I mondiali di calcio sono un appuntamento estivo che nessuno può né vuole schivare completamente. L'amor di patria (ma forse di più l'amore per il pallone) ci impone di sederci davanti allo schermo per fare il tifo per gli Azzurri, così come ci sentiamo quasi obbligati, il 2 Giugno, a dare uno sguardo al cielo di Roma per cercare di avvistare le frecce tricolori. Un orgoglio.
Sono italiana e me ne vanto. Insomma, non me ne vergogno. Adoro questo paese e la mia città, quando me ne allontano troppo a lungo mi manca l'aria e riprendo a respirare quando riabbraccio smog e monumenti, epiteti e parolacce, tramonti e sguardi, gatti e umanità varia, che a Roma vivono gli uni a contatto degli altri in fraterna, totale, millenaria sopportazione. E orgoglio.
Nessun paese al mondo è così.
I Mondiali di calcio, però, vanno oltre l'orgoglio nazionale. Sono un evento la cui eco si diffonde in lungo e in largo, in basso e in alto, dentro la testa e nei cuori.
Puntuali, al primo incontro dei Mondiali, tutti abbiamo acceso la tv. E tutti, ma proprio tutti, abbiamo provato un terribile fastidio per quell'odioso frastuono che, incessantemente, ci tiene compagnia per tutta la durata della partita. Eppure lo sapevamo. Lo sapevamo che le vuvuzelas facevano tutto quel rumore...
I corni di plastica, simbolo della tradizione calcistica sudafricana, non piacciono a nessuno. I calciatori si distraggono, i tifosi non si godono la partita... Nonostante le lamentele ufficiali, la FIFA non può intervenire. Giusto. Io - sarò antica - al secondo incontro ho abbassato l'audio della tv e ho acceso quello della radio. Da lì, le trombette africane non danno tutto quel fastidio. La partita me la godo lo stesso. E ho smesso di lamentarmi.
Eppure, con mio grande stupore, c'è tanta gente che... corre a comprarsele. Non volevo credere ai miei occhi. Il 18 giugno, fila di un'ora, a Milano, per accaparrarsi quelle offerte gratuitamente dell'ente del turismo sudafricano (alla South Africa House, in viale Monte Nero - date un'occhiata a questo link).
La mattina seguente sono sull'autobus, in via del Corso, e sento le famose trombette. Fastidiosissime. Ma chi le suona? C'è una manifestazione davanti a Montecitorio. E i manifestanti sono lì, con striscioni, catene e tamburi ma, soprattutto, con tutto il fiato che hanno per soffiare la loro rabbia dentro a quelle trombe. Ho capito.
Le vuvuzelas non le sopporta nessuno perciò... sono ottime, per fare casino.
Avranno un gran successo.
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