavoro da sempre con i computer, lavoro con un Mac. L'editoria, come il mondo della grafica e della musica, usa Mac, e non per snobbismo. Certo, la maggior parte degli utenti, in Italia, usa il Pc... Che faccio, reclamo? Mah, forse non vale la pena. Comunque la mia segnazione la faccio lo stesso.
"Sì, lo so, signora, con i Mac il servizio dà dei problemi", risponde l'operatore. E meno male che la compagnia si occupa di telecomunicazioni! Per pagare le bollette del telefono online devo andare in un call-center. Faccio fatica, ma almeno contribuisco alla salute del pianeta. Finché...

Un anno fa
Nonostante le mie segnalazioni, il 187 on-line continua a funzionare solo per Pc. Allora, pur essendo un'ecologista e anche volendo con tutta me stessa risparmiare la foresta amazzonica, torno al cartaceo. A malincuore, chiedo che le bollette mi vengano di nuovo recapitate alla vecchia maniera, ossia tramite servizio postale. Ma, dopo un paio di invii, Poste Italiane sembra dimenticare il mio indirizzo... COMINCIO A NON RICEVERE PIU' BOLLETTE PER POSTA (ma solo da Telecom, perchè l'altra posta arriva correttamente).
Per fortuna, tramite e-mail, mi arriva comunque la segnalazione di emissione della bolletta. Così, in un modo o nell'altro, vengo a sapere che è stata emessa e riesco a pagarla on line. Dal mio computer, il cui hard disk è stato partizionato per avviarsi anche in modalità Windows...

Due mesi fa
Faccio il numero di casa. Libero, ma nessuno risponde. Strano. In casa c'è qualcuno, lo so, che poco dopo mi chiama dal cellulare. Torno a casa, verifico di persona che il telefono non funziona. Chiamo il 187, e l'operatore mi dice che l'utenza è stata sospesa per morosità. Mi sono scordata di pagarla? Può essere. Se non ti arriva mai nessuna comunicazione, può anche essere che te ne scordi.
"Signora, lo so - mi dice laconicamente l'operatore Telecom - tutta Italia lamenta di non ricevere più le bollette, deve fare un reclamo a Poste Italiane"
Ma perché? Fatelo voi! Chi me lo paga il tempo perso per andare a fare reclami? E così otterrò di nuovo la mia linea? No. E che ti staccano la linea dopo la prima fattura non pagata?
"Signora, ma perché utilizza la domiciliazione bancaria?"
La risposta non sarebbe semplice e brutale come quella che mi viene in mente, così, sforzandomi di essere gentile, rispondo che preferisco fare così, per tenere la spesa sotto controllo. Vado in posta a pagare un bollettino in bianco con l'importo da saldare. Aspetto qualche giorno. Niente da fare Riprovo a chiamarmi da fuori. Un disco mi risponde, dispiaciuto, che il numero da me composto è inesistente. Sarà un contatto. Rifaccio il numero. Il disco, imperterrito, ripete lo stesso messaggio. Sarà un guasto. Richiamo il servizio clienti per segnalarlo.
"Verrà ricontattata entro 24 ore".

Due giorni fa
Passa una settimana. Nessuno si è fatto vivo. Nell'ennesima chiamata al 187 sono un po' meno gentile...
"Per forza non la chiama nessuno signora, non c'è nessun guasto, l'utenza è stata sospesa". Perché? "Non lo so signora, controllo.... Signora, mi scuso per l'attesa, qui mi dice che l'utenza è stata cessata". PERCHE'?
"Non so, signora, a me risulta che i pagamenti sono tuti regolari. Forse l'ha chiesto lei?".
Rispiego tutto daccapo.
La mia scelta iniziale di sospendere il cartaceo. La mia scelta successiva di tornarci. La mancanza totale di bollette di carta e la mia rassegnazione a non ricevere più niente da Telecom. Nel frattempo l'operatrice trova qualcosa e mi dice che, circa un mese fa, Telecom mi ha inviato una raccomandata di rimborso. Di che? Del canone che avevo già pagato in anticipo.
"Ancora non ha ricevuto il rimborso signora?"
NON RICEVO MAI NULLA PER POSTA DA TELECOM DA MESI!!!
Ribadisco il concetto, stavolta mi viene un po' da ridere.
"Allora signora, ho parlato con il mio superiore, mi ha detto che è chiaro che Telecom ha commesso un errore. Entro 48 ore riceverà una telefonata sul cellulare che le dirà che la linea è stata ripristinata. E poi, certamente, oltre al rimborso delle spese per un servizio che non ha potuto utilizzare da mesi, riceverà delle scuse scritte da parte di Telecom"...
Scritte? 
La promessa è esilarante, verrebbe da piangere...
Invece, prima di riagganciare, condivido con l'operatrice telefonica una risata fragorosa.



Il ricordo di sempre

Sento il tintinnio dei cristalli non appena varco la soglia del salone vuoto, inondato di luce, che entra dalle enormi finestre e si riflette nei mille specchi che rivestono le pareti.
Sono sola, vestita di panni comuni, ma mentre avanzo esitante mi accorgo di avere un altro abito e un’andatura regale, solenne, ed è come se stessi procedendo tra due ali di folla attonita, silente.
Sono io, ma sono di più.
Mi accompagna il fruscio delle crinoline, il lieve rumore di tulle e di tessuto che sfiora il marmo freddissimo del pavimento.
Attraverso la sala, lentamente, nel silenzio totale che contrasta con la musica dell’orchestra che suona nella mia testa. Rimbalzo nel tempo e nello spazio, mi sento a mio agio e assaporo la traversata di una distanza che sembra non finire mai. E invece finisce.
Sono dall’altra parte del salone. Mi volto. Ora non sento più quella musica. Sento però, lontanissimo, il suono di un carillon, e mi accorgo del sangue che mi scorre nelle vene, mi sembra un liquido diverso, più fluido e più caldo.
La folla è svanita, così come il pesante abito di broccato che mi stringeva il busto e mi faceva procedere a stento.
Sono di nuovo nei miei panni banali, che ora appaiono stonati, e intristiscono ancor di più una fredda e plumbea mattina viennese. Che mi ha donato un attimo incantato, un ricordo magico.
Il ricordo di sempre.

L'odore del mare


In quest'estate che non finisce mai, benedicendo il condizionatore e pregando che non si verifichi mai più il blackout del secolo, sdraiata sul letto in penombra chiudo gli occhi, e torno all'estate del 1982.

Sono le cinque del pomeriggio, ho appena aperto le persiane di camera mia dopo aver fatto finta di riposare per far contento mio padre. Il sole splende, scalda il vetro della finestra, ma io devo preparami per uscire. Indosso una maglietta, poi un vestitino leggero, poggio sulle spalle un maglioncino di cotone bianco. Resto un momento a pensare se indossare o meno i calzini prima di infilare le ballerine. Rinuncio, anche se so che fra un paio d'ore me ne pentirò. Scendo le scale di corsa, esco velocemente di casa. Il vento è fresco, alzo il viso verso il sole per catturarne il tepore. Gli occhiali da sole non li ho e non mi servono. Accelero il passo. Mi affretto per raggiungere al più presto i miei amici, tanto non corro il rischio di sudare. Arrivo a destinazione. E dopo cinque minuti rimpiango quei calzini...

Riapro gli occhi. È l'estate del 2012. 
Le persiane sono chiuse. E chi le apre mai. Alle sei del pomeriggio il termometro segna 33 gradi, ma la stazione meteo dice che la temperatura percepita si aggira sui 37. La maglietta serve ad evitare che il condizionatore mi ghiacci il sudore sulla pancia. Se solo servisse a diminuire l'effetto serra e riportare il clima alla sua normalità, ci rinuncerei volentieri, come rinuncerei all'auto e a tutte quelle diavolerie elettroniche che consumano energia, computer compreso. 
L'aria fuori però è irrespirabile. Così resto tappata in casa, e il mare lo vedo dalla webcam.
Ma il suo odore non mi arriva.

George Michael, Amazing

Se l'amore avesse una forma, non sarebbe così sorprendente...



"... I guess that cupid was in disguise
The day you walked in and changed my life
I think it's amazing
The way that love can you set you free... "

Fabbricanti di coriandoli


Respiro musica dal giorno in cui sono nata, anzi da prima.
E in questo campo ho visto diventare popolari personaggi a cui riconosco qualche dote, ma quasi mai un grande talento.

La popolarità, comunque, ha sempre una spiegazione. Non è vero che il successo è questione di fortuna, non solo. Ogni personaggio famoso - grande per i più, anche se non per te - ha la capacità di veicolare qualcosa in cui la massa si riconosce.
Raramente - se non per motivi professionali - mi interessa sapere cosa.

I veri talenti, invece, quasi mai sono così popolari. Sono amati, rispettati, elogiati, ma anche guardati con invidia e sospetto.
Perché sono un mistero.
Un mistero affascinante, dovuto ad un temperamento che non riesci ad inquadrare facilmente, un carattere che ti attrae e ti respinge al tempo stesso. Personalità complesse, o forse semplicissime, che non appartengono solo ed esclusivamente alla musica o all'arte, ma alle esistenze di tutti.

Con occhi che ti scavano dentro, gesti che si insinuano nella tua vita e ti seguono, sempre. Sguardi, che a volte scambi presuntuosamente per interesse personale, che appartengono invece a chi si aggira in questo mondo armato di un'inguaribile curiosità, intento a capire cosa c'è in fondo ad ogni anima, ad ogni altra esistenza gli passi accanto. Di chi riesce ad amare chiunque abbia la sue stesse urgenze.
Doti, capacità, che non possono essere capite da chi crede che il mondo sia bianco o nero, in o out.

Un essere umano di talento, grazie ad uno sguardo, ottiene un'informazione, una nozione in più. Guadagna un'emozione in più. Da custodire gelosamente, per poi condividerla di nuovo con il mondo, sotto un'altra forma, perché sia nuovo disponibile. Per se stesso, e anche per te, se hai la fortuna di essere sulla sua stessa lunghezza d'onda.

E' questo il vero dono.
Che, se si abbina ad un'anima preziosa, diventa qualcosa di assolutamente irresistibile in un essere umano. Inimmaginabile.
Almeno per me.



La città dei miracoli


Che t'hanno fatto, Roma?
Chi è che t'ha cambiato faccia, di giorno? Chi ti rende pesante, insopportabile e traditrice?
Siamo noi? Gli stessi che ti facciamo onore durante la notte?

Di sera, i romani vanno a piedi, camminando abbracciati. Ma non a due a due. Camminano tutti insieme.
Il popolo di Roma, di notte, s'affratella, e diventa un solo respiro, un solo cuore, in quelle strade che hanno visto tutto, che hanno sentito ogni passo. Anche il tuo.
Ed è per questo che tu cammini lieve, pestando con rispetto e con amore quei sampietrini dolorosi. E in fondo godi di ogni passo. In un silenzio che non è mai assoluto, perché è pieno del respiro di Roma. Che non si ferma mai. E per questo non puoi farne a meno.
Se sei un romano, uno che vive di quel respiro.

C.S.
Auguri Roma...

Guarda là!


Strani scherzi della vita
che spalanca all'improvviso finestre nel passato
inquadrando scenari che credevi d'aver dimenticato.
O sognato.
Scenari d'altro gusto, d'altri profumi
talmente tanto vivi da fare male
che sfilano tenendosi per mano tra mente, cuore e gambe.
E scorrono.
Caldi come il sole, fluidi come il sangue
cercando un posto nel presente, nei sorrisi e nelle lacrime
trovandolo in un angolo che non vuole rassegnarsi a rimanere tale.

C.S.



Guarda là, in quel punto una luce si accende, 

è un pianeta che gioca col tempo

Guarda là, nel silenzio, una frase si perde, 

la risposta a tutti i perché

E chissà se quel suono è una musica vera 

o uno scherzo della tua fantasia

Guarda là questa sera la finestra di sempre, 

tu ti affacci e domandi chi è

Guarda là nella pioggia che cade a settembre, 

c'è un'estate che non tornerà

Guarda là, questo amore, che ci può far volare 

e che forse non si fermerà mai...

Ermetismo on-line

Nadire Dance by R.Jermano on Grooveshark
Chi sei?
Quello che ero
Cos'eri?
Quello che credevi che fossi
Allora non sei cambiato?
Dipende...
Da che?
Dal punto di vista
Dal tuo come ti vedi?
Con venti chili in più
Rispetto a quando?
A quando pensavi che fossi quello che non ero
Allora forse adesso sei quello che sei, non quello che credevo fossi
Per qualche chilo in più?
No. Perché adesso sei sincero

Forse sì, forse no...
                                                                  C.S.
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