Thank you, Steve

 The best medicine...

2010 TK

leggi la notizia qui


La Terra ha un asteroide amico.
Mi ritrovo ancora una volta a parlare di una notizia astronomica, perché la scoperta di un "sasso" spaziale che, da oltre diecimila anni, si muove all'unisono con la Terra, mi commuove molto più di tante altre storie di banale umanità.
Eccolo qui, quindi, "2010 Tk", come è stato ribattezzato dal gruppo di ricerca canadese e americano che l'ha individuato. Nome un po' freddino, forse, per un satellite di appena 300 metri di diametro che si muove insieme a noi, e intorno al Sole, alla distanza di 150 milioni di chilometri dalla Terra.
Silenzioso e umile, questo piccolo compagno segue la traiettoria del nostro pianeta in una posizione di equilibrio (punto di Lagrange), senza rischio di collisioni. Però, secondo gli scienziati, prima o poi dovrà separarsi dal nostro pianeta. Tra poche centinaia di migliaia di anni.
Commuoversi per un sasso cosmico...

Che c'è di male. Dipende da quale punto di vista lo si guarda.
Il mio, femminile, insieme all'umore della giornata, mi fa invertire i ruoli...

Così il sassetto diventa una donna e la Terra un uomo. Lei, infinitamente piccola, legata in maniera indissolubile a lui, gli danza intorno con eleganza e discrezione, senza disturbare il suo faro, grande, importante, dalla vita e dai movimenti imponenti e impetuosi, che per dimensioni e fascino offusca a tal punto l'immagine della sua compagna da renderla invisibile all'umanità. Finché. 
Finché un giorno qualcuno si accorge del "sassetto", apparentemente insignificante, e si accorge che il suo destino è già segnato. E' scritto che, prima o poi, si dovrà separare dal suo amico. 
Per mere leggi fisiche o per dignità. Per far che? Per andare dove?
Per vivere lontano da lui o per morire con lui. 
Si allontanerà in silenzio oppure si scaglierà con forza contro il suo magnifico compagno?
Gli esperti non possono prevederlo.
C.S.

in verde il movimento dell'asteroide compagno della Terra (fonte: Paul Wiegert, The University of Western Ontario)

Io sono ancora qua

...e citando ancora Vasco

"Ho fatto un patto sai
con le mie emozioni

le lascio vivere 
e loro non mi fanno fuori"


Mi sono rotto, io mi sono rotto
non ho più voglia di abitare lo stivaletto
non ha più senso rimanere grazie di tutto
aspetto ancora fine mese poi mi dimetto
Tanto il mio lavoro è inutile, diciamo futile
essenzialmente rimovibile, sostituibile, regolarmente ricattabile
il mio lavoro è bello come un calcio all’inguine dato da un toro
il mio lavoro è roba piccola fatta di plastica
che piano piano mi modifica, mi ruba l’anima
dice “il lavoro rende nobili” non so può darsi,
sicuramente rende liberi di suicidarsi
e io mi sono rotto, io mi sono rotto,
non ho più voglia di abitare lo Stivaletto
non ha più senso rimanere grazie di tutto
aspetto ancora fine mese poi mi dimetto

Precario il mondo precario il mondo
flessibile la terra che sto pestando
atipica la notte che sta arrivando volatile la polvere che si sta alzando
Precario il mondo precario il mondo
non è perenne il ghiaccio che si sta sciogliendo,
non è perenne l’aria e si sta esaurendo
e d’indeterminato c’è solo il Quando

Precario il mondo si finché è normale
ma sembra ancora più precario questo stivale
che sta affondando dentro un cumulo di porcheria
e quelli che l’hanno capito vedi vanno via
e invece tu non l’hai capito, non l’hai capito
e stringi i denti dietro un tavolo dentro a un ufficio
senza nemmeno avere il tempo di guardare fuori
così non vedi che già cambiano tutti i colori
e intorno a te la gente si agita si muove sempre
qualcuno grida è una protesta che nessuno sente
non c’è un futuro da difendere solo il presente
e anche di quello di salvabile c’è poco o niente
amore mio non ci resisto, io non ci resisto
vorrei convincerti a raggiungermi ma non insisto
tu riesci ancora a non vedere solo il lato brutto
io invece ho smesso devo andare, grazie di tutto

Precario il mondo precario il mondo
flessibile la terra che sto pestando
atipica la notte che sta arrivando volatile la polvere che si sta alzando
Precario il mondo precario il mondo
non è perenne il ghiaccio e si sta sciogliendo, non è perenne l’aria e si sta esaurendo
e d’indeterminato c’è solo il Quando

E allora il tempo si fermerà, improvvisamente e chi si stava amando potrà
amarsi per sempre
E allora il tempo si fermerà, improvvisamente e chi si stava odiando dovrà
odiarsi per sempre

















Noemi - Vuoto A Perdere

Qualcuno mi accusa di scrivere poco su questo blog...
Considerando quanta vita passo a scrivere, non mi sento in obbligo più di tanto...
E spesso preferisco usare il mio "PreTesti", per sottolineare parole e note di altri.
Non sono invidiosa...

Mi riconosci?
Sì.
Anche se il tempo ha cambiato la mappa della mia faccia,
anche se i nostri contorni non sono più così definiti. I tuoi ma anche i miei.
Mi riconosci?
Perché non dovresti...
Io sono parte di te.
Per questo non ho paura. Non così tanta.
                                                                                                                         C.S.


Volano le libellule,
sopra gli stagni e le pozzanghere in città,
sembra che se ne freghino,
della ricchezza che ora viene e dopo va,
prendimi non mi concedere,
nessuna replica alle tue fatalità,
eccomi son tutto un fremito ehi.

Passano alcune musiche,
ma quando passano la terra tremerà,
sembrano esplosioni inutili,
ma in certi cuori qualche cosa resterà,
non si sa come si creano,
costellazioni di galassie e di energia,
giocano a dadi gli uomini,
resta sul tavolo un avanzo di magia.

Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti al cielo
e non so leggere, vienimi a prendere
mi riconosci ho le tasche piene di sassi.

Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti a scuola,
mi vien da piangere,
arriva subito,
mi riconosci ho le scarpe piene di passi,
la faccia piena di schiaffi,
il cuore pieno di battiti
e gli occhi pieni di te.

Sbocciano i fiori sbocciano,
e danno tutto quel che hanno in libertà,
donano non si interessano,
di ricompense e tutto quello che verrà,
mormora la gente mormora
falla tacere praticando l'allegria,
giocano a dadi gli uomini,
resta sul tavolo un avanzo di magia.

Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti al cielo
e non so leggere, vienimi a prendere
mi riconosci ho un mantello fatto di stracci.

Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti a scuola,
mi vien da piangere,
arriva subito,
mi riconosci ho le scarpe piene di passi,
la faccia piena di schiaffi,
il cuore pieno di battiti
e gli occhi pieni di te.

Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti al cielo
vienimi a prendere
mi vien da piangere,
mi riconosci ho le scarpe piene di passi,
la faccia piena di schiaffi,
il cuore pieno di battiti
e gli occhi pieni di te.

Anno 2011: cosa ci riserva?

Provate a sommate le ultime due cifre del vostro anno di nascita agli anni che avete compiuto o compirete quest'anno: la somma darà sempre 11. Una casualità sufficiente ad accendere la scintilla della curiosità nella mente di numerologi, esoterici, cabalistici. Gli appassionati di misteri sono certi che nel 2011 accadrà qualcosa di incredibile…

Trovare una ragione, una giustificazione logica o quantomeno matematica a fatti sconvolgenti della nostra vita è un'esigenza umana, del tutto comprensibile. Diventa più digeribile accettare un grave fatto di cronaca (come l'attacco alle Torri Gemelle di New York nel 2001, ad esempio), una guerra o una catastrofe naturale credendo che dietro ad essi si nasconda un significato mistico. Pensare che il nostro destino sia già scritto ci aiuta ad accettare l'ineluttabilità degli eventi.
L'introduzione ci sembra necessaria accingendoci a parlare dell'argomento in oggetto: l'anno in cui stiamo vivendo, il 2011, che secondo gli appassionati di numerologia nasconderebbe un mistero da decifrare. Mistero, avvertimento, profezia? Chi più ne ha più ne metta. Andiamo con ordine.

Perché Sanremo è Sanremo

Siamo in piena settimana sanremese, lunga parentesi di costume che con orgoglio e prepotenza, propri di chi possiede una vecchia patente autenticata, si prende il lusso di spingere nelle nostre case, e dalla porta principale, una valanga di segnali da cogliere, che la dicono lunga sull'Italia che cambia.
Non cambia mai questo Festival (e guai a toccarlo!) che, indiscutibilmente lungo e annoiante, regala però almeno una volta l'anno, una preziosa full-immersion nella cultura del nostro paese, che le "povere" canzoni hanno il merito, e anche il grave peso, di veicolare al pubblico, loro malgrado. Canzoni che, ahimè, dovrebbero avere ruoli da protagonista, e che invece restano quasi sempre in secondo piano, vuoi per la mediocrità delle proposte, vuoi per tutto quello che le sovrasta. Povere canzoni, schiacciate dal gossip, dalla moda, dalla politica.
Sanremo può. E lui lo sa. Ma grazie a Dio, nel suo colorato e confusionario circo, trasporta anche qualcosa di buono, ogni tanto.
Ascoltando Benigni, nella sua impeccabile esegesi di un Inno ciclicamente offeso e martoriato, pensavo al buon Alberto Manzi e alla sua "Non è mai troppo tardi", trasmissione televisiva alla quale buona parte parte degli italiani, compresa quella già istruita, deve almeno un grazie.
Non è mai troppo tardi per capire: ben venga se questo avviene attraverso il Festival di Sanremo.
Sarebbe chiedere troppo di illuminarci anche su questioni più complesse? La satira ci provicchia, tanto è satira, le canzoni non ci provano quasi mai, meglio così, per farlo occorre talento e intelligenza, e non tutti i giorni nasce un autore in grado di farlo. Meglio le canzoni da cantare sotto la doccia, quelle che ci riempiono la vita, che segnano le storie, quelle che ci fanno compagnia in una vita frenetica e affollata dove in realtà siamo più soli che mai. Via libera quindi all'amore e ai sentimenti universali, purché siano di ispirazione a prodotti onesti e ben realizzati. Il pubblico non è scemo.
Benvenuto Festival, che ci esalti, e ci ricordi l'orgoglio di essere italiani.
E benvenuto anche a te, Festival che ci fai cadere le braccia, perché ci fai rendere conto che in Italia certe cose non cambiano mai.

Alberto Manzi (1961)

Jamiroquai - Blue Skies

Ragazzi, ho la testa così piena di parole che non me ne avanzano per il blog.
Questo è la cosa più easy che mi viene in mente...

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