Anniversari


Dissi "Devo parlanti, è importante". Dopo una breve conversazione telefonica lui rispose che mi avrebbe raggiunto in pochi minuti. Appuntamento sulla piazzetta, in cima alla ripida scalinata che saliva dalla spiaggia, divorata due gradini alla volta col cuore in gola. Cinque minuti di silenzio prima di trovare il coraggio di aprire bocca, poi uscì soltanto un "te lo scrivo". Presi carta e penna da un blocchetto assicurato con una ventosa al parabrezza, esitai un attimo, poi scrissi velocemente cinque parole. Seduta nella sua macchina, la maglietta sopra il costume, lui in piedi, vestito di tutto punto, poggiato allo sportello aperto, gli porsi il bigliettino, lui lo lesse. Muovendo impercettibilmente la testa aveva spostato il suo sguardo in basso, sulla sinistra, per qualche secondo di troppo. Nel suo gesto riconobbi soltanto un po' di imbarazzo e il conforto di una conferma ricevuta, ma null'altro. Eppure c'era dell'altro nella sua espressione, che colsi comunque ma ignorai, in quel mentre infinito che impiegò per rimettere di nuovo i suoi occhi nei miei. In quel momento ero la ragazzina più felice del mondo, quella che era riuscita ad ammettere per la prima volta l'incoffessabile e che dopo un suo "Ciao, ci sentiamo" imboccava di nuovo quelle scale, stavolta in discesa, quasi volando, per ritornare sulla spiaggia senza nemmeno una parola di risposta alle sue.
Andai dritta verso il mare, mi buttai in acqua a testa bassa e nuotai, nuotai metri e metri a delfino, per un tempo indefinito. Cantando forte, in apnea, mentre guadagnavo il largo. Quando ripresi fiato mi accorsi che la riva era lontana. Alzai lo sguardo al cielo, di un azzurro così intenso da perderci la testa. Chiusi gli occhi, sentii forte l'odore del sale e assaporai la quiete silenziosa dell'acqua di settembre. Guardando il mondo e le persone da lontano, distanti, non solo nello spazio.
Sì, lo sapevo: avevo appena dato inizio alla mia vita da adulta.

#12settembre1982 #12settembre2022




Leggi

Leggi, leggi, che non resti fulminato dopo la terza riga. Leggi le parole scritte, perchè al contrario di quelle parlate, che restano sospese nell'aria, attraverso gli occhi vanno dritte dove devono andare. Nel cervello, per farlo pensare. Nel cuore, per farlo sentire vivo. Nel sangue, per sentirlo bollire nelle vene. Sotto la pelle, per farla vibrare ogni volta che leggi un pensiero che ti smuove dentro.

Leggi con gli occhi, leggi! Che non perdi tempo ma lo guadagni. Perché dietro a quello che leggi c'è qualcuno che per scriverlo ha pensato, ha studiato, magari ha capito prima di te o magari non ha capito affatto, e anche solo condividendo la sua ignoranza e le sue perplessità fa crescere in te un dubbio, una speranza, una certezza. O ti fa sentire una carezza.

Leggi, che ci sono storie che puoi trovare  solo nelle parole scritte, storie che sarebbero andate perse nel vuoto se non fossero state scritte, storie fantastiche, storie incredibili, storie assurde, come solo quelle reali possono essere. Leggi prima di dimenticare chi sei e da dove vieni, leggi per l'orgoglio di parlare la tua lingua. Leggi, se non vuoi che si perda.

Sei ancora qui? Allora leggi anche la musica che c'è nel ritmo delle parole messe in fila, perché quando scrivi non puoi tirarle a caso, ma devi aver cura di dargli una sequenza, un senso, un suono. Che se piace a te magari piace a qualcun altro, perchè ci si assomiglia anche nel modo di usarle le parole, che dicono quello che senti e come e perchè senti.

Leggi le parole scritte senza immagini, che senza non lo sono affatto, perchè ti danno modo di metterci tutte quelle che vuoi, quando e come vuoi, apporle, sovrapporle, scambiarle. Leggi le parole scritte in silenzio, così da riempirlo con la colonna sonora che preferisci, gli effetti sonori che condiscono la punteggiatura, e tutte le note giuste che saprai trovare.

E stupisci quando, dopo aver finito e messo via, riprenderai quello che hai già letto. Ci troverai altri suoni, altre immagini, altre sensazioni. Perchè le parole scritte sono mutanti, hanno il pregio di cambiare forma insieme alla tua. Indossano, in ogni tempo, in ogni luogo e per ogni persona, un vestito sempre diverso. Per essere sempre nuove e affascinanti, e non stancarti mai.

Leggi...


[Caterina Somma]

Genitori e guerre mondiali


Noi genitori che dopo due anni di segregazione, attoniti, guardiamo i nostri figli e non sappiamo come spiegar loro quello che succede. Noi che con la pandemia pensavamo di aver assistito a qualcosa che non sarebbe mai potuto accadere. Noi che credevamo bastasse ricordare ogni anno nelle scuole gli orrori della guerra affinché non si ripetessero più. Noi che non troviamo più parole per giustificare il ripetersi di tali eventi. Noi, cosiddetti adulti, che dovremmo dare l'esempio alle nuove generazioni che non si fidano più di noi e ci accusano di parlare a vanvera e di non fare mai i fatti. Noi che non sappiamo se l'aria di domani per i nostri figli sarà respirabile e non sappiamo nemmeno se verrà un domani. Noi cosiddetti grandi, disperati, che non abbiamo più una bussola su cui orientarci per non far perdere la bussola ai nostri figli.
Dove troveremo occhi per vedere il cammino e parole per motivare le nostre ragioni. E per dire quello che non capiamo più.

 

La Gioia

E meno male. Ho visto quello che volevo vedere da tempo. Al di là della violenza che si è acuita nelle persone con scarso equilibrio, che hanno vissuto la pandemia in modo repressivo e punitivo, quello che speravo e credevo si sta verificando. Sono i giovani a farlo. Sono loro che con grinta e follia hanno capito come gestire l’eccesso di energia e convogliarlo, finalmente, in qualcosa di positivo. Lo hanno sempre fatto? No. Generazioni precedenti che l’hanno usato per protesta, per distruggersi, punirsi, combattere una società che non gli corrispondeva, credendo di doverla urlare più forte la loro rabbia per farsi sentire, giustificando a tal fine anche la violenza.
Ma i ragazzi di oggi no. Un secolo di storia forse gli ha insegnato qualcosa.
Hanno imparato che i confini non esistono. Che il diverso è ciascuno di noi. Che non c’è interesse personale senza interesse globale. Ma soprattutto hanno recuperato una cosa che sembrava scomparsa negli ultimi decenni, qualcosa di cui pochi sapevano già l’importanza e la potenza: la gioia.
L’ho vista, l’abbiamo vista tutti in questi giorni, negli sguardi attoniti di chi si stupisce di raccogliere un successo, nell’esultanza di chi non esita ad abbracciarsi e piangere senza aver paura di tradire un sentimento. In chi guarda la medaglia con orgoglio e mai si sogna di togliersela dal collo. In chi canta con la bandiera negli occhi che non è un vessillo di parte ma un motivo d’orgoglio e la memoria degli sbagli. Negli artisti che mettono a disposizione di tutti le loro doti. L’ho vista nell’unica espressione costruttiva che può avere l’energia incanalata, pura, cosciente, usata e sfruttata senza esitazione nell’unico verso possibile per la vittoria e la rinascita.
Spero di vederla davvero la rinascita del mondo, grazie ai giovani, chi altri sennò. Quella definitiva, che lascia a margine tutto quello che abbiamo capito che non paga. Se così sarà, l’onda d’urto sarà in grado di trascinare anche quelle che finalmente diventeranno le minoranze, quelli che non credono, non sperano, non sognano. Che un giorno non ci saranno più, perché saranno accolti, compresi e amati, per quelli che sono.
Ragazzi belli, dategliela una lezione a chi non sa mettersi in gioco, a chi sceglie la comodità invece dell’impegno, a chi ha vissuto tutta la vita all’ombra, a chi si nasconde dietro gli errori di altri, a chi crede che basti un virus mortale per fermare l’evoluzione. Tutto va. Avanti mai indietro. E non c’è futuro per chi non se ne accorge. 




top