Non vedere, non sapere



 foto da internet


Veline & calciatori, deputati & trans, magistrati & tv.

Non pensavo a queste cose quando decisi di mettere al mondo un figlio. L'entusiamo, l'amore per la vita, la voglia di essere donna e dar frutto anche alle mie potenzialità fisiche oltre che mentali erano talmente preponderanti su dubbi e timori, che non ebbi alcuna esitazione, eccezion fatta per quelle di natura medica (delle quali, sinceramente, me ne sono sbattuta altamente).
Così, mettendo a parte gli egoismi e le paure che, tuo malgrado, entrano in gioco quando inizia la partita, ho lasciato che la natura compisse il suo corso.

Oggi ascolto, ma non comprendo, le donne che hanno paura di soffrire di parto, quelle che hanno paura di vedere il proprio corpo trasformato, quelle che non vogliono passare in secondo piano agli occhi del proprio compagno (o peggio dei loro genitori), quelle che rinunciano o rimandano in nome una carriera professionale senza intoppi, quelle che, tutto sommato, pensano che alle brutte un figlio lo possono anche adottare...
Ora che sono madre, ascolto ma non comprendo, quelli che cercano di farti vedere come tutto, ma proprio tutto, non funzioni, come il sistema sia bacato al suo interno, come sia inutile e inconsistente il tuo modo di vedere e di muoverti in un mondo in cui regna l'interesse personale e la brama di potere e che ti ignora, se non sei in grado di contruibuire a far muovere gli ingranaggi.
La gioia di generare è quella di un pittore che finisce la sua tela, di uno scultore che deve dare forma alla creta, di un musicista o uno scrittore che danno senso compiuto ad un mucchio di note e di parole. Con il compito gravoso - enorme e spaventoso - di dover dare un senso a quello che hanno creato: formargli una testa per pensare e gambe forti per andare, una mente lucida per discernere e un cuore grande per capire e perdonare. Ogni madre vorrebbe riuscire a dare questo ai propri figli.

Ma il lavoro manca. E decenni di studi non bastano a garantirtelo, mentre le veline ballano solo per un lustro e poi si godono ripetute vacanze ai tropici pagate da un assegno di mantenimento dell'ex coniuge asso del pallone. Questo non si può spiegare ad un figlio.

Nel terzo millennio, incredibile a dirsi, non c'è educazione che ti garantisca rispetto, non c'è morale che ti assicuri onestà. Regole, principi, leggi: perché applicarle o peggio insegnarle?
La risposta, tutto sommato, è semplice. L'unica cosa che può salvarci è una testa che funzioni. Può salvarci? E in quanto tempo? Ma che ne so... Di certo so che la capacità di giudizio è l'unica cosa che una madre dovrebbe aver cura di insegnare ai propri figli.
Essere in grado di pensare con la propria testa. Già.
Ecco perchè i valori etici e morali andrebbero comunque inculcati (sì, volevo proprio usare questo termine), non tralasciando il piccolo particolare di crederci e di dare pure il buon esempio, ovviamente. Vedere per capire, ascoltare per imparare, pensare per distinguere. Scegliere per vivere.

Se solo si avesse il coraggio di scegliere per vivere, e non per sopravvivere.

Per cominciare bene...

All'inizio dell'anno si fanno buoni propositi... 
Non è mai troppo tardi per rinsavire e perchè, ognuno di noi, possa contribuire ad un mondo diverso.
(E chi pensa che questo brano sia offensivo o blasfemo è un cretino!)
La macchina che guidi guarda bene non è tua,
la paghi tutti i giorni al fabbricante di liquame
che va a cena con i santi,
che t'infilano le bombe nelle tasche.
E fanno guerre
che bruciano ragazzi come te
che cadono col sogno di proteggere un sogno
e in chiesa la gente che piange
fa largo e si stringe
nel posto in prima fila c'è sempre
un governante che tratta col mercante
che cena con i santi che tirano le bombe
e tirano le somme e il ciclo non si rompe,
la guerra non è santa, ma noi stiamo arrivando
col libro in una mano, la bomba nell'altra...

Nel pane c'è il corpo, nel vino c'è il sangue.
Nell'oro il demonio, nell'umiltà il santo
Scintilla un anello di giallo metallo,  
la mano pietosa saluta il Consiglio
Al polso gemelli di rosso rubino,  
su un abito bianco di seta e di lino
La porpora è un manto di gloria e di vanto,
sul petto una croce con sopra il suo Santo
"Non m'immortalate", diceva il suo canto,  
"non mi sbandierate", gridava il suo pianto
Nel pane c'è il corpo, nel vino c'è il sangue.
Che Dio ci perdoni, se stiamo pregando
col libro in una mano, la bomba nell'altra...

"Abbiamo un libro, una religione. 
Abbiamo il fuoco, abbiamo ragione.
Saremo più grandi, saremo più uniti,  
saremo più forti di chi ci ha colpiti..."

Col libro in una mano, la bomba nell'altra

2010

Il 2010. Cifra impensabile solo a vederla scritta...
Noi siamo sempre qui, in un mondo ancora in piedi, nonostante tutto, su una terra così distante da quella che immaginavamo, soltanto pochi anni fa, nelle puntate di Spazio 1999.
La Terra è ancora, almeno apparentemente, di proprietà del genere umano che, giorno dopo giorno, nel tentativo egoista e disperato di tenersela stretta, lentamente la distrugge.
Eppure non c'è film di nessun ameno regista visionario, non c'è romanzo del più fervido scrittore di fantascienza nè scritto di alcun profeta dell'ultimo millennio che riesca ad immaginare quello che la realtà può riservarci.
E' per questo che la Terra - nonostante gli esseri umani - è ancora al suo posto.
E noi siamo qui, come bambini attoniti che a bocca aperta la guardano da sotto, a cercare di scoprire, ancora per un altro anno, come sarà in grado di stupirci. La nostra Madre Terra.

Incipit

Ogni gesto è frutto di un pensiero, ogni azione di un impulso.
Viviamo vite che nascono da flash della mente. Condite da giustificazioni mentali.

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