Chissà perché mi tocca ripetutamente esporre un concetto che a me sembra ovvio e scontato da una vita. La musica è una forma d'arte. E l'arte è essenzialmente emozione. Qualcuno obietta: no, prima di tutto è bellezza. Io obietto a mia volta: sai che ci fai con la bellezza se non ti procura nessuna emozione.
Twittavo così stamattina, presa da rabbia inconsulta (se mi prende è bene) per certe critiche sulle voci degli interpreti sanremesi. Ribadisco: Sanremo dovrebbe essere, anzi lo è per definizione, il Festival della CANZONE italiana, non dei CANTANTI. Per questo motivo, e per il concetto espresso prima - trovo assolutamente inutile stare lì a scannarsi sulle qualità vocali di Tizio e di Caio, perché non è in base a quello che si dovrebbe decretare la canzone vincitrice di Sanremo.
Ripenso alle parolacce che incassava in diretta Lucio Battisti da parte di presuntuosetti sessantottini sventolanti la bandiera della Cultura nelle trasmissioni televisive di Arbore, che lo accusavano di non avere voce, di non saper cantare. Chissà se oggi in macchina canticchiano Contessa (quella di Pietrangeli non quella dei Decibel) oppure Acqua azzurra acqua chiara...
Allora... in base a cosa bisogna giudicare?
E qui tocchiamo un altro concetto che sento spesso, e ancora, che mi fa andare in bestia: quello che il testo di una canzone, per avere un valore, debba necessariamente dire qualcosa di "serio", di impegnato. Sì, perché c'è tanta gente che la pensa così. E c'è n'è invece altrettanta che invece considera un testo "bello" solo se denso di sentimento, di parole che trattano temi universali come l'amicizia e l'amore.
Non sto dicendo che la canzone non possa parlare di politica o non essere impegnata, anzi. Dico solo che la musica è musica, e qualsiasi aspettativa le si attribuisca all'infuori del piacere di ascoltarla, la snatura. Anche perché per fare "politica" attraverso una canzone non devi necessariamente scrivere La Locomotiva o Don Chisciotte di Francesco Guccini. Pensate a quanta ne ha fatta in maniera molto più ficcante e duratura Edoardo Bennato nei suoi album, da Burattino senza fili in poi. A quanta ne ha fatta De Andrè e perfino Lucio Dalla.
Amo e lodo sempre l'impegno, quello che mi annoia è la retorica: e questo vale sia per i testi delle canzoni sia per la costruzione musicale di un brano. E anche se sarebbe possibile giudicare tecnicamente un pezzo analizzando il ritmo, la melodia, l'armonia, l'unione dei timbri o i colori, la verità è che non esiste niente in grado di definire una canzone "bella" o "brutta" in assoluto.
E allora cosa resta per giudicare?
Torno a bomba.
Quello che resta è l'emozione, cosa assolutamente soggettiva e quindi variabilissima da persona a persona, da cultura a cultura, da un'età all'altra.
Il fatto che il gusto personale, alla fine, predomini su tutto, è meravigliosamente umano. E' quello che ci rende dissimili gli uni dagli altri. Quello che rende il mondo variopinto.
Già.
Per fortuna è così.
Lasciate che ognuno abbia il suo.
© Caterina Somma
Per quanto mi riguarda...
Il brano che mi ha colpito al cuore e che mi fa venire i brividi
Almeno pensami, l'inedito
di Dalla. Sarà un pezzo minore, ma è comunque un'impronta unica di un
poeta che non c'è più. Perché Ron l'ha cantata con umiltà. E perché i piccioni mi stanno simpatici.
Una canzone che mi piace
Passame er sale di Luca Barbarossa: sarà classica o antica che dir si voglia, ma è diretta, onesta, tenera.
Il pezzo per cui faccio il tifo?
Stiamo tutti bene.
Perchè non ci stiamo affatto.
E perché non si deve avere
necessariamente la voce da cantante per smuoverti qualcosa dentro
(e
perché sinceramente nella categoria Giovani è l'unica cosa che riesco a digerire).