Succede...

Ve lo dico: sono di parte.
Dalla parte dei Beatles, da quella degli Yankees e quella degli Spandau Ballet.
Ecco perchè ieri sera, sentendo Tony Hadley intonare un pezzo dei Duran Duran, ho sorriso. E poi riso, forte.
Ma questa è una delle magie che compie il tempo quando passa, specie se ne passa tanto.

Succede che Tony è un altro, ma chissenefrega delle guance rosse per l'alcool se canta ancora così a cinquantaquattro anni. Succede che nessuno gli lancia più reggiseni sul palco ma qualche orsacchiotto gli arriva ancora, lui lo raccoglie, lo regala ad un bambino in braccio al padre in prima fila, e la signora accanto gli urla in romanesco: "A' bello ciacioneee!". Succede che canti a squarciagola con i piedi che ti fanno male, a due metri da lui, ma vicino a te non c'è la tua compagna di banco a tenerti la mano sudata dall'emozione, ma tua figlia adolescente che non capisce il tuo entusiasmo ma è lì perché ti vuole bene. Succede che godi, esattamente come allora, ma invece di strapparti i capelli ti stampi sul viso il tuo più bel sorriso, perenne, di gioia e gratitudine.
Per averle vissute certe gioie. Per viverle ancora certe gioie.
Per un concerto ineccepibile, per una voce ancora superba, per un gruppo coi fiocchi.

Bello. Bello. Ancora!



Lontano. Fino là


E' quasi il tramonto, sono sulla mia terrazza, le gambe rannicchiate sulla sdraio a sorseggiare tè freddo ed assaporare un vento che finalmente dà speranza ad una giornata rovente di città. 
M. si gira, sorride, e mi mette delicatamente la cuffia in testa mentre mi dice "voglio farti sentire una cosa". Come ha fatto altre mille volte, in mille anni. 
Ma stavolta mi passa l'i-phone con un'espressione che significa "ti stupirai" e si allontana... 
Non mi aspetto nulla, ma apro le orecchie e chiudo gli occhi. 

Poi sento la tua voce, ed già è un sollievo, e comincio ad ascoltare. E man mano che le note si susseguono la tua voce vola col vento, il cuore si riempie di cose mancanti e le lacrime cominciano a bagnarmi le guance. 
S. mi vede, mi dà un bacio, ed io continuo a volare con i miei pensieri, le tue immagini, i miei dolori. 

La canzone finisce presto. Tampono le lacrime, la riascolto. Poi M. si riaffaccia sulla terrazza, si inginocchia davanti a me con lo stesso sorriso, mi guarda fisso. 
Io gli dico "E' bellissima". Lui mi prende il viso tra le mani, mi dice: "Lo vedi che sei ancora viva". 

Lo so. Lo sono sempre, pure troppo. 




Essere con Vasco


Ci sono concerti che senti con le orecchie. Poi ci sono quelli che senti col cuore.
A vedere Vasco Rossi ieri sera ci sono andata per curiosità ma anche per piacere, convinta, nel profondo, di dovergli comunque qualcosa. E lontana anni luce dagli accrediti - stampa e non - ho comprato il biglietto.
Non sono, per natura, né seguace né fan di nessuno, ma la musica buona e fatta bene mi piace tutta. E la sua musica, anche se non ho mai comprato i suoi dischi, non può non piacermi.
Vasco è come Lucio Dalla, ce l'hai dentro da sempre, anche se non te ne rendi conto.

Io, dentro, ce l'ho eccome. E ho voglia di andare a sentirlo, nonostante tutto.
Nonostante il volume di un concerto allo stadio, così tremendamente alto da non farti apprezzare armonie o parole. Nonostante il prezzo del biglietto sul prato, da fan di lusso. Nonostante i tappi delle bottigliette di plastica svitati prima di entrare e quelle di vetro (chiuse) vendute dentro. Nonostante il parcheggio dell'auto a due chilometri di distanza.

Così vado. Lo sento. Non tanto con le orecchie, come dicevo, ma con il cuore, con il corpo e pure col cervello. Perché quello che Vasco ha scritto non ha bisogno di giudizi e commenti. Perché la sua personalità stende, molto più dei decibel delle chitarre che lo accompagnano. Perché gli vuoi bene per quello che è, roba nostra. Roba unica.
"Adesso vorrei fare un discorso..." esordisce ad un tratto. Poi va verso il pubblico e dice: "Invece no". E se ne va.
Come fai a non amarlo.

Resisto due ore, lasciandomi andare al prato ogni tanto, e poi risorgendo. Perché anche se non vedo tanto e non sento bene, voglio essere lì, fino in fondo. Voglio arrivare ai bis, ai pezzi in cui l'onda sonora dovrà arrivare con meno forza e con più penetrazione. E finalmente riesco ad apprezzare qualche accordo, qualche parola dei suoi testi, essenziali e profondi.

Ci sono stata. Fino all'ultimo. Una specie di miracolo per me.
La scaletta, se volete, ve la ripeto.


Musica senza fine



Ventidue e trentacinque.
La pillola non l'ho presa ancora, ma il cuore è tranquillo, batte nel verso giusto, il verso che porta a te.
Non conosco la meta del mio viaggio, ma è così bello viaggiare che non vorrei mai fermarmi, e infatti non hanno mai tregua le mie dita sulla tastiera, che scrivono e pensano, pensano e viaggiano, da te a me, da me a tutto quello che c'è fuori da me, vicino e lontano, soprattutto lontano, quello che non riesco a raggiungere, nemmeno con l'immaginazione, quello che fa rima con la musica che sentono le mie orecchie, fa rima con i sorrisi, le lacrime, la leggerezza, l'acqua e l'aria fresca sul viso.
Più tempo passa nei miei occhi e più è grande la voglia di respirarla e di assaggiarla tutta questa vita, di non lasciarne neanche un momento al caso.
Ma neanche uno di quei momenti, passati, presenti e che verranno, è senza note.
Tutto è musica nella testa, nel cuore e nelle mani. Per questo temo la morte. Il silenzio non fa per me.
Suona sempre amore mio, suona per me, anche quando penserai che non ti ascolterò.
Suona sempre, non fermarti mai. Suona suona suona...

Seal - Love won't let me wait
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