E meno male. Ho visto quello che volevo vedere da tempo. Al di là della violenza che si è acuita nelle persone con scarso equilibrio, che hanno vissuto la pandemia in modo repressivo e punitivo, quello che speravo e credevo si sta verificando. Sono i giovani a farlo. Sono loro che con grinta e follia hanno capito come gestire l’eccesso di energia e convogliarlo, finalmente, in qualcosa di positivo. Lo hanno sempre fatto? No. Generazioni precedenti che l’hanno usato per protesta, per distruggersi, punirsi, combattere una società che non gli corrispondeva, credendo di doverla urlare più forte la loro rabbia per farsi sentire, giustificando a tal fine anche la violenza.
Ma i ragazzi di oggi no. Un secolo di storia forse gli ha insegnato qualcosa.
Hanno imparato che i confini non esistono. Che il diverso è ciascuno di noi. Che non c’è interesse personale senza interesse globale. Ma soprattutto hanno recuperato una cosa che sembrava scomparsa negli ultimi decenni, qualcosa di cui pochi sapevano già l’importanza e la potenza: la gioia.
L’ho vista, l’abbiamo vista tutti in questi giorni, negli sguardi attoniti di chi si stupisce di raccogliere un successo, nell’esultanza di chi non esita ad abbracciarsi e piangere senza aver paura di tradire un sentimento. In chi guarda la medaglia con orgoglio e mai si sogna di togliersela dal collo. In chi canta con la bandiera negli occhi che non è un vessillo di parte ma un motivo d’orgoglio e la memoria degli sbagli. Negli artisti che mettono a disposizione di tutti le loro doti. L’ho vista nell’unica espressione costruttiva che può avere l’energia incanalata, pura, cosciente, usata e sfruttata senza esitazione nell’unico verso possibile per la vittoria e la rinascita.
Spero di vederla davvero la rinascita del mondo, grazie ai giovani, chi altri sennò. Quella definitiva, che lascia a margine tutto quello che abbiamo capito che non paga. Se così sarà, l’onda d’urto sarà in grado di trascinare anche quelle che finalmente diventeranno le minoranze, quelli che non credono, non sperano, non sognano. Che un giorno non ci saranno più, perché saranno accolti, compresi e amati, per quelli che sono.
Ragazzi belli, dategliela una lezione a chi non sa mettersi in gioco, a chi sceglie la comodità invece dell’impegno, a chi ha vissuto tutta la vita all’ombra, a chi si nasconde dietro gli errori di altri, a chi crede che basti un virus mortale per fermare l’evoluzione. Tutto va. Avanti mai indietro. E non c’è futuro per chi non se ne accorge.
E il vaccino, e la cura, e le prospettive. E i negazionisti, e i no-vax, e quelli che la scienza è sacra. E quelli che magari fossi il primo e quelli che sperano di essere gli ultimi. E i dpcm, e le zone a semaforo, e i banchi a rotelle, e abbasso la moneta. E quelli che ho paura di essere tracciato, e quelli ho paura di essere obbligato. E le percentuali di malati e di morti, e le percentuali di chi se l'è fracassate o di chi s'è già buttato sotto a un treno. Di quelli che hanno perso il lavoro, e di quelli che sanno che non lo ritroveranno più. E quelli che si arrabbattano in rete e sorridono sempre e comunque, che poi quando si spegne la telecamera hanno solo un muro per sbatterci la testa. E quelli di 'che belli tutti 'sti gabbiani in città', che non si accorgono che ce ne stanno tanti perché nelle strade c'è un esercito di mondezza, la nostra, sempre troppa, sempre di più. E quelli che 'hai sentito, ha cantato la civetta', e non sentono una donna che piange. E chi cerca tra le stelle, i sassi, le nuvole. E i funerali, tanti, troppi, di chi è fortunato perchè qualcuno l'ha toccato prima di morire. E tutti gli abbracci che mancano, tutta la fiducia che s'è persa, tutta la speranza che non si trova più. E quelli che chi se ne frega e chi se ne frega troppo, e stanno tutti male, belli e brutti, grassi e magri, malati che non si possono curare, sani che si chiedono se è vero che lo sono davvero e per quanto ci resteranno. E chi pulisce, e chi sporca, chi bestemmia e chi prega. Chi ammette che pensava che le torri fossero l'apice della tragedia, chi pensa che il proprio gatto sia l'extraterrestre che controlla lo sfacelo della razza umana. Chi darebbe oro per due salti in discoteca, chi pagherebbe per fare due bracciate, chi non fa altro che urlare ai quattro venti che la musica dal vivo è un affetto stabile. E manca, come manca tutto quello che serve, quello che serve davvero. E io penso che quelli con cui ho avuto un contatto durante questo tempo sono quelli con cui vorrei avere un contatto per sempre. Quelli con cui non hai bisogno di parlare, quelli che sentono come te, quelli che stavano male già prima della pandemia, che erano in crisi già prima della crisi. Perché percepivano, intuivano, cercavano disperatamente il modo di cambiare il mondo, e se stessi. Io sto con quelli, e con quelli voglio restare, in salute e in malattia, finchè destino non ci separi. E non ho detto morte. Quella è solo una conseguenza della vita.
La dieta la cominciò lunedì, quello nel 2021, e non è per la prova costume della prossima estate. Hai visto mai che prima o poi a qualcuno venga ancora voglia di stringermi tra le braccia.