Ancora o basta


E voi che siete? Un "ancora-ancora" o un "basta-basta"?
Ad un ancora-ancora la vita non basta mai. Ha sempre fame, e sete, di novità, di persone nuove, di posti sconosciuti. Ha sempre voglia di esplorare i tempi, ha un passato da capire e un futuro da sognare. Per un "basta-basta" invece è tutto molto relativo. Ed è sempre tutto troppo. Il tè nella tazza è sempre più di quanto vorrebbe berne, il cibo nel piatto più di quanto riuscirebbe mai ad ingerire.
Per un basta-basta d'estate fa sempre eccessivamente caldo e la luce del sole è sempre troppo forte, fastidiosa, come l'acqua della doccia sulla faccia: eccessiva davvero. Un basta-basta si trova a disagio quasi in tutte le situazioni e in tutti i luoghi, che sono sempre un po' scomodi e inadeguati rispetto a come dovrebbero essere. Ogni uscita di casa è disturbata dal troppo vento, dal troppo rumore, dal troppo tempo passato insieme agli altri e nel mondo.
Un basta-basta sostiene che gli ancora-ancora non si accontentino mai, ed è convinto che lui sia sempre nel giusto, ma in verità è esattamente il contrario. Il principino basta-basta si comporta da pesce fuor d'acqua ogni volta che esce dalla sua zona di comfort, lo sprovveduto, ingenuo ancora-ancora è aperto a qualsiasi situazione, perché si trova bene praticamente ovunque guardando il mondo con lo stupore di un bambino, con apertura e fiducia verso il prossimo. Anche se talvolta inciampa e cade. E si fa pure e spesso tanto male. Ma ad un ancora-ancora cosa volete che importi...

Anniversari


Dissi "Devo parlanti, è importante". Dopo una breve conversazione telefonica lui rispose che mi avrebbe raggiunto in pochi minuti. Appuntamento sulla piazzetta, in cima alla ripida scalinata che saliva dalla spiaggia, divorata due gradini alla volta col cuore in gola. Cinque minuti di silenzio prima di trovare il coraggio di aprire bocca, poi uscì soltanto un "te lo scrivo". Presi carta e penna da un blocchetto assicurato con una ventosa al parabrezza, esitai un attimo, poi scrissi velocemente cinque parole. Seduta nella sua macchina, la maglietta sopra il costume, lui in piedi, vestito di tutto punto, poggiato allo sportello aperto, gli porsi il bigliettino, lui lo lesse. Muovendo impercettibilmente la testa aveva spostato il suo sguardo in basso, sulla sinistra, per qualche secondo di troppo. Nel suo gesto riconobbi soltanto un po' di imbarazzo e il conforto di una conferma ricevuta, ma null'altro. Eppure c'era dell'altro nella sua espressione, che colsi comunque ma ignorai, in quel mentre infinito che impiegò per rimettere di nuovo i suoi occhi nei miei. In quel momento ero la ragazzina più felice del mondo, quella che era riuscita ad ammettere per la prima volta l'incoffessabile e che dopo un suo "Ciao, ci sentiamo" imboccava di nuovo quelle scale, stavolta in discesa, quasi volando, per ritornare sulla spiaggia senza nemmeno una parola di risposta alle sue.
Andai dritta verso il mare, mi buttai in acqua a testa bassa e nuotai, nuotai metri e metri a delfino, per un tempo indefinito. Cantando forte, in apnea, mentre guadagnavo il largo. Quando ripresi fiato mi accorsi che la riva era lontana. Alzai lo sguardo al cielo, di un azzurro così intenso da perderci la testa. Chiusi gli occhi, sentii forte l'odore del sale e assaporai la quiete silenziosa dell'acqua di settembre. Guardando il mondo e le persone da lontano, distanti, non solo nello spazio.
Sì, lo sapevo: avevo appena dato inizio alla mia vita da adulta.

#12settembre1982 #12settembre2022




Leggi

Leggi, leggi, che non resti fulminato dopo la terza riga. Leggi le parole scritte, perchè al contrario di quelle parlate, che restano sospese nell'aria, attraverso gli occhi vanno dritte dove devono andare. Nel cervello, per farlo pensare. Nel cuore, per farlo sentire vivo. Nel sangue, per sentirlo bollire nelle vene. Sotto la pelle, per farla vibrare ogni volta che leggi un pensiero che ti smuove dentro.

Leggi con gli occhi, leggi! Che non perdi tempo ma lo guadagni. Perché dietro a quello che leggi c'è qualcuno che per scriverlo ha pensato, ha studiato, magari ha capito prima di te o magari non ha capito affatto, e anche solo condividendo la sua ignoranza e le sue perplessità fa crescere in te un dubbio, una speranza, una certezza. O ti fa sentire una carezza.

Leggi, che ci sono storie che puoi trovare  solo nelle parole scritte, storie che sarebbero andate perse nel vuoto se non fossero state scritte, storie fantastiche, storie incredibili, storie assurde, come solo quelle reali possono essere. Leggi prima di dimenticare chi sei e da dove vieni, leggi per l'orgoglio di parlare la tua lingua. Leggi, se non vuoi che si perda.

Sei ancora qui? Allora leggi anche la musica che c'è nel ritmo delle parole messe in fila, perché quando scrivi non puoi tirarle a caso, ma devi aver cura di dargli una sequenza, un senso, un suono. Che se piace a te magari piace a qualcun altro, perchè ci si assomiglia anche nel modo di usarle le parole, che dicono quello che senti e come e perchè senti.

Leggi le parole scritte senza immagini, che senza non lo sono affatto, perchè ti danno modo di metterci tutte quelle che vuoi, quando e come vuoi, apporle, sovrapporle, scambiarle. Leggi le parole scritte in silenzio, così da riempirlo con la colonna sonora che preferisci, gli effetti sonori che condiscono la punteggiatura, e tutte le note giuste che saprai trovare.

E stupisci quando, dopo aver finito e messo via, riprenderai quello che hai già letto. Ci troverai altri suoni, altre immagini, altre sensazioni. Perchè le parole scritte sono mutanti, hanno il pregio di cambiare forma insieme alla tua. Indossano, in ogni tempo, in ogni luogo e per ogni persona, un vestito sempre diverso. Per essere sempre nuove e affascinanti, e non stancarti mai.

Leggi...


[Caterina Somma]

Genitori e guerre mondiali


Noi genitori che dopo due anni di segregazione, attoniti, guardiamo i nostri figli e non sappiamo come spiegar loro quello che succede. Noi che con la pandemia pensavamo di aver assistito a qualcosa che non sarebbe mai potuto accadere. Noi che credevamo bastasse ricordare ogni anno nelle scuole gli orrori della guerra affinché non si ripetessero più. Noi che non troviamo più parole per giustificare il ripetersi di tali eventi. Noi, cosiddetti adulti, che dovremmo dare l'esempio alle nuove generazioni che non si fidano più di noi e ci accusano di parlare a vanvera e di non fare mai i fatti. Noi che non sappiamo se l'aria di domani per i nostri figli sarà respirabile e non sappiamo nemmeno se verrà un domani. Noi cosiddetti grandi, disperati, che non abbiamo più una bussola su cui orientarci per non far perdere la bussola ai nostri figli.
Dove troveremo occhi per vedere il cammino e parole per motivare le nostre ragioni. E per dire quello che non capiamo più.

 

top