Diversità

Che poi scrivere serve molto più a me che agli altri. Che è l'unica cosa che non mi fa sentire i dolori, il tempo perso, la vita che passa. Serve a sentirmi eternità e passato, a ricordarmi che quello che è stato a qualcosa è servito, che forse ho lasciato traccia nella vita degli altri. Perché il tormento di noi viventi è di passare senza che nessuno se ne accorga. Per questo qualcuno figlia, e qualcun altro sente il bisogno di creare bellezza. O bruttezza. Essere ricordati è così importante che a qualcuno va bene anche se succede nel male.
A tratti mi sembra di essere oltre. In fondo ho capito di aver scelto, e da parecchio tempo, di spendermi per gli altri piuttosto che essere qualcuno. La mia vita tutto sommato è già stata, ed è stata nell'amore per la vita.
E allora perché il tormento resta? Perché manca sempre un gesto, un tramonto, un bacio per sentirsi completi? Vivo nel servizio altrui e mi perdo nel sogno di una vita lontana, dove ho già conosciuto i gesti, le mode, le persone. Le ho toccate, amate, perdute. Le ho rese felici per attimi che ricordo come eternità e le ho viste andare, incontro ad altre storie lontane dalla mia, come se il contatto non ci fosse mai stato. O forse no.
Difendo la diversità e strenuamente mi batto per sostenerla, ma la mia sembra essere unica, e non contemplata da quasi tutti gli esseri incrociati. Pretendo, voglio, rubo, con gli occhi e con l'anima, ma restituisco a piene mani, col sorriso e con le lacrime, con sudore mai compreso. Mai pagato. Sento battiti di cuore che non hanno età e mai l'avranno. Anche quando stanchi decideranno di cessare. Ma penso che io sarò, comunque. E sinceramente, sapere dove, come e quando comincia a stuzzicarmi molto di più di quanto facciano gli aneliti terreni.


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