Padri


Padre è chi ama senza condizioni né riserve.
Chi fa crescere e cresce insieme ai suoi figli.
Chi trema per le sue scelte senza darlo a vedere.
Chi è capace di negare per poi concedere.
Chi infonde sempre fiducia e coraggio anche se lui non ne ha.
Padre è chi perdona, perché accettando di esserlo, ha messo in conto anche il dolore e ciò che ne consegue.

Sono fortunata, ne ho conosciuti molti di uomini così, che sanno fare da padre, in piccoli frammenti di vita o anche per anni, ad altri figli incontrati per caso lungo la strada. Senza volerlo, magari senza saperlo.
Oggi voglio ringraziarli tutti, quelli che sono e quelli che sono stati. Soprattutto per me.
Il mio, ovviamente, apre la fila...



Father, son, locked as one, in this empty room
spine against spine, yours against mine, till the warmth comes through
Remember the breakwaters down by the waves
I first found my courage knowing daddy could save
I could hold back the tide, with my dad by my side.
Dogs, plows and bows, we move through each pose, struggling in our separate ways
mantras and hymns, unfolding limbs, looking for release through the pain
and the yogi's eyes are open, looking up above, he too is dreaming of his daddy's love

with his dad by his side, got his dad by his side.
Can you recall how you took me to school, we couldn't talk much at all
It's been so many years and now these tears guess I'm still your child
Out on the moors, we take a pause, see how far we have come
You're moving quite slow, how far can we go father and son
with my dad by my side, with my dad by my side, got my dad by my side with me.


La Grande Bellezza dell'Immortalità

Mi sono rotta un piede, la scorsa estate, per fare la splendida sopra tacchi di oltre 12 centimetri.
La Grande Bellezza l'ho visto su una carrozzina, in un'arena all'aperto piena di zanzare e di rumori, passaggi intermittenti della metropolitana che viaggia all'aperto, a pochi metri da lì.
Roma non è solo Bellezza. E' anche rumore, puzza e fastidio. Se la conosci bene lo sai che è anche molto brutta, sporca, distratta, insensibile, crudele, cieca e sorda. Colpa di tutti, di quelli che ci vivono e di quelli che ci passano. Ineducati, irrispettosi e poco lungimiranti.

A me il film ha divertito. Non mi è dispiaciuto, non mi è piaciuto. Bella la fotografia, la regia, la sceneggiatura. Il cinema è arte, e l'arte è emozione, e certamente questo film ne suscita di emozioni. Belle e brutte.
A me ha fatto ridere, intristire, a tratti m'ha pure fatto schifo.
Forse la cosa migliore che ha saputo fare Sorrentino in questo film, è tirare fuori il meglio da ogni singolo partecipante. La Ferilli può fare la Ferilli; e l'ha fatta bene. Verdone può fare l'attore drammatico; e l'ha dimostrato. Serena Grandi può fare quello che ha fatto. Servillo può fare tutto.
Roma, dal canto suo, è unica nella parte de La Magnifica, presa a pretesto, suo malgrado, per rappresentare ogni genere di bellezza, quella dei luoghi e quella dell'umanità tutta.
Perché Roma è così, si è sempre prestata a tutto. Anche per questo è immortale.

Posso vedere 'La Grande Bellezza'?
No.
Perché?
Non è un film per te.
Ma io sono grande!
Non abbastanza.
Non abbastanza per cosa?
Non hai mai visto Fellini, non conosci il cinema degli anni '60. Non sai chi era Serena Grandi prima di diventare così. Non hai mai ballato e cantato come una pazza le canzoni di Raffaella Carrà. Non sai com'era bella Roma quarant'anni fa.
Ma è un bel film?
Sì e no.
Cioé?
Un bel film è qualcosa che emoziona. Questo di certo lo fa, ma niente altro.
Perché?
Perché una bella copia è comunque una copia.
Ma ha preso l'Oscar!
Sembra che la mediocrità sia un male di cui si stia ammalando tutto il mondo.
???
Se non ci sono cose belle, i premi vanno a quelle meno brutte.
Ma tu che vedi stasera?
Credo che vedrò la trasmissione su Lucio Dalla su Raidue, oggi era, è, il suo compleanno. Sarà retorico, come tutti gli omaggi, ma... preferisco quello.

La Grande Bellezza due volte, no. Le canzoni di Dalla milioni di volte, sì.
A far l'amore comincia tu - R.Carrà, B.Sinclar

Dischi d'oro e di cartone


Sto ancora smaltendo la sbornia sanremese.
A due giorni dal termine della manifestazione ancora non riesco a parlare d'altro. E mi scappa da scrivere, perché c'è ancora chi si stupisce o viene deluso dalla presenza di certe figure al Festival. Perché?
Sanremo è una vetrina ambitissima, una delle poche, in Italia, a garantire una tale visibiltà in così pochi giorni.
Perchè un cantante famoso non dovrebbe parteciparvi? Lo vedono almeno sette/otto milioni di persone. Nei giorni successivi ne parleranno altri svariati milioni. E se fa "l'ospite" lo pagano pure, e profumatamente. Dov'è il compromesso, dov'è la vergogna di cui qualcuno parla? E anche ammesso che qualcuno, in passato, l'abbia snobbato e ora non lo faccia più, da dove viene lo stupore?
I cantanti fanno solo quello che fa ciascuno di noi: tirano acqua al proprio mulino. 

Allora penso a quando un album, per conquistare un Disco d'Oro, doveva vendere 1 milione di copie. Uno dei primi artisti italiani ad ottenerlo fu Domenico Modugno. Il suo "Nel blu dipinto di blu" ne vendette addirittura 22 di milioni...
Per carità, di canzoni come quella non se ne scrivono tutti i giorni, ma è così triste pensare che nel 2014, per ottenere il Disco d'Oro, basta venderne 25.000.

L'inguaribile crisi del mercato discografico viene tamponata tagliando, a colpi di machete, il numero di copie necessarie per conquistarlo, e annoverando, tra le copie, anche quelle digitali. Un po' come si fa per i livelli consentiti di inquinanti nell'aria. Brutta storia.
Così come aumentano i tumori e le malattie causate dallo smog, allo stesso modo la discografia si ammala sempre più, cercando di nascondere la mano con cui fuma la sigaretta che la ucciderà. Modifica i criteri per la certificazione delle vendite ma, soprattutto, produce prodotti più che mediocri - che ci somministra spudoratamente, a dosi massicce - che spesso puntano su un personaggio popolare (magari per motivi diversi da quelli artistici), su un prodotto del momento. Che come ogni moda è destinato a passare. Ma in fondo, il mercato si è solo adeguato.
Qualcuno dice che è colpa della pirateria.  Ma per piacere...
Come spesso accade, il sistema stesso è responsabile (complice di sicuro) della morte del sistema stesso.

Negli anni '80, quando i prezzi dei dischi erano alle stelle, si diceva che i costi così elevati fossero dovuti alle spese sostenute per finanziare i nuovi impianti di produzione per i nuovissimi CD. Le riviste specializzate e gli stessi negozi di dischi cominciarono a denigrare il vinile e, piano piano, giradischi, bracci e puntine divennero oggetti malvisti, innominabili e introvabili. Già...
Il Compact Disc costava la metà di un disco vinile e rendeva il doppio. Solo che costava pure il doppio.

E' stato lì, in quegli anni, che è cominciata la crisi. E, mi dispiace ammetterlo, tutto questo è accaduto per una precisa strategia, decisa proprio a tavolino. La pirateria è sopraggiunta di rincorsa, ovviamente. E c'ha inzuppato il biscotto.
Ne parlo oggi con tristezza, con una decennale nostalgia per il vinile appena lenita però dal recente accoglimento, in famiglia, di un piatto perfettamente funzionante.
Con cui suonare di nuovo dischi che non avrei mai avuto il coraggio di eliminare.

Ora devo proprio andare.
Ho Mario Del Monaco sul piatto.
Nel blu dipinto di blu - D.Modugno

#Sanremo2014, le prime due serate


Dopo due giorni di full immersion nel Festival più scontato del mondo, un po' per dovere un po' per piacere spendo qualche riga in più di quelle concesse in un tweet, dicendo innanzitutto che sono contenta di aver tenuto duro, ieri sera, fino all'arrivo delle Nuove Proposte. Devo ancora capire se mi siano piaciute perché paragonate alla mediocrità di quello che ho sentito prima o se perché in effetti valgano qualcosa. Comunque, i cosiddetti "emergenti" se la sono cavata molto meglio dei colleghi annoverati nella categoria superiore (Zibba e Diodato mi sono piaciuti molto). Tanto che, in piena notte, fantasticavo su una prossima edizione fatta solo di facce nuove. Un po' come ci auguriamo possa succedere in politica. Ma non succederà in politica, e non succederà neanche a Sanremo.

Il tentativo di risollevare le sorti della musica leggera italiana, una volta l'anno, tramite una manifestazione del genere, è penoso e triste. Tanto varrebbe stravolgerlo veramente il festival e dare più chance a chi fa fatica a farsi conoscere. Ma il mio è un suggerimento che lascia il tempo che trova. Anche perché i pochi giovani che riescono a farsi notare vengono divorati dalla famelicità delle case discografiche che li sfruttano battendo il ferro finchè è caldo e se ne fregano di curare un prodotto nuovo con l'attenzione che necessiterebbe il neonato, per farlo crescere sano e bello, invece che farlo bruciare nel giro di due album. Mi chiedo se ci sia al mondo qualcuno che condivida le mie osservazioni.

Tornando allo show e al mio lavoro, ho trovato Fazio professionale, Littizzetto noiosa; buona la regia, ottime le luci, brava l'orchestra (anche se mi sarebbe piaciuto pure vederla, così come da promessa di Forzano, che prima di iniziare gongolava per la nuova "spider-cam" con cui voleva far miracoli).
Pur apprezzando lo sforzo (si fa per dire) di alcuni artisti a partecipare ad una manifestazione che cerca, nel suo piccolo, di aiutare un paese in crisi e le sue finanze (ci dicono quanto costa, ma vorrei tanto sapere e nessuno mi dirà mai, quanto guadagna Sanremo), personalmente avrei evitato l'autocelebrazione di mamma Rai e del suo 60esimo compleanno. Se non altro, in serate già tanto lunghe per natura, ci saremmo evitati le cariatidi di cui, ahimè, l'Ariston pullula. Per carità, li adoro tutti, dalla Carrà a Baglioni, ma qui ho bisogno di facce nuove. E ho bisogno di quello che mi aspetto arrivi da una manifestazione canora: canzoni!

Invece noto con tristezza che delle canzoni c'è poco e niente. 
Ma nessuno scrive più canzoni? Quelle che raccontavano una storia, quelle che hanno una melodia che ti resta in mente per decenni, quelle che rendono la musica insostituibile?
In due giorni ho sentito un mucchio di note e un mucchio di parole che sembravano essere state buttate a forza nel sacchetto dello Scarabeo per poi essere ripescate a caso, nel tentativo di formare qualcosa di senso compiuto.

Se non ho niente da dire, io non scrivo. Gradirei la stessa accortezza da parte degli altri. Così non è.
E allora ci becchiamo quello che c'è. Che almeno fa guadagnare a qualcuno, nella peggiore delle ipotesi, qualche migliaio di euro di Siae.
Peccato per la musica. Peccato per l'Italia. Peccato per tutti noi.  
© Caterina Somma

top