Chi non salta. E dice lo stesso.

Odio le domande del tipo "Chi è il tuo cantante preferito?".
Non ho mai risposto, e ho sempre sperato che nessuno me lo chiedesse mai. Non sopporto schemi ed etichette, perché la musica è emozione, e le emozioni non vengono dai "generi" ma dalle persone.

Ognuno di noi vive sulla propria pelle un po' di musica, a seconda degli anni in cui è cresciuto. Non si può sentire tutti, non si può seguire tutti.
Io Edoardo Bennato l'ho vissuto e amato durante l'infanzia e l'adolescenza, e forse è anche questo che me lo fa amare così. Ma adesso, parlandone, quello che mi viene in mente su di lui è altro. Perché, pensandoci bene, lui è esattamente quello che io penso debba essere "il" cantautore italiano.
Perché l'Italia non è solo tarantella e mandolino ma da lì viene, perché gli americani hanno lasciato il segno, perché nonostante la globalizzazione della musica nessun popolo può dimenticare il suo suono. Perché lui - lo dico per chi non può fare a meno delle definizioni - lui è rock, pop e folk allo stesso tempo. Come l'Italia.
E anche perchè i suoi testi sono importanti come la sua musica, perché si rivolge a tutti, anche a chi non può o non vuole capire. Perché ha sempre promosso la forza del pensiero. Perché sa esprimere efficacemente quello che vuole, grazie a tecnica ma anche, e soprattutto, poesia. Quella poesia che libera le sue parole da qualsiasi orpello politico e lo fa amare anche da chi non l'ha vissuto.
Perché è anche di più.

Adesso che sono grande, e che scrivo per vivere, non posso esimermi dal giudicare il suo mestiere, fatto da sempre con grande rispetto e competenza, con serietà e abnegazione, con gioia, umiltà e passione. Questo è ciò che mi arriva dal suo lavoro, fatto ancora oggi di forza e fantasia, di musica, di parole e di idee, offerte al pubblico con delicatezza e determinazione, oggi come trent'anni fa. Mai apprezzato abbastanza (secondo me), forse perchè troppo avanti (per allora), forse perchè ci vuole un carattere diverso dal suo per assurgere a idolo.

Lui, imperturbabile, dall'alto di una onoratissima posizione raggiunta per indiscussi meriti, continua a fare il suo mestiere, e io sono ancora qui che lo ascolto. Con spirito critico, come sempre, ma sempre piena di profonda gratitudine. E me lo immagino sempre su quel palco fra altri trent'anni, con i jeans e gli stivaletti, le t-shirt filoamericane e gli occhialetti rettangolari; con la chitarra e l'armonica; con il collo in estensione per arrivare al microfono, posizionato sempre più in alto rispetto alla sua bocca.
E lo ascolterò, con curiosità, anche se un giorno dovesse non essere più così... 

La sua musica soddisfa tutte le mie esigenze. Quando lo ascolto non mi manca niente.
Perché nel suo suono c'è tutto quello che sento di essere.
© Caterina Somma   2013

E noi due là

Pure questa, sei interminabili minuti... Ma almeno qui l'inciso si ripete, e poi questa storia è anche mia, come di tanti altri.
E questo video, il suo viso segnato, i colori che cambiano... Sì, i segni del tempo mi inteneriscono.
Mi arrendo, non ce la faccio, gli voglio troppo bene.
Eccolo qua


Ipocrisie


Stanno per iniziare i Wind Music Awards su Raiuno, cosi posticipo la cena perche so che Baglioni uscirà per primo. Claudio è come il primo amore, non si scorda mai... e io non mi scordo nemmeno stasera di guardarlo dal Centrale del Foro Italico. Il pezzo nuovo non mi piace, ma lo guardo e lo ascolto con amore, come sempre, con lo stesso sguardo sia dietro le quinte che davanti allo schermo televisivo. Con amore, ma anche con distacco e lucidità, sia con un pass attaccato al collo sia sul divano di casa. Stasera, lo ammetto, mi fa un brutto effetto vederlo leggere il gobbo veloce veloce, perché qualcuno deve averglielo detto che in una serata così lunga, che deve dare il palco a tanti artisti, non può fare un monologo di un quarto d'ora, pure se si chiama Claudio Baglioni. Non l'ha fatto manco Renato Zero...

Claudio, da bravo, legge le sue spiegazioni al progetto "Con Voi" e incastra a forza le parole, con sfida, in un'intro lunghissima che tutti gli passano, perché in quel momento è un mito per tutti i miopi del mondo. E ce la fa. Alla fine che importa cosa canta. I WMA proseguono: sul palco sempre gli stessi, quei pochi che oggi ancora vendono dischi. Sono proprio pochi. E sempre gli stessi. Guardo Fiorello, che riesce comunque a strapparmi una risata prima di cedere al sonno. Domani mi devo ricordare...
Mi devo ricordare di ascoltare il secondo inedito che Baglioni ha deciso di vendere solo su iTunes, "Dieci dita", in anteprima dalle frequenze di Radio Italia. E meno male, perché, almeno musicalmente, lo ritrovo, anche se non riesco più a stare dietro ai suoi testi chilometrici e mi viene da sorridere quando risento odore di Procol Harum. Avrei voglia di chiedergli se la sua è solo un'ispirazione o se l'ha fatto puntando sul fatto che le nuove generazioni difficilmente hanno masticato "A whiter shade of pale", "Homburg" e "A Salty Dog".

Mando un paio di Twett, tanto per dire la mia. Poi, gironzolo, in cerca di commenti. Possibile che ci siano solo parole di lodi sui nuovi pezzi? Non c'è nessuno che, come me, abbia voglia di dirgli qualcosa di critico, non per giudicarlo, ma semplicemente per spingerlo a far meglio. Vorrei sempre il meglio da chi amo... Ho capito male, Clà? Non è quello che vuoi dai tuoi fan?

Gironzolo ancora su internet e vengo a sapere che il Papa, stamattina, si è pesantemente schierato contro l'ipocrisia. Avrebbe invitato i fedeli a non usare il "politicamente corretto", perché "la lingua della corruzione è l'ipocrisia". Cerco, continuo a cercare, mi sembra un argomento perfetto per quello che sto scrivendo. Leggo tanti articoli, dicono tutti più o meno le stesse cose, qualcuno dice che sia rivolto ai politici, qualcuno dice che parla ai giornalisti... Può essere. 
Ma io voglio assolutamente sapere cosa ha detto. Comincio allora a cercare sui giornali on line. Ce ne fossero due che riportano la stessa frase! Non mi accontento di parole riportate, voglio sentire la sua voce. Cerco allora di andare alla fonte, rivolgo la mia attenzione all'Osservatore Romano e al sito di Radio Vaticana. Questa, almeno, riporta dei virgolettati che dovrebbero essere fedeli a quanto dichiarato dal Santo Padre. Evviva! C'è un file audio da ascoltare, scarico l'mp3, ma...

Apro il file, e con mio stupore, c'è una voce narrante che "introduce" frasi brevi estrapolate dal discorso generale, "spiegando", anticipando, il significato di quello che si sente subito dopo.
Cerco, cerco e trovo lumi in una dichiarazione di padre Federico Lombardi che (riassumo) spiega che le omelie del Papa nelle messe mattutine nella cappella di Santa Marta hanno un carattere familiare che lui stesso intende conservare, non trasmettendone, quindi, né audio né video. E poi che "le omelie sono in lingua italiana, lingua che il Papa possiede molto bene, ma non è la sua lingua madre... e una pubblicazione integrale comporterebbe una trascrizione e una ristesura del testo in vari punti, dato che la forma scritta è differente da quella orale, che in questo caso è la forma originaria scelta intenzionalmente dal Santo Padre". Insomma, occorrerebbe una revisione del Santo Padre stesso, ma il risultato sarebbe chiaramente "un’altra cosa", che non è quella che il Santo Padre intende fare ogni mattina. Riporto ancora: "Dopo attenta riflessione si è quindi considerato che il modo migliore per rendere accessibile a un largo pubblico la ricchezza delle omelie del Papa senza alterarne la natura è quello di pubblicarne un’ampia sintesi, ricca anche di frasi originali virgolettate che riflettano il sapore genuino delle espressioni del papa".

Sì, ho capito, ma che discorso è? Mi viene da dire... O si rende pubblico o no.
No, a farlo a pezzi.
No, a farlo con le "spiegazioni".
Perché io non dovrei essere in grado di capire quello che vuole dire il Papa, anche se la sua forma parlata non è poi cosi perfetta?
Deve ancora esserci qualcuno che si arroga il diritto di decidere cosa ho il diritto di pensare?

L'omelia non vale per tutti? Anche per chi "omette", non è vero?
"Gesù ci dice: il vostro parlare sia: Sì, sì. No, no. Con animo di bambino", ha ricordato stamane Papa Francesco.

Caro Papa, io lo faccio, l'ho sempre fatto. Con educazione, credo e spero, ma l'ho sempre fatto. Sui giornali su cui scrivo e con le persone con cui vengo a contatto.

Ah... stavo dimenticando Claudio Baglioni.
Che dice pubblicamente di cercare "suggerimenti" tra il suo pubblico. Anch'io, quindi, dico la mia.
La bellezza e la validità di un brano musicale non dipendono dalla capacità del suo interprete di estendere la sua voce su più ottave. Andando avanti nel tempo, rendersene conto sarebbe auspicabile. Così come rivedere le tonalità dei pezzi.
Ma è solo la mia opinione.

@ Caterina Somma

La prima canzone non si scorda mai



Nell'estate del '69 non facevo altro che mettere quel disco nel jukebox dello stabilimento balneare.
Forse facevo un po' ridere, piccola com'ero, e forse qualcuno era stufo di sentire quel tormentone per la terza estate di seguito. Ma allora era così. Vaglielo a spiegare ai ragazzini di oggi...

Allora un disco si ascoltava e si cantava per anni, se era un disco che valeva. Un bel disco suonava in quello scatolone magico sempre sotto la stessa combinazione di lettere e di numeri. E ogni bambino conosceva a memoria i tasti da schiacciare per sentire il pezzo preferito che, in barba al tempo che passava, rimaneva sempre là, mese dopo mese, spesso anno dopo anno.

Come la "mia" Cuore Matto.
Che ho cantato con amore da quando sono nata, e per tanti anni a seguire. Che cantavo ogni volta che maneggiavo un elettrocardiografo giocattolo che mi ricordava il lavoro di mio padre. Che continuerò a cantare, con lo stesso amore, con lo stesso spirito, finché vivrò.

Ricordando, insieme ad essa, i suoi concerti, imperturbabili nei secoli, le sue splendide auto da collezione nella casa in campagna vicino alla mia, e perfino quella bara di cristallo di Mary/Biancaneve a Primaporta, vicina vicina alla cappella della nonna che non ho mai conosciuto.
Che, fin da bambina, mi ha fatto capire che anche la musica, è una cosa seria.
Una cosa per cui si può pure morire.
Ma anche, e soprattutto, una cosa per cui vivere. Per sempre.
Come Tony.
@ Caterina Somma

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