Qualcuno mi accusa di scrivere poco su questo blog...
Considerando quanta vita passo a scrivere, non mi sento in obbligo più di tanto...
E spesso preferisco usare il mio "PreTesti", per sottolineare parole e note di altri.
Non sono invidiosa...
Mi riconosci?
Sì.
Anche se il tempo ha cambiato la mappa della mia faccia,
anche se i nostri contorni non sono più così definiti. I tuoi ma anche i miei.
Mi riconosci?
Perché non dovresti...
Io sono parte di te.
Per questo non ho paura. Non così tanta.
C.S.
Volano le libellule,
sopra gli stagni e le pozzanghere in città,
sembra che se ne freghino,
della ricchezza che ora viene e dopo va,
prendimi non mi concedere,
nessuna replica alle tue fatalità,
eccomi son tutto un fremito ehi.
Passano alcune musiche,
ma quando passano la terra tremerà,
sembrano esplosioni inutili,
ma in certi cuori qualche cosa resterà,
non si sa come si creano,
costellazioni di galassie e di energia,
giocano a dadi gli uomini,
resta sul tavolo un avanzo di magia.
Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti al cielo
e non so leggere, vienimi a prendere
mi riconosci ho le tasche piene di sassi.
Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti a scuola,
mi vien da piangere,
arriva subito,
mi riconosci ho le scarpe piene di passi,
la faccia piena di schiaffi,
il cuore pieno di battiti
e gli occhi pieni di te.
Sbocciano i fiori sbocciano,
e danno tutto quel che hanno in libertà,
donano non si interessano,
di ricompense e tutto quello che verrà,
mormora la gente mormora
falla tacere praticando l'allegria,
giocano a dadi gli uomini,
resta sul tavolo un avanzo di magia.
Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti al cielo
e non so leggere, vienimi a prendere
mi riconosci ho un mantello fatto di stracci.
Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti a scuola,
mi vien da piangere,
arriva subito,
mi riconosci ho le scarpe piene di passi,
la faccia piena di schiaffi,
il cuore pieno di battiti
e gli occhi pieni di te.
Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti al cielo
vienimi a prendere
mi vien da piangere,
mi riconosci ho le scarpe piene di passi,
la faccia piena di schiaffi,
il cuore pieno di battiti
e gli occhi pieni di te.
Provate a sommate le ultime due cifre del vostro anno di nascita agli anni che avete compiuto o compirete quest'anno: la somma darà sempre 11. Una casualità sufficiente ad accendere la scintilla della curiosità nella mente di numerologi, esoterici, cabalistici. Gli appassionati di misteri sono certi che nel 2011 accadrà qualcosa di incredibile…
Trovare una ragione, una giustificazione logica o quantomeno matematica a fatti sconvolgenti della nostra vita è un'esigenza umana, del tutto comprensibile. Diventa più digeribile accettare un grave fatto di cronaca (come l'attacco alle Torri Gemelle di New York nel 2001, ad esempio), una guerra o una catastrofe naturale credendo che dietro ad essi si nasconda un significato mistico. Pensare che il nostro destino sia già scritto ci aiuta ad accettare l'ineluttabilità degli eventi.
L'introduzione ci sembra necessaria accingendoci a parlare dell'argomento in oggetto: l'anno in cui stiamo vivendo, il 2011, che secondo gli appassionati di numerologia nasconderebbe un mistero da decifrare. Mistero, avvertimento, profezia? Chi più ne ha più ne metta. Andiamo con ordine.
Siamo in piena settimana sanremese, lunga parentesi di costume che con orgoglio e prepotenza, propri di chi possiede una vecchia patente autenticata, si prende il lusso di spingere nelle nostre case, e dalla porta principale, una valanga di segnali da cogliere, che la dicono lunga sull'Italia che cambia.
Non cambia mai questo Festival (e guai a toccarlo!) che, indiscutibilmente lungo e annoiante, regala però almeno una volta l'anno, una preziosa full-immersion nella cultura del nostro paese, che le "povere" canzoni hanno il merito, e anche il grave peso, di veicolare al pubblico, loro malgrado. Canzoni che, ahimè, dovrebbero avere ruoli da protagonista, e che invece restano quasi sempre in secondo piano, vuoi per la mediocrità delle proposte, vuoi per tutto quello che le sovrasta. Povere canzoni, schiacciate dal gossip, dalla moda, dalla politica.
Sanremo può. E lui lo sa. Ma grazie a Dio, nel suo colorato e confusionario circo, trasporta anche qualcosa di buono, ogni tanto.
Ascoltando Benigni, nella sua impeccabile esegesi di un Inno ciclicamente offeso e martoriato, pensavo al buon Alberto Manzi e alla sua "Non è mai troppo tardi", trasmissione televisiva alla quale buona parte parte degli italiani, compresa quella già istruita, deve almeno un grazie.
Non è mai troppo tardi per capire: ben venga se questo avviene attraverso il Festival di Sanremo.
Sarebbe chiedere troppo di illuminarci anche su questioni più complesse? La satira ci provicchia, tanto è satira, le canzoni non ci provano quasi mai, meglio così, per farlo occorre talento e intelligenza, e non tutti i giorni nasce un autore in grado di farlo. Meglio le canzoni da cantare sotto la doccia, quelle che ci riempiono la vita, che segnano le storie, quelle che ci fanno compagnia in una vita frenetica e affollata dove in realtà siamo più soli che mai. Via libera quindi all'amore e ai sentimenti universali, purché siano di ispirazione a prodotti onesti e ben realizzati. Il pubblico non è scemo.
Benvenuto Festival, che ci esalti, e ci ricordi l'orgoglio di essere italiani.
E benvenuto anche a te, Festival che ci fai cadere le braccia, perché ci fai rendere conto che in Italia certe cose non cambiano mai.
Non cambia mai questo Festival (e guai a toccarlo!) che, indiscutibilmente lungo e annoiante, regala però almeno una volta l'anno, una preziosa full-immersion nella cultura del nostro paese, che le "povere" canzoni hanno il merito, e anche il grave peso, di veicolare al pubblico, loro malgrado. Canzoni che, ahimè, dovrebbero avere ruoli da protagonista, e che invece restano quasi sempre in secondo piano, vuoi per la mediocrità delle proposte, vuoi per tutto quello che le sovrasta. Povere canzoni, schiacciate dal gossip, dalla moda, dalla politica.
Sanremo può. E lui lo sa. Ma grazie a Dio, nel suo colorato e confusionario circo, trasporta anche qualcosa di buono, ogni tanto.
Ascoltando Benigni, nella sua impeccabile esegesi di un Inno ciclicamente offeso e martoriato, pensavo al buon Alberto Manzi e alla sua "Non è mai troppo tardi", trasmissione televisiva alla quale buona parte parte degli italiani, compresa quella già istruita, deve almeno un grazie.
Non è mai troppo tardi per capire: ben venga se questo avviene attraverso il Festival di Sanremo.
Sarebbe chiedere troppo di illuminarci anche su questioni più complesse? La satira ci provicchia, tanto è satira, le canzoni non ci provano quasi mai, meglio così, per farlo occorre talento e intelligenza, e non tutti i giorni nasce un autore in grado di farlo. Meglio le canzoni da cantare sotto la doccia, quelle che ci riempiono la vita, che segnano le storie, quelle che ci fanno compagnia in una vita frenetica e affollata dove in realtà siamo più soli che mai. Via libera quindi all'amore e ai sentimenti universali, purché siano di ispirazione a prodotti onesti e ben realizzati. Il pubblico non è scemo.
Benvenuto Festival, che ci esalti, e ci ricordi l'orgoglio di essere italiani.
E benvenuto anche a te, Festival che ci fai cadere le braccia, perché ci fai rendere conto che in Italia certe cose non cambiano mai.
Alberto Manzi (1961) |
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