Bianco e nero



Nei programmi postprandiali la tv ci parla della povertà degli italiani che, ahimè, nel prossimo anno, a causa dell'aumento delle tariffe, diventeranno ancora più poveri. Si prevede un esborso di circa 1.400 euro in più a famiglia. Ma tranquilli... Domani si vota il decreto Milleproroghe. Forse, nel nostro piccolo, li recuperiamo sti' 6 miliardi e rotti di euro che altrimenti andrebbero in fumo.

Allora mi vengono in mente altre cose da recuperare. Come ad esempio quegli 11 miliardi di dollari in pietre preziose che addobbano l'alberello di Nalale dell'hotel Emirates Palace di Dubai? Non che la fame nel mondo si risolva così, con due zaffiri... Però, chi ha sborsato i soldi per l'addobbo dell'abete a quattro piani, potrebbe pure dare le palline in beneficienza, dopo la Befana...
Ma manca poco a Capodanno, dobbiamo pensare positivo, lasciarci alle spalle questo schifo di 2013. Noi, da bravi romani, preferiamo buttarla in caciara...

E io?
Sono arrabbiata sì, se bevessi caffè lo sarei ancora di più, perché dal 1° gennaio sarà possibile aumentare fino al 6 per cento, anche in barba ai contratti stipulati, il prezzo del caffè dei distributori automatici.
 "Non ti smentisci mai", mi dicono, "devi sempre vedere bianco o nero, mai grigio".

Già. Il grigio mi fa schifo.
Sono sempre i sogni a dare forma al mondo
Sono sempre i sogni a dare forma al mondo, Ligabue

Waiting on the World to Change


Alzi la mano chi non ha mai avuto a che fare con i "bastoamestesso". Sono certa, è capitato a chiunque di incontrarne. Quelli che non ti trattano da pari e quelli che non gliene frega niente di trattarti, o perché si bastano, o perché si sentono talmente superiori che anche darti confidenza è troppo.
Quello che mi chiedo è se questi signori sanno che, chi gli sta di fronte, ha un solo modo di rapportarsi con loro: prenderli per i fondelli. Eh già, cari miei, per avere un qualsiasi dialogo con voi occorre solo prendervi in giro: dirvi quello che volete sentirvi dire, farvi credere di pensare quello di cui siete già convinti... Ma che noia. A me non diverte affatto.
Lascio quindi scivolare discorsi e rapporti, e spero di non avere più a che fare con questi individui ottusi ed incorreggibili.
Come si fa a non ascoltare le idee di un altro? Come si fa ad interessarsi solo al proprio simile? Come si fa a non essere incuriositi da chi è diverso da te? Io non riuscirei a vivere senza soddisfare queste curiosità, attraverso tutti i miei sensi.
Basterebbe solo ascoltare per capire... cambiare... salvarsi...

Waiting on the world to change


Bene così

Non conoscerò mai la mia sosia, quella dell'aeroporto di Venezia, che dicevi che era "proprio uguale, gambe a parte...". Invece il tuo, di sosia, io lo conosco, e ce l'ho spesso davanti agli occhi. E parla con me coi tuoi occhi sorridenti e le tue labbra. Ho i brividi, ogni volta, anche dopo vent'anni, anche perché lui sta invecchiando, tu no.
Vorrei tanto abbracciarti. Where are you?
"I'm flying"
Sure...

Bene. Bene così.

Le forti sensazioni dell'inverno
ci portano ricordi silenziosi
il freddo che gelava anche il respiro
gli sguardi diventavano preziosi
gli occhi tuoi cercavano un abbraccio 
e un pò di solitudine sfumava
Bene così
Bene così

Coprimi di sogni e di coraggio
portami via da qui
tu capisci bene il mio linguaggio
lascia che sia così
che tanto sei la cosa più importante per me

Adesso, ho imparato anche a sognare
la fantasia non mi interessa più
vivo di banali concretezze
appese ad un filo di malinconia
frutto di un amore quotidiano
aiuta a dare un freno alla pazzia
dei giorni dati in pasto alla rabbia
quando rischiavo non fossi più mia

Coprimi di sogni e di coraggio
portami via da qui
tu capisci bene il mio linguaggio
lascia che sia così
che tanto sei la cosa più importante per me

Secoli per dirci una parola
adesso invece c'è una cosa sola
che è frutto di un istinto naturale
perché ci porta via e ci fa volare
e allora

Coprimi di sogni e di coraggio
fallo per me
con te sono come in ostaggio
ma lascia che sia così
che tanto sei la cosa più importante per me

Bene così
Bene così

Human rights

Sono stanca di essere comprensiva, ragionevole, sensibile, paziente, discreta, superiore.
Sono solo un essere umano.


Quando viene dicembre






La forza di un sogno



Mia figlia deve fare un tema. Si lamenta, non riesce a capire la traccia che dice: L'amicizia. Siamo tutti diversi eppure in fondo siamo tutti uguali. Non trova il nesso tra la parola e la frase.
Ci penso.
Anche a me sembra che non ci sia il nesso, ma non è così. Ho sempre sostenuto la forza e la bellezza della varietà. Il nesso lo trovo, ne parlo con lei. Io non ho nemmeno un amico che somigli ad un altro, e questo mi piace molto. Adoro i loro gusti diversi, le loro manie. Cerco di capire le loro fissazioni e quando non le capisco le accetto e basta. Da ognuno imparo qualcosa di diverso, ognuno mi arricchisce.
"Pensa. Poi scrivi quello che senti...". Aggiungo "Correggi dopo".
Mia figlia sembra aver capito cosa intendo. E si allontana di corsa per mettere nero su bianco l'idea che gli è balenata in testa.

Io accendo il pc e sorrido. E bello scoprire che tra gli amici c'è chi, come te, riesce a fermare un'emozione scrivendo parole. Non per ottenere consensi, non per cercare applausi, solo per il piacere di farlo. Sono felice. Ho passato un bel pomeriggio di sole in compagnia di amici belli. Ascoltando, più che altro, un po' in disparte. Mi piace farlo ogni tanto, perché ascoltare significa conoscere. E imparare. 
E penso che in fondo, a chi sta crescendo, si dovrebbe far capire la gioia che si prova a fare qualcosa che ti piace. Poi, può anche succedere che il tuo piacere si trasformi in un mestiere che ti realizzi. Succede molto più spesso di quanto si possa credere.

Penso a Maurizio, ieri, che scende solo in una cantina che sa di muffa, e oggi che sale su un palco di uno stadio insieme a migliaia di persone. Penso a Rocco, ieri, che ti saluta frettolosamente per non perdere la metro delle undici e mezza, e oggi, che si attarda a firmare autografi nei cinema dove vengono proiettati i suoi film. Penso a Luca, ieri, che esce a fatica dalla sua Fiat 126 azzurrina stipata di bagagli, e che stasera entra senza alcuna difficoltà nella parte di Adriano Olivetti.
E sono felice per loro, a cui voglio bene, così come sono felice per tutti quelli che credono in quello che fanno, con gioia. Che siano artisti, operai o impiegati. Che siano padri o madri. Penso anche a me.

Lo stand-by non mi si addice, ma devo riconoscere che ha una sua funzione. Ora è tempo di andare oltre.
Coraggio Caterina, credici ancora. Coraggio Italia, credici sempre.
La forza di un sogno (e della speranza) non ha eguali.

Non sempre si è come si vorrebbe essere. Ma ci si prova... Sempre. 
Ai miei amici. Ai miei sogni. 

Là, Lucio Dalla

Misunderstandings

Non ci si conosce mai abbastanza. Ma se si ha l'umiltà di ascoltare le cose che altri dicono su di noi, è più facile capire quello che ci riguarda.

Il mio primo fidanzato, gelosissimo, mi accusava di guardare "un po' troppo" gli altri uomini. Io, in quel periodo, giuro, non avevo occhi che per lui. Il primo amore è così abbagliante, che non esiste niente all'infuori di esso. Eppure. Eppure mi rimproverava continuamente un supposto interesse per questo o per quell'altro, tenendomi il broncio per giorni, scatenando dentro di me spropositati, inguaribili sensi di colpa. Fino al giorno in cui, durante uno spettacolo circense (ebbene sì, mi portò al circo), mi fece una scenata da applausi per un presunto sguardo d'intesa con un giovane e aitante domatore di leoni. Deve ringraziare, forse, la mia giovane età (e pure la presenza di mia madre), se la sfuriata non si trasformò nella scena madre di Dramma della gelosia.

Fin da quel giorno di inizi anni '80, capii che qualcosa non tornava...
Una scena tale aveva fatto nascere il sospetto, dentro di me, che l'uomo che avessi davanti non fosse molto sano di mente. Non trovavo nessuna colpa nelle mie azioni, nè nelle intenzioni. Non c'era. La malafede era sua. E se voleva pensar male, il problema era suo.

Qualche anno dopo però, un fidanzato un po' più grande, con molta pacatezza e molto amore, mi parlò ancora dei miei sguardi. Non ricordo né come né perché nacque tale discorso, ma lui disse qualcosa che mi fece molto effetto circa il mio modo di guardare gli uomini. Non mi accusava di fissarli, no, mi faceva solo notare che i miei occhi si soffermavano un po' troppo in quelli del mio interlocutore, cosa che autorizzava l'altro a pensare che volessi da lui qualcosa di più. Una questione di attimi, diceva lui, qualcuno di troppo.

E' passato tanto tempo da quel giorno, ma ho sempre continuato a pensare a quella teoria, sposandola sempre più, anno dopo anno, e trovandomi sempre e comunque impotente di fronte ad essa.
In realtà non posso modificare il mio modo di guardare, non posso cambiare la mia naturale curiosità per un altro, chiunque esso sia, diverso da me. E ho continuato, quindi, a guardare tutti nello stesso modo, nella consapevolezza assoluta di poter essere male interpretata. Al diavolo quindi i sensi di colpa e al diavolo le idee che qualcun altro poteva farsi, errate, sulle mie intenzioni.

Il mondo mi incuriosisce. L'uomo, in quanto essere diverso da me, ancora di più.
Continuerò, nelle mie conversazioni, a guardarlo come faccio da sempre. Come faccio con animali, oggetti inanimati, luci e panorami. E' il mio modo di conoscere e comprendere.
E non fa male a nessuno.



Quell'amore là che degli amori non ha i guai


Perché nessuno ci crede?
Perché non è possibile, per qualcuno, credere che si possa scegliere di non volere?
Ci siamo baciati una sola volta, e subito dopo abbiamo riso, ne abbiamo riso così forte da far tremare tutto il mondo di quelli che credono di sapere tutto, che sanno, che invidiano, che insinuano e che sono bravi a trarre conclusioni. Tutti quelli che non credono che il mondo sia fatto di esigenze diverse, che non hanno a che fare con la carne, o almeno, ne hanno a che fare in maniera marginale, solo perché ti hanno insegnato che un uomo e una donna si attraggono, e anche tu, infarcito di luoghi comuni, confondi l'attrazione fisica per un altro tipo di urgenza.
Ma capita, per fortuna, di farle certe esperienze, e solo quando ti ci scontri capisci che quello di cui parlano gli altri non c'entra affatto con quello che stai vivendo tu.
Sono fortunata, non c'è che dire. Sono riuscita a godere di rapporti così, e non solo con te. Rapporti che mettono paura ai non educati sentimentalmente, a chi non riesce a sentire, perché fanno impallidire il più grande degli amori, che pure finirà, come è finito tutto il resto, come finirà anche quello che sto vivendo.
Nascere di sesso diverso è solo un'opportunità in più. Che io non voglio smettere di cogliere, perché la vita è prendere e dare, e niente altro. Ed è quello che voglio più di tutto. E non solo da un figlio, da un padre, da un marito. Non mi basta. Voglio quello che mi apre il cuore e la mente, voglio quello che mi fa ridere e che mi fa piangere, voglio tutto se posso averlo senza pretenderlo e senza comportarmi male.
Lo so cos'è il male. E non è questo.
Continua a ridere degli altri, amico mio, anche se ci hanno insegnato che non si fa. Continua a non dubitare di te stesso, anche se ci hanno detto che sarebbe sempre meglio farlo. Continua a credere di essere il migliore, perchè lo sei, perché ognuno, a modo suo, lo è.
Quando ci ritroveremo, riderò forte anche io, con te. Nel frattempo, lo farò da sola, quando nessuno capirà...
Brothers in Arms, Dire Straits
C.S.

Amori & Amicizie

Errori. Se ne fanno tanti.
Ma servono per imparare, per crescere, per non sbagliare ancora.
Eppure non si è mai immuni dal pericolo di cadere in errore. Certe volte non essendo nemmeno certi di averlo commesso.
Ok, ricomincio.

Una bambina nasce, cresce, diventa una ragazzina. Gli ormoni fanno il loro dovere e ad un tratto i rapporti con le altre persone cominciano ad essere diversi, a seconda del genere con cui si ha a che fare. Si fa presto a generalizzare, a dire non è il sesso a fare la differenza. Invece è così. Da una certa età in poi, rapportarsi con persone di genere femminile o maschile non è la stessa cosa.

Io questa differenza non l'ho mai capita. Almeno non la capivo allora.
Era per questo motivo, forse, che dai coetanei maschi con i quali mi trovavo bene - spesso meglio che con le femmine - ero sempre trattata da pari. Ero trasparente, pulita, disinteressata. Ero una di loro, con attributi diversi. Ecco.
Il problema sorgeva nel momento in cui i ragazzi si accorgevano di tali attributi. Quelli che li gradivano, improvvisamente, iniziavano a comportarsi in maniera strana, cercavano di fare i simpatici, diventavano spiritosi. Quelli che non li gradivano, cominciavano a farsi venire in mente che il mio interesse per loro doveva nascondere secondi fini, i quali, anche se inestenti, mi facevano diventare fastidiosa, persona da scansare. E poi ce n'erano altri che li vedevano ma non li guardavano. C'erano gli amici veri.

Difficile che un uomo creda alla tua amicizia. Più facile se ci sei cresciuta insieme, più difficile se l'hai conosciuto da adulta; difficilissimo se l'uomo in questione possiede doti narcisistiche; e quasi impossibile se trattasi di gran fico.
Eppure è così semplice essere amica di un uomo. Scevro da invidie e gelosie, il rapporto con un essere maschile è divertente. E' scarsamente impegnativo, non vincolante, leggero ma inossidabile. Finchè...

L'amicizia tra uomo e donna ha un limite: può interrompersi bruscamente senza che tu lo voglia.
Perché, se la fidanzata, compagna, moglie del tuo amico comincia a vederti come un pericolo, l'uomo in questione, per quieto vivere, può scegliere di sacrificare la tua compagnia. Questo tipo di comportamento, è ovvio, attiene all'intelligenza, non al sesso delle persone, ma accade tante di quelle volte che statisticamente la cosa diventa rilevante. La fidanzata di turno ti odia. E lui si defila. Prima o poi, però, torna. Anche questo è successo così tante volte da essere rilevante. Perché le fidanzate passano, le vere amiche restano. E lui, con un sorriso smagliante immutabile nei decenni, si riaffaccia nella tua vita, in cerca di quell'affetto sincero che gli hai sempre regalato senza chiedere certezze nè garanzie.

La soddisfazione c'è, ma si paga. Si paga, talvolta, con prezzo dell'impopolarità, perché nessuno crede alla tua buona fede. Si paga con il rischio di perderlo ancora, il tuo amico. Perché qualche figura femminile più importante, prima o poi, prende il sopravvento. Per un anno, cinque o trenta.
E tu, da un giorno all'altro, non puoi più dare nè ricevere. E allora ti domandi, ti arrovelli, per capire se la colpa è di qualcuno, di qualcosa, o magari proprio tua, perchè sei stata troppo invadente, troppo presente, troppo qualcosa. Inutile farlo, tanto una risposta non c'è quasi mai.

Errori? Se ne fanno tanti.
Ma aver dato e continuare a dare affetto non è mai un errore.


Stupidi

Ogni adulto ha delle certezze. Poche, ma ne ha.
E' certo di dover fare sacrifici per ottenere le cose (ma comunque sa che esistono lotterie o grandi fratelli che, a qualcuno, danno una mano).
E' certo dell'affetto dei genitori (ma su questo, dopo aver capito che non sono immortali, non può contare per sempre).
E' certo dell'importanza di alcuni valori (ma spesso può metterli da parte, per convenienza temporanea, tanto si fa presto a riportarli in auge una volta autoassoltisi dai propri peccati).
Meglio affermare che ogni adulto crede di avere delle certezze.

Io non ne ho mai avute, a dire il vero. Ho sempre creduto che "volere" significasse "potere". E questo è anche vero, fino a un certo punto.
Io non ne ho mai avute di certezze, dicevo, fino ad un certo giorno.
Una calda sera d'estate, in risposta ad uno dei tanti attacchi subdoli da parte di gente senza cervello e senza attributi, ho capito di averne una. Una sola, enorme, certezza: quella di aver capito che il mondo si divide in due sole, uniche, macro categorie: stupidi e non.

Stupidi, sì, perché stupido è la parola perfetta che riassume esattamente una persona che non capisce. Che non impara dai propri errori. Che non comprende che il suo bene è strettamente connesso a quello degli altri, e che ogni azione egoistica, nel senso riflessivo del termine, prima o poi, gli si ritorce contro. E fa male. A tutti. A tutto.

Non è per smentire la mamma di Forrest Gump, che aveva saggiamente istruito il figlio spiegandogli che "stupido è chi lo stupido fa". La signora Gump aveva senz'altro ragione. C'è chi si comporta da stupido, di tanto in tanto, e chi invece fa finta di esserlo.
Ma, putroppo, c'è una grande quantità di gente che stupida lo è davvero. Di nascita. Per carenza, insensibilità, incapacità. E non ha nemmeno speranza di salvarsi dalla sua stupidità, perché di essa si nutre, si pasce e gode. Spesso insieme ai suoi simili.

A parer mio, tra gli esseri umani non esiste nessuna altra differenza degna di nota al di fuori di quella sopra descritta. Ogni distinzione, etichetta, categoria - al di là della funzione anagrafica - è opinabile, contestabile, aleatoria. Dal punto di vista psicologico non ha nessun senso distinguere la persone dalla razza, dal sesso, dalla lingua, dal credo.
Non sono le differenze a creare scompiglio. La differenza è ricchezza.
Quello che crea disastri è sempre e solo la stupidità. Dote trasversale, che colpisce tutti, poveri, ricchi e potenti, quelli che fanno più danno di tutti.

E' per colpa di esseri stupidi se si fanno le guerre. E' per colpa degli stupidi se esiste il terzo mondo. E' sempre per colpa di gente stupida se la terra in cui viviamo soffre e muore.
Stupidi, perché non sanno vedere oltre. Perché non hanno capito che fare del male agli altri significa farlo a se stessi. Perché non capiscono che far inaridire il giardino del vicino significa perdere qualcosa di bello da vedere oltre lo steccato. Perchè non si rendono conto che la coscienza sporca non si pulisce con il volontariato.

Un signore, duemila anni fa, ha cercato in tutti i modi di spiegarlo. Non c'è riuscito lui, non pretendo di farlo io.

La mia certezza, è ovvio, è condivisibile o meno. E forse non è nemmeno una certezza da mettere in piazza. Ma sono un essere umano anch'io e la mia dose di stupidità, stasera, mi ha detto di farlo.
Ognuno ha le sue certezze. Sarei lieta di poterne comprendere altre, di altri.
Per quanto riguarda questa, visto che è l'unica, vogliate perdonarmela.

Chi non salta. E dice lo stesso.

Odio le domande del tipo "Chi è il tuo cantante preferito?".
Non ho mai risposto, e ho sempre sperato che nessuno me lo chiedesse mai. Non sopporto schemi ed etichette, perché la musica è emozione, e le emozioni non vengono dai "generi" ma dalle persone.

Ognuno di noi vive sulla propria pelle un po' di musica, a seconda degli anni in cui è cresciuto. Non si può sentire tutti, non si può seguire tutti.
Io Edoardo Bennato l'ho vissuto e amato durante l'infanzia e l'adolescenza, e forse è anche questo che me lo fa amare così. Ma adesso, parlandone, quello che mi viene in mente su di lui è altro. Perché, pensandoci bene, lui è esattamente quello che io penso debba essere "il" cantautore italiano.
Perché l'Italia non è solo tarantella e mandolino ma da lì viene, perché gli americani hanno lasciato il segno, perché nonostante la globalizzazione della musica nessun popolo può dimenticare il suo suono. Perché lui - lo dico per chi non può fare a meno delle definizioni - lui è rock, pop e folk allo stesso tempo. Come l'Italia.
E anche perchè i suoi testi sono importanti come la sua musica, perché si rivolge a tutti, anche a chi non può o non vuole capire. Perché ha sempre promosso la forza del pensiero. Perché sa esprimere efficacemente quello che vuole, grazie a tecnica ma anche, e soprattutto, poesia. Quella poesia che libera le sue parole da qualsiasi orpello politico e lo fa amare anche da chi non l'ha vissuto.
Perché è anche di più.

Adesso che sono grande, e che scrivo per vivere, non posso esimermi dal giudicare il suo mestiere, fatto da sempre con grande rispetto e competenza, con serietà e abnegazione, con gioia, umiltà e passione. Questo è ciò che mi arriva dal suo lavoro, fatto ancora oggi di forza e fantasia, di musica, di parole e di idee, offerte al pubblico con delicatezza e determinazione, oggi come trent'anni fa. Mai apprezzato abbastanza (secondo me), forse perchè troppo avanti (per allora), forse perchè ci vuole un carattere diverso dal suo per assurgere a idolo.

Lui, imperturbabile, dall'alto di una onoratissima posizione raggiunta per indiscussi meriti, continua a fare il suo mestiere, e io sono ancora qui che lo ascolto. Con spirito critico, come sempre, ma sempre piena di profonda gratitudine. E me lo immagino sempre su quel palco fra altri trent'anni, con i jeans e gli stivaletti, le t-shirt filoamericane e gli occhialetti rettangolari; con la chitarra e l'armonica; con il collo in estensione per arrivare al microfono, posizionato sempre più in alto rispetto alla sua bocca.
E lo ascolterò, con curiosità, anche se un giorno dovesse non essere più così... 

La sua musica soddisfa tutte le mie esigenze. Quando lo ascolto non mi manca niente.
Perché nel suo suono c'è tutto quello che sento di essere.
© Caterina Somma   2013

E noi due là

Pure questa, sei interminabili minuti... Ma almeno qui l'inciso si ripete, e poi questa storia è anche mia, come di tanti altri.
E questo video, il suo viso segnato, i colori che cambiano... Sì, i segni del tempo mi inteneriscono.
Mi arrendo, non ce la faccio, gli voglio troppo bene.
Eccolo qua


Ipocrisie


Stanno per iniziare i Wind Music Awards su Raiuno, cosi posticipo la cena perche so che Baglioni uscirà per primo. Claudio è come il primo amore, non si scorda mai... e io non mi scordo nemmeno stasera di guardarlo dal Centrale del Foro Italico. Il pezzo nuovo non mi piace, ma lo guardo e lo ascolto con amore, come sempre, con lo stesso sguardo sia dietro le quinte che davanti allo schermo televisivo. Con amore, ma anche con distacco e lucidità, sia con un pass attaccato al collo sia sul divano di casa. Stasera, lo ammetto, mi fa un brutto effetto vederlo leggere il gobbo veloce veloce, perché qualcuno deve averglielo detto che in una serata così lunga, che deve dare il palco a tanti artisti, non può fare un monologo di un quarto d'ora, pure se si chiama Claudio Baglioni. Non l'ha fatto manco Renato Zero...

Claudio, da bravo, legge le sue spiegazioni al progetto "Con Voi" e incastra a forza le parole, con sfida, in un'intro lunghissima che tutti gli passano, perché in quel momento è un mito per tutti i miopi del mondo. E ce la fa. Alla fine che importa cosa canta. I WMA proseguono: sul palco sempre gli stessi, quei pochi che oggi ancora vendono dischi. Sono proprio pochi. E sempre gli stessi. Guardo Fiorello, che riesce comunque a strapparmi una risata prima di cedere al sonno. Domani mi devo ricordare...
Mi devo ricordare di ascoltare il secondo inedito che Baglioni ha deciso di vendere solo su iTunes, "Dieci dita", in anteprima dalle frequenze di Radio Italia. E meno male, perché, almeno musicalmente, lo ritrovo, anche se non riesco più a stare dietro ai suoi testi chilometrici e mi viene da sorridere quando risento odore di Procol Harum. Avrei voglia di chiedergli se la sua è solo un'ispirazione o se l'ha fatto puntando sul fatto che le nuove generazioni difficilmente hanno masticato "A whiter shade of pale", "Homburg" e "A Salty Dog".

Mando un paio di Twett, tanto per dire la mia. Poi, gironzolo, in cerca di commenti. Possibile che ci siano solo parole di lodi sui nuovi pezzi? Non c'è nessuno che, come me, abbia voglia di dirgli qualcosa di critico, non per giudicarlo, ma semplicemente per spingerlo a far meglio. Vorrei sempre il meglio da chi amo... Ho capito male, Clà? Non è quello che vuoi dai tuoi fan?

Gironzolo ancora su internet e vengo a sapere che il Papa, stamattina, si è pesantemente schierato contro l'ipocrisia. Avrebbe invitato i fedeli a non usare il "politicamente corretto", perché "la lingua della corruzione è l'ipocrisia". Cerco, continuo a cercare, mi sembra un argomento perfetto per quello che sto scrivendo. Leggo tanti articoli, dicono tutti più o meno le stesse cose, qualcuno dice che sia rivolto ai politici, qualcuno dice che parla ai giornalisti... Può essere. 
Ma io voglio assolutamente sapere cosa ha detto. Comincio allora a cercare sui giornali on line. Ce ne fossero due che riportano la stessa frase! Non mi accontento di parole riportate, voglio sentire la sua voce. Cerco allora di andare alla fonte, rivolgo la mia attenzione all'Osservatore Romano e al sito di Radio Vaticana. Questa, almeno, riporta dei virgolettati che dovrebbero essere fedeli a quanto dichiarato dal Santo Padre. Evviva! C'è un file audio da ascoltare, scarico l'mp3, ma...

Apro il file, e con mio stupore, c'è una voce narrante che "introduce" frasi brevi estrapolate dal discorso generale, "spiegando", anticipando, il significato di quello che si sente subito dopo.
Cerco, cerco e trovo lumi in una dichiarazione di padre Federico Lombardi che (riassumo) spiega che le omelie del Papa nelle messe mattutine nella cappella di Santa Marta hanno un carattere familiare che lui stesso intende conservare, non trasmettendone, quindi, né audio né video. E poi che "le omelie sono in lingua italiana, lingua che il Papa possiede molto bene, ma non è la sua lingua madre... e una pubblicazione integrale comporterebbe una trascrizione e una ristesura del testo in vari punti, dato che la forma scritta è differente da quella orale, che in questo caso è la forma originaria scelta intenzionalmente dal Santo Padre". Insomma, occorrerebbe una revisione del Santo Padre stesso, ma il risultato sarebbe chiaramente "un’altra cosa", che non è quella che il Santo Padre intende fare ogni mattina. Riporto ancora: "Dopo attenta riflessione si è quindi considerato che il modo migliore per rendere accessibile a un largo pubblico la ricchezza delle omelie del Papa senza alterarne la natura è quello di pubblicarne un’ampia sintesi, ricca anche di frasi originali virgolettate che riflettano il sapore genuino delle espressioni del papa".

Sì, ho capito, ma che discorso è? Mi viene da dire... O si rende pubblico o no.
No, a farlo a pezzi.
No, a farlo con le "spiegazioni".
Perché io non dovrei essere in grado di capire quello che vuole dire il Papa, anche se la sua forma parlata non è poi cosi perfetta?
Deve ancora esserci qualcuno che si arroga il diritto di decidere cosa ho il diritto di pensare?

L'omelia non vale per tutti? Anche per chi "omette", non è vero?
"Gesù ci dice: il vostro parlare sia: Sì, sì. No, no. Con animo di bambino", ha ricordato stamane Papa Francesco.

Caro Papa, io lo faccio, l'ho sempre fatto. Con educazione, credo e spero, ma l'ho sempre fatto. Sui giornali su cui scrivo e con le persone con cui vengo a contatto.

Ah... stavo dimenticando Claudio Baglioni.
Che dice pubblicamente di cercare "suggerimenti" tra il suo pubblico. Anch'io, quindi, dico la mia.
La bellezza e la validità di un brano musicale non dipendono dalla capacità del suo interprete di estendere la sua voce su più ottave. Andando avanti nel tempo, rendersene conto sarebbe auspicabile. Così come rivedere le tonalità dei pezzi.
Ma è solo la mia opinione.

@ Caterina Somma

La prima canzone non si scorda mai



Nell'estate del '69 non facevo altro che mettere quel disco nel jukebox dello stabilimento balneare.
Forse facevo un po' ridere, piccola com'ero, e forse qualcuno era stufo di sentire quel tormentone per la terza estate di seguito. Ma allora era così. Vaglielo a spiegare ai ragazzini di oggi...

Allora un disco si ascoltava e si cantava per anni, se era un disco che valeva. Un bel disco suonava in quello scatolone magico sempre sotto la stessa combinazione di lettere e di numeri. E ogni bambino conosceva a memoria i tasti da schiacciare per sentire il pezzo preferito che, in barba al tempo che passava, rimaneva sempre là, mese dopo mese, spesso anno dopo anno.

Come la "mia" Cuore Matto.
Che ho cantato con amore da quando sono nata, e per tanti anni a seguire. Che cantavo ogni volta che maneggiavo un elettrocardiografo giocattolo che mi ricordava il lavoro di mio padre. Che continuerò a cantare, con lo stesso amore, con lo stesso spirito, finché vivrò.

Ricordando, insieme ad essa, i suoi concerti, imperturbabili nei secoli, le sue splendide auto da collezione nella casa in campagna vicino alla mia, e perfino quella bara di cristallo di Mary/Biancaneve a Primaporta, vicina vicina alla cappella della nonna che non ho mai conosciuto.
Che, fin da bambina, mi ha fatto capire che anche la musica, è una cosa seria.
Una cosa per cui si può pure morire.
Ma anche, e soprattutto, una cosa per cui vivere. Per sempre.
Come Tony.
@ Caterina Somma

I see the light


Sognare è gratis. A tutte le età.


Cancellerò tutte le nuvole


... e fermerò quel cielo in lacrime
perchè ti sento come l'unico destino
sei quel coraggio che non era di nessuno
ritornerò bambino quasi fragile
a colorare il bianco delle pagine
e crederò nella purezza di un momento
ci perderemo in un abbraccio così intenso...


Noi no.

Quei due sono sempre dietro l'angolo, e occorre pazienza e lavoro duro per non diventare così. Gli altri brutti sé sono sempre in agguato. La voglia di arrendersi arriva ad ondate, ma per fortuna le onde arrivano e poi vanno via.  Aver già speso ogni lacrima può fare la differenza?


Non è niente
e tutto sta in quel niente
e tutto sembra uguale a sempre
intanto i due lì accanto
sono quasi al conto

Lui non parla tanto e spiega
come un maschio alla deriva
con il raschio che gli annega
giù nella saliva

Lei ha un'aria persa
da uscita di scuola
e ogni tanto si versa
una mezza parola

Lui si sofferma
a guardare l'orario
ma la vita ferma
su un altro binario

Cuore e amore
qui non fanno rima
non è come un quiz
e quella giusta è l'ultima risposta
non la prima

Lei che fa una faccia apposta
e sbraccia nella luce brutta
che si butta sul vestito
che la tocca tutta

Lui con la ruga
di quando è un po' tardi
la linea di fuga
di tutti i suoi sguardi

Lei è già quell'altra
che ha la stessa voce
ma un po' meno scaltra
e un po' più feroce

Lui vede sé dentro un riflesso
Lei che non c'è sempre più spesso

Ma che cosa è mai
è splendore per pochi angeli
è dolore per tanti diavoli
e per gli uomini è amore
Specchio degli déi
che a sorprendersi lì dà i brividi
fino a prendersi graffi e lividi
ed arrendersi come quei due

E sono aghi di pino
al vento che ha soffiato su
un momento
per buttarli lì vicino
e illuderli di aver volato

Lui ha un sorriso più smagliato
e si specchia e taglia
strade di tovaglia
e quella storia vecchia
che già impaglia

Lei che s'appoggia
e si riempie il seno
e su guance di pioggia
occhi d'arcobaleno

Lui l'accarezza
col dorso di una mano
e quanta bellezza
che cade lontano

Lei a mento in su e un lato solo
Lui a testa in giù caduto in volo

Ma che cosa è mai
è un rumore di quanti battiti
è un rancore di troppi fremiti
e per tutti è l'amore
Favola da eroi
che pretendersi lì è da stupidi
per nascondersi poi da pavidi
e perdersi come quei due

Non è niente
e tutto sta in quel niente
e tutto sembra come sempre
non è niente
e intanto i due lì accanto
sono al conto

Ma che cosa è mai
è il bagliore di alcuni attimi
è l'errore di mille secoli
e per sempre è l'amore
amore e muore prima o poi
con lo svendersi il cuore e l'anima
con lo spendersi ogni lacrima
e rendersi conto che siamo noi
quei due
Non riesco a non pensare a quanto sia incredibile la vita, al fatto che esista qualcosa di incomprensibile che ti fa decidere in un battito di ciglia che quello che stai guardando, che l’essere che è lì, davanti a te, lo conosci eccome, l’hai sempre conosciuto, senza il bisogno di fare la sua conoscenza. E non importa se poi lui c’è o non c’è più. Se lo vedi o non lo vedi. Tanto lo senti. Va bene anche non volerlo. Va bene tutto. Importa che tu abbia avuto modo di sapere che c’era. Che c’è. E pure che forse non ci sarà.

Qualunque sia il destino a cui siamo legati, il fatto che quella cosa sia accaduta, che quell’incontro di anime ci sia stato, è lì come un faro nella notte, che fa strada quando è buio nel mondo e illumina ancora di più quando è più buio nel mondo di dentro. Non è un appoggio, non ti sostiene, non ti risolve i problemi, non ti porta per mano. Ma quando resti ad occhi chiusi con te stesso, la sua essenza ti rassicura e non ti fa sentire mai sola. Non ti fa avere paura di quello che sarà. Perché hai l’assoluta certezza che se esiste ciò che non esiste, niente di quello che non conosci può farti così paura.
Magari dopo, più in là e oltre, ci sarà una dimensione dove l’impossibile è reale, dove chi ha avuto più paura potrà godere la pace della tranquillità e dell’amore incondizionato. Là dove niente è peccato, niente proibito, dove non c’è menzogna né ricatto, dove il coraggio non è una dote, dove dare è normale come ricevere.

Scende qualche lacrima che si asciuga da sola all’idea che potrebbe essere così anche qui, anche ora. Ma no, qui non è così.
Tutti giù per terra. Il girotondo è finito. 
E allora mi riempio gli orecchi di musica fino a farla traboccare, mi riempio la testa di note e di parole, di vibrazioni che mi fanno sentire viva...
(...continua su carta)

Ah beh, sì beh


E sempre allegri bisogna stare
che il nostro piangere fa male al re...


Una speranza di nome Francesco


Ieri mattina, per le vie del mercato rionale di Testaccio, il pescivendolo commentava il brutto tempo e la mancanza di acquirenti aggiungendo "Semo pure senza Papa...". In effetti, siamo tutti un po' orfani senza di lui, a Roma un po' di più. Qui, non se ne può fare a meno.
Ma perché c'è tanto "bisogno di Papa"?

Sarà che sono in un momento delicato della mia vita, sarà che fondamentalmente sono cattolica, ma io quest'elezione la aspettavo con ansia. La sede vacante, con un emerito in pantofole che aspetta il suo successore, mi faceva strano.
Come tanta gente, anch'io ho guardato in diretta il comignolo della stufa della Sistina, per poter finalmente veder uscire quel fumo bianco. E ho gioito, come tanti, quando è stato certo che il colore fosse quello giusto. In questi momenti, un cattolico non può pensare ai crimini della Chiesa, ai preti pedofili, ai segreti di Stato. Non dimentica, no, ma il suo pensiero non può essere lì. Non può.

Un cattolico guarda gli occhi del nuovo arrivato, osserva il suo viso, il mondo di gesticolare, il tono della sua voce. Cerca di cogliere e condividere l'accenno di un sorriso, di scorgere esitazioni e paure.
Pensa alla speranza di avere un padre nuovo, buono, onesto, che sia di conforto ma soprattutto di esempio. Perché la Chiesa, come l'umanità, è fatta di uomini. E l'uomo buono, che cerca con l'esempio di riformare un sistema marcio, non può essere paragonato a chi, i crimini, li ha commessi in prima persona.
Sì, è ovvio, credo nel perdono dei peccati. Ammesso che ci sia un sano pentimento. Ma non so se riuscirei a perdonare veramente chi, per questioni di potere, cammina sopra i diritti degli altri.
Eppure, da ottimista, penso che un sistema marcio possa riformarsi più dal di dentro che da fuori. Più facendo parte di quel sistema, in maniera attiva, che criticando, passivamente, dall'esterno.
Se ognuno di noi lo facesse, nel suo infinitamente piccolo orticello...

E intanto vivo, penso, leggo.
Così su internet, dai giornali e dalla bocca della gente, vedo e ascolto tante voci diverse.
I sensazionalisti parlano della presunta collusione di Bergoglio con la dittatura argentina, del suo modo agire politico tra i politici. Ma sono già stati smentiti, e a farlo sono noti esponenti anticlericali. Se lo dicono loro. Qualcuno lamenta la provenienza del papa da uno degli stati più misogeni e antianimalisti del mondo. Ma lui rifiuta la stola d'ermellino. C'è poi chi estrapola frasi incredibili dai discorsi dell'arcivescovo di Buenos Aires, come "Le donne sono naturalmente inadatte per compiti politici." Su Facebook ci si chiede se l'abbia detto veramente. Prima o poi lo sapremo. A qualcuno non sembra un papa "stabile", e ironizza "Bergoglio zoppica vistosamente. Dio a Scola: 'Scaldati!'". 
Ma c'è tanta gente, la maggioranza, che ha visto qualcosa di buono negli occhi del nuovo arrivato, nei suoi gesti così poco solenni, nelle sue parole semplici, dirette, emozionate. Qualcuno dice che "Francesco spacca", che "è un genio", che "emana una bella luce", che "somiglia ad Albino Luciani" (il che non può non essere di buon auspicio). Qualcuno, lo riporto per dovere di cronaca, vede in lui il "Papa Nero" di Malachia. Non d'aspetto, ma di toga... (quella dei gesuiti). Che sia davvero lui l'ultimo papa? 

Torniamo ai fatti. 
Fino ad ora, Bergoglio ha vissuto in un piccolo appartamento, ha sempre utilizzato i mezzi pubblici per gli spostamenti. La sua sobrietà è leggendaria. E comunque, durante la dittatura argentina, salvò preti e laici. L'ha fatto.
Di primo acchito, Francesco appare ai più un essere umile, gentile, sensibile. Anche se, innegabilmente, l'unico aggettivo che mi viene in mente dopo aver sentito il nome pontificale che ha scelto, è: furbo. Ma non è una colpa esserlo, semmai un merito.

Francesco. Un nome, un programma.
Perché tutti - in questo momento storico ancora di più - abbiamo bisogno di spogliarci del superfluo.  
Perché il mondo, per la sua salvezza, ha necessità di distribuire equamente le proprie ricchezze.
Perché sulla terra, per sopravvivere, uomini, donne e animali devono riuscire a parlare la stessa lingua.
Magari fosse vera l'intenzione di seguire la strada del santo.

Sarà la storia, come sempre, a dire chi aveva ragione.

© Caterina Somma - Tutti i diritti riservati

Cronaca di un distacco telefonico


Qualche anno fa
Io, che da sempre lavoro con i computer, apprendo con gioia che la Telecom ha finalmente predisposto un servizio di gestione della linea telefonica on line. E con il sollievo che accompagna sempre le notizie che ti semplificano la vita, mi affretto ad iscrivermi nell'area clienti della compagnia telefonica. Qualche dato, user name e password e voilà, il gioco è fatto. Almeno sembra fatto.
Perché, io che lavoro da sempre con i computer, lavoro con un Mac. L'editoria, come il mondo della grafica e della musica, usa Mac, e non per snobbismo. Certo, la maggior parte degli utenti, in Italia, usa il Pc... Che faccio, reclamo? Mah, forse non vale la pena. Comunque la mia segnazione la faccio lo stesso.
"Sì, lo so, signora, con i Mac il servizio dà dei problemi", risponde l'operatore. E meno male che la compagnia si occupa di telecomunicazioni! Per pagare le bollette del telefono online devo andare in un call-center. Faccio fatica, ma almeno contribuisco alla salute del pianeta. Finché...

Un anno fa
Nonostante le mie segnalazioni, il 187 on-line continua a funzionare solo per Pc. Allora, pur essendo un'ecologista e anche volendo con tutta me stessa risparmiare la foresta amazzonica, torno al cartaceo. A malincuore, chiedo che le bollette mi vengano di nuovo recapitate alla vecchia maniera, ossia tramite servizio postale. Ma, dopo un paio di invii, Poste Italiane sembra dimenticare il mio indirizzo... COMINCIO A NON RICEVERE PIU' BOLLETTE PER POSTA (ma solo da Telecom, perchè l'altra posta arriva correttamente).
Per fortuna, tramite e-mail, mi arriva comunque la segnalazione di emissione della bolletta. Così, in un modo o nell'altro, vengo a sapere che è stata emessa e riesco a pagarla on line. Dal mio computer, il cui hard disk è stato partizionato per avviarsi anche in modalità Windows...

Due mesi fa
Faccio il numero di casa. Libero, ma nessuno risponde. Strano. In casa c'è qualcuno, lo so, che poco dopo mi chiama dal cellulare. Torno a casa, verifico di persona che il telefono non funziona. Chiamo il 187, e l'operatore mi dice che l'utenza è stata sospesa per morosità. Mi sono scordata di pagarla? Può essere. Se non ti arriva mai nessuna comunicazione, può anche essere che te ne scordi.
"Signora, lo so - mi dice laconicamente l'operatore Telecom - tutta Italia lamenta di non ricevere più le bollette, deve fare un reclamo a Poste Italiane"
Ma perché? Fatelo voi! Chi me lo paga il tempo perso per andare a fare reclami? E così otterrò di nuovo la mia linea? No. E che ti staccano la linea dopo la prima fattura non pagata?
"Signora, ma perché utilizza la domiciliazione bancaria?"
La risposta non sarebbe semplice e brutale come quella che mi viene in mente, così, sforzandomi di essere gentile, rispondo che preferisco fare così, per tenere la spesa sotto controllo. Vado in posta a pagare un bollettino in bianco con l'importo da saldare. Aspetto qualche giorno. Niente da fare Riprovo a chiamarmi da fuori. Un disco mi risponde, dispiaciuto, che il numero da me composto è inesistente. Sarà un contatto. Rifaccio il numero. Il disco, imperterrito, ripete lo stesso messaggio. Sarà un guasto. Richiamo il servizio clienti per segnalarlo.
"Verrà ricontattata entro 24 ore".

Due giorni fa
Passa una settimana. Nessuno si è fatto vivo. Nell'ennesima chiamata al 187 sono un po' meno gentile...
"Per forza non la chiama nessuno signora, non c'è nessun guasto, l'utenza è stata sospesa". Perché? "Non lo so signora, controllo.... Signora, mi scuso per l'attesa, qui mi dice che l'utenza è stata cessata". PERCHE'?
"Non so, signora, a me risulta che i pagamenti sono tuti regolari. Forse l'ha chiesto lei?".
Rispiego tutto daccapo.
La mia scelta iniziale di sospendere il cartaceo. La mia scelta successiva di tornarci. La mancanza totale di bollette di carta e la mia rassegnazione a non ricevere più niente da Telecom. Nel frattempo l'operatrice trova qualcosa e mi dice che, circa un mese fa, Telecom mi ha inviato una raccomandata di rimborso. Di che? Del canone che avevo già pagato in anticipo.
"Ancora non ha ricevuto il rimborso signora?"
NON RICEVO MAI NULLA PER POSTA DA TELECOM DA MESI!!!
Ribadisco il concetto, stavolta mi viene un po' da ridere.
"Allora signora, ho parlato con il mio superiore, mi ha detto che è chiaro che Telecom ha commesso un errore. Entro 48 ore riceverà una telefonata sul cellulare che le dirà che la linea è stata ripristinata. E poi, certamente, oltre al rimborso delle spese per un servizio che non ha potuto utilizzare da mesi, riceverà delle scuse scritte da parte di Telecom"...
Scritte? 
La promessa è esilarante, verrebbe da piangere...
Invece, prima di riagganciare, condivido con l'operatrice telefonica una risata fragorosa.



Asteroidi nel tempo

Nessun asteroide entrerà in contatto con la terra.
Sono affermazioni come questa a farmi tremare. Come quelle del capo della Protezione Civile, quando afferma che lo sciame sismico è sotto controllo, e la gente può tornare a dormire sotto le lenzuola.
Temo, come ho tremato sabato sera sulla sedia di legno a dondolo, illusa che il tremore fosse dovuto al gatto che giocava sotto ai miei piedi, confortata dall'apparente immobilismo del lampadario sulla mia testa.
La scossetta di terremoto, due giorni dopo l'asteroide e sei giorni dopo l'annuncio delle dimissioni del Papa, sta a lì a ricordare le nostre fragilità, l'inconsistenza delle nostre esistenze, la forza della natura che, se deve manifestarsi, lo fa pure mentre sul palco dell'Ariston si stanno contendendo la vittoria del Festival di Sanremo.
Ed è pura coincidenza - ci dicono - se il meteorite che ha fatto sfracelli in Russia sia caduto il giorno in cui era previsto il transito dell'asteroide tenuto d'occhio da tempo.
La natura fa il suo corso, pure se manca solo qualche giorno alle elezioni politiche. Con rassegnata accettazione ne prendiamo atto.
Questo però non vuol dire che con la stessa rassegnazione siamo obbligati a subire tutto quello che ci passa accanto o ci viene imposto, specie se da altri esseri umani. Nasce ogni tanto qualcuno che ce lo ricorda.
Oggi, nel 1600, anche sul rogo Giordano Bruno continuava a sperare "verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo...".
Ma la conosceva, Bruno, questa classe politica? Forse sì. "L'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo", disse anche.
Caro Giordano (perdoni il mio affettuoso appellativo), il risveglio delle coscienze, ciclicamente, c'è stato e c'è.
Ma dopo ogni rivoluzione, va a sbattere inevitabilmente contro il muro degli interessi personali; di fronte ai quali, i limiti umani tornano a manifestarsi in tutto il loro cinico e drammatico splendore.
Che resta? Il libero arbitrio.
© Caterina Somma - Tutti i diritti riservati
Asteroids in the Distance
Image Credit: R. Evans & K. Stapelfeldt (JPL), WFPC2, HST, NASA

Non-morto un Papa se ne fa un altro


Ero in una sala d'aspetto di un policlinico romano, annoiata dagli eterni tempi d'attesa delle visite mediche, quando il televisore approntato per quietare i pazienti non pazienti ha trasmesso l'edizione straordinaria del telegiornale. La sala, improvvisamente silente per raccogliere rassegnata qualunque tragica notizia, ha invece accolto le dimissioni del Papa con un deciso sollievo, che trasmetteva con ironico stupore, tra sorrisi, sguardi increduli alla ricerca di altri sguardi, complici, una volta tanto, di un evento unico ma non drammatico. Diciamo la verità: oggi fa più male scoprire quanto si deve pagare d'Imu che apprendere che il Papa lascia.

Non sono anziana ma neanche così giovane da non cercare, nella memoria, un evento analogo nella storia recente dell'umanità, e mentre continuavo a dirmi che l'atto non era cosa giusta, ho ricordato qualche papa rinunciatario in epoche lontane. Ma nella mente riuscivo solo a pensare al gesto di Celestino V, ufficialmente spinto all'abbandono "per umiltà e debolezza del corpo e la malignità della plebe" ed effettivamente stufo di pontificare sotto le pressioni di Carlo d'Angiò. Ma non c'è niente da fare: anche se i motivi che lo spinsero a rinunciare sono stati storicamente compresi, nella testa di noi italiani, figli di Dante Alighieri, il povero Celestino sta all'inferno, e lì deve restare. E anche se la logica ci dice che Napolitano ha ragione quando parla di gesto "di straordinario coraggio" da parte di un uomo che non se la sente più, fisicamente, di svolgere il suo ruolo, restiamo perplessi. Comprendiamo le dichiarazioni di Berlusconi che dice che se Benedetto XVI si dimette è "per garantire alla Chiesa Universale un governo saldo e forte" e apprezziamo perfino lo sforzo di Bersani, che tranquillizza dichiarando che "questo Papa non prende decisioni per debolezza ed è un grande teologo".
L'abbiamo capito: si può fare. 

Ma un cervello ce l'abbiamo pure noi. Ce l'ha pure tutta la gente di stamattina, in quella sala d'attesa, che, mentre lo speaker del tg riporta le dichiarazioni ufficiali della stampa vaticana, parla di periodo "carnevalesco", sotto tutti i punti di vista... Nessuno giudica il Papa, forse non si permette così, a freddo, ma qualcuno tira fuori i segreti della Chiesa, invoca la verità su Emanuela Orlandi. E qualcuno si chiede che effetto avrà questa decisione sulle prossime elezioni politiche

Nella testa si scatenano i pensieri più vari. La prima cosa che mi viene in mente è che l'11 febbraio, anniversario dell’apparizione di Nostra Signora di Lourdes, è la data della firma dei Patti Lateranensi tra Santa Sede e Stato italiano che, così, "risolvono ed eliminano la Questione romana". Mi viene perfino in mente un articolo che ho scritto due anni fa sul numero 11, numero Maestro, dal grande potere esoterico... Me lo rileggo. Che guaio...  
Mi viene in mente Nostradamus e Malachia, che nella profezia in cui elenca i papi, dopo il 111-esimo (che dovrebbe essere proprio Benedetto XVI "Gloria Olivae"), interrompe la numerazione, e il 112-esimo lo chiama Petrus Romanus senza indicare il numero e scrivendo: "In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae sedebit Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus iudicabit populum suum. Finis". Chi è Pietro Romano, il papa-non papa (perché eletto in modo diverso?) sotto cui crollerà la Città dei Sette Colli? 

No, no, non mi va di entrare nel circolo vizioso delle interpretazioni di profeti e profezie. Ma una curiosità astrologica mi impone di dare un'occhiata al suo tema natale. Scopro così che le "dimissioni" sono state pronunciate all'indomani di una Luna Nuova in Acquario che, nel tema natale del Papa, si accompagna a ben 6 pianeti (Sole, Luna e Venere + Marte, Mercurio e Nettuno) nella sua XII Casa natale, tra Acquario e Pesci. Urano, in I Casa, è il regista della scena.
Senza farla lunga e per i non addetti: che Joseph Ratzinger sia stanco e non se la senta di andare avanti è plausibile, ma tutto quell'affollamento di pianeti nella casa delle prove e dei segreti, odora di mistero. Magari è vero che c'è qualcosa che non ha saputo gestire...  

Lascio stare pure l'astrologia e torno coi piedi per terra.
So, per mestiere, che 50 anni fa, proprio l'11 febbraio, i Beatles incidevano in un sol giorno, negli study d'Abbey Road, il loro primo album. Se non sono stati una rivoluzione i Beatles... Domani inizia il Festival di Sanremo: chissà se la notizia avrà un'eco anche dal palco dell'Ariston. Comunque, personalmente apprezzo che il Papa abbia evitato Twitter (almeno fino ad ora) per comunicare una cosa così importante.

Intanto, su Facebook, notizie e immagini collegate alla decisione di Benedetto XVI si moltiplicano. E a parte gli ovvi fotomontaggi sul possibile successore del Papa (Silvio in abito talare), l'immagine che non mi tolgo dalla mente è quella del fulmine che casualmente, proprio ieri, si è abbattuto sulla cupola di San Pietro. La foto sembrerebbe autentica, ma anche se non lo fosse...  
Citando una canzone della Tosca di Gigi Magni... anche se siete innocenti, "tremate lo stesso, cacateve addosso".

© Caterina Somma - Tutti i diritti riservati


Il tempo di vivere te

Devo farlo, mi capisci?
Sì, anche io
Solo che ci vorrebbe del tempo, se avessi solo poche ore penso non riuscirei a dire nulla
Non ci credo...
Hai ragione, mi basta guardarti negli occhi, sfiorare le tue mani... scusami
Nooooo, continua ancora un pò 
Voglio sentirti parlare, respirare. Devo sentire le tue pause... Quando parli, poi serri le labbra e mi guardi in silenzio... un'immagine indelebile nella mia mente. In quei silenzi c'è un mondo che non conosco. E che non conoscerò mai. Ma è proprio quello che mi fa pensare a te, tutto quello che non afferro. Ma percepisco.
Ci sentiamo domani e continuiamo

Sai bene che non sarà così

L'alfabeto degli amanti, Michele Zarrillo

Upgrade



L'upgrade 2.0 - effettuato forzatamente e senza reciproca necessità - comprende l'abbassamento del limite di confidenza e l'aumento del limite di sopportazione.
Mi sa che l'upgrade conviene a uno solo.
Aspetto il 3.0?
Oppure lo faccio io?

______________________________________________ Ti curo e ti cresco e se vuoi ti accudisco ___ perché siamo lumache e gatti selvaggi ___ Pensieri attutiti dai troppi rumori ___ questo tempo che scorre ci rende più forti ___ Una storia infinita di 3000 puntate ___ siamo gli esclusi e siamo fuori di noi ___ siamo una rotta e una flotta di fiori da soli ______ Se rinasco ti sposo ogni volta che posso ___ se mi ami davvero non amarmi sul serio ___ se rinasco mi sposto ogni volta che posso ___ se mi ami davvero ricomincia, ricomincia... _______________________________________ Ti curo e ti cresco e se vuoi percepisco ___ questa voglia che hai di far parte del mondo ___ Avvolta dai dubbi o dalla ragione ___ la paura pian piano diventa coraggio ___ perché siamo i sorrisi di un preciso momento ___ le mie e le tue gambe conoscono il passo ___ l'amore cammina e ci rende più sani ______ Se rinasco ti sposo ogni volta che posso ___ se mi ami davvero non amarmi sul serio ___ se rinasco mi sposto ogni volta che posso ___ ma se mi ami davvero ricomincia, ricomincia... ___ E così ci somigliamo ci osserviamo da vicino _ siamo come certi film che non abbiamo solo visto _ come il mare dentro vive fino all'ultimo respiro _ nelle notti di Cabiria nei racconti del cuscino _ E così ci comprendiamo ci osserviamo da vicino _ siamo come certe immagini che disegnano un destino _ gli amanti del domani il posto delle fragole _ e la passione e la vergogna e la passione e la vergogna ______ Se rinasco ti sposo ogni volta che posso ___ ma se mi ami davvero non amarmi sul serio ___ se… se ... se rinasco… se rinasco

top