Ero in una sala d'aspetto di un policlinico romano, annoiata dagli eterni tempi d'attesa delle visite mediche, quando il televisore approntato per quietare i pazienti non pazienti ha trasmesso l'edizione straordinaria del telegiornale. La sala, improvvisamente silente per raccogliere rassegnata qualunque tragica notizia, ha invece accolto le dimissioni del Papa con un deciso sollievo, che trasmetteva con ironico stupore, tra sorrisi, sguardi increduli alla ricerca di altri sguardi, complici, una volta tanto, di un evento unico ma non drammatico. Diciamo la verità: oggi fa più male scoprire quanto si deve pagare d'Imu che apprendere che il Papa lascia.
Non sono anziana ma neanche così giovane da non cercare, nella memoria, un evento analogo nella storia recente dell'umanità, e mentre continuavo a dirmi che l'atto non era cosa giusta, ho ricordato qualche papa rinunciatario in epoche lontane. Ma nella mente riuscivo solo a pensare al gesto di Celestino V, ufficialmente spinto all'abbandono "per umiltà e debolezza del corpo e la malignità della plebe" ed effettivamente stufo di pontificare sotto le pressioni di Carlo d'Angiò. Ma non c'è niente da fare: anche se i motivi che lo spinsero a rinunciare sono stati storicamente compresi, nella testa di noi italiani, figli di Dante Alighieri, il povero Celestino sta all'inferno, e lì deve restare. E anche se la logica ci dice che Napolitano ha ragione quando parla di gesto "di straordinario coraggio" da parte di un uomo che non se la sente più, fisicamente, di svolgere il suo ruolo, restiamo perplessi. Comprendiamo le dichiarazioni di Berlusconi che dice che se Benedetto XVI si dimette è "per garantire alla Chiesa Universale un governo saldo e forte" e apprezziamo perfino lo sforzo di Bersani, che tranquillizza dichiarando che "questo Papa non prende decisioni per debolezza ed è un grande teologo".
L'abbiamo capito: si può fare.
Ma un cervello ce l'abbiamo pure noi. Ce l'ha pure tutta la gente di stamattina, in quella sala d'attesa, che, mentre lo speaker del tg riporta le dichiarazioni ufficiali della stampa vaticana, parla di periodo "carnevalesco", sotto tutti i punti di vista... Nessuno giudica il Papa, forse non si permette così, a freddo, ma qualcuno tira fuori i segreti della Chiesa, invoca la verità su Emanuela Orlandi. E qualcuno si chiede che effetto avrà questa decisione sulle prossime elezioni politiche.
Nella testa si scatenano i pensieri più vari. La prima cosa che mi viene in mente è che l'11 febbraio, anniversario dell’apparizione di Nostra Signora di Lourdes, è la data della firma dei Patti Lateranensi tra Santa Sede e Stato italiano che, così, "risolvono ed eliminano la Questione romana". Mi viene perfino in mente un articolo che ho scritto due anni fa sul numero 11, numero Maestro, dal grande potere esoterico... Me lo rileggo. Che guaio...
Mi viene in mente Nostradamus e Malachia, che nella profezia in cui elenca i papi, dopo il 111-esimo (che dovrebbe essere proprio Benedetto XVI "Gloria Olivae"), interrompe la numerazione, e il 112-esimo lo chiama Petrus Romanus senza indicare il numero e scrivendo: "In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae sedebit Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus iudicabit populum suum. Finis". Chi è Pietro Romano, il papa-non papa (perché eletto in modo diverso?) sotto cui crollerà la Città dei Sette Colli?
No, no, non mi va di entrare nel circolo vizioso delle interpretazioni di profeti e profezie. Ma una curiosità astrologica mi impone di dare un'occhiata al suo tema natale. Scopro così che le "dimissioni" sono state pronunciate all'indomani di una Luna Nuova in Acquario che, nel tema natale del Papa, si accompagna a ben 6 pianeti (Sole, Luna e Venere + Marte, Mercurio e Nettuno) nella sua XII Casa natale, tra Acquario e Pesci. Urano, in I Casa, è il regista della scena.
Senza farla lunga e per i non addetti: che Joseph Ratzinger sia stanco e non se la senta di andare avanti è plausibile, ma tutto quell'affollamento di pianeti nella casa delle prove e dei segreti, odora di mistero. Magari è vero che c'è qualcosa che non ha saputo gestire...
Lascio stare pure l'astrologia e torno coi piedi per terra.
So, per mestiere, che 50 anni fa, proprio l'11 febbraio, i Beatles incidevano in un sol giorno, negli study d'Abbey Road, il loro primo album. Se non sono stati una rivoluzione i Beatles... Domani inizia il Festival di Sanremo: chissà se la notizia avrà un'eco anche dal palco dell'Ariston. Comunque, personalmente apprezzo che il Papa abbia evitato Twitter (almeno fino ad ora) per comunicare una cosa così importante.
Intanto, su Facebook, notizie e immagini collegate alla decisione di Benedetto XVI si moltiplicano. E a parte gli ovvi fotomontaggi sul possibile successore del Papa (Silvio in abito talare), l'immagine che non mi tolgo dalla mente è quella del fulmine che casualmente, proprio ieri, si è abbattuto sulla cupola di San Pietro. La foto sembrerebbe autentica, ma anche se non lo fosse...
Citando una canzone della Tosca di Gigi Magni... anche se siete innocenti, "tremate lo stesso, cacateve addosso".
© Caterina Somma - Tutti i diritti riservati
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