...è una finestra sul mondo, da dove guardarlo da una prospettiva diversa (o uguale?) a quella degli altri.
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Parole, immagini e suoniviaggiano all'unisono, nel mondo e in questo blog, dove ogni post è un piccolo appunto di viaggio. Alcuni commentano un'evento, molti fotografano un attimo attraverso un'idea, uno scatto, una canzone, uniti per sempre, per creare una suggestione. Le notizie di cronaca, come recita il titolo, sono un pretesto... I fatti passano, le emozioni restano. C.
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...chissà
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Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001
Sento il tintinnio dei cristalli non appena varco la soglia
del salone vuoto, inondato di luce, che entra dalle enormi finestre e si
riflette nei mille specchi che rivestono le pareti.
Sono sola, vestita di panni comuni, ma mentre avanzo
esitante mi accorgo di avere un altro abito e un’andatura regale, solenne, ed è
come se stessi procedendo tra due ali di folla attonita, silente.
Sono io, ma sono di più.
Mi accompagna il fruscio delle crinoline, il lieve rumore di
tulle e di tessuto che sfiora il marmo freddissimo del pavimento.
Attraverso la sala, lentamente, nel silenzio totale che
contrasta con la musica
dell’orchestra che suona nella mia testa. Rimbalzo nel tempo
e nello spazio, mi sento a mio agio e assaporo la traversata di una distanza
che sembra non finire mai. E invece finisce.
Sono dall’altra parte del salone. Mi volto.
Ora non sento più quella musica. Sento però, lontanissimo,
il suono di un carillon, e mi accorgo del sangue che mi scorre nelle vene, mi
sembra un liquido diverso, più fluido e più caldo.
La folla è svanita, così come il pesante abito di broccato che
mi stringeva il busto e mi faceva procedere a stento.
Sono di nuovo nei miei panni banali, che ora appaiono
stonati, e intristiscono ancor di più una fredda e plumbea mattina viennese. Che
mi ha donato un attimo incantato, un ricordo magico.
Il ricordo di sempre.
"Mamma, perché l'Italia è in crisi?" "Diciamo che tutto nasce da tre grandi problemi: il debito dello Stato, il
rallentamento della crescita economica e la credibilità del governo" "Allora basta comprare le cose solo con i soldi che abbiamo, magari cose fatte in Italia, e poi chiamare politici che sappiano quello che dicono".
Ecco perché l'infanzia va tutelata. Coinvolta. Ascoltata. Imitata.
Cerchiamo di crescere insieme...
L’arsenico è catalogato
dall’Airc (associazione internazionale di ricerca sul cancro) come elemento cancerogeno certo di classe 1.
Sono diversi anni che ho una assidua corrispondenza con "Acqualatina", gestore dell'acqua pubblica in provincia, che da quando è subentrata alla gestione precedente ha, inspiegabilmente, moltiplicato il costo dei servizi.
Tutto aumenta, nessuno si stupisce più di tanto se oggi, rispetto a dieci anni fa, l'acqua del rubinetto costa due, tre, quattro volte tanto.
Ci si aspetterebbe, comunque, che un'acqua che costa così tanto fosse di qualità eccelsa. E che l'acquedotto, le condutture, i rubinetti che portano la preziosa acqua dentro casa fossero efficienti e magnificamente manutenti. Ci si aspetterebbe...
E' dal 2004 che telefono, scrivo, parlo con impiegati, tecnici, responsabili di detta società. E' dal 2004 che tento di farmi sostituire la "saracinesca" e il contatore difettosi, e se da allora il lavoro ancora non s'è fatto è perché, a detta dei tecnici, tali elementi "sono talmente vecchi che cambiandoli si verificherebbero sicuramente gravi danni alle tubature interne, che poi dovrebbe riparare di tasca sua". Mia?
M'immagino la stessa situazione al giornale. Io scrivo un articolo e nel consegnarlo al direttore dichiaro "Il pezzo non funziona, ma lei me lo pubblica lo stesso..." (e me lo paga comunque).
Continuo a chiedermi a cosa siano dovuti gli importi esorbitanti: ad eventuali consumi non autorizzati, a conteggi sbagliati o a cosa? Contesto le fatture, chiedo che venga fatta luce su errori, malfunzionamenti o illeciti da parte di terze persone e chiedo ancora di avere una saracinesca e un contatore funzionanti, senza dovermi accollare spese che non mi competono.
Silenzio. E nel frattempo continuo a spendere soldi per filtrare un'acqua sporca, piena di arsenico e di altre sostanze visibili anche ad occhio nudo, che fa schifo anche solo per lavarsi.
Silenzio. Tanto parlano altre notizie.
Quelle che dicono dell'aumento dell'incidenza dei tumori maligni - soprattutto al polmone e alla vescica - del diabete mellito, dell'ipertensione, dell'infarto, di infertilità e, nei bambini, di disturbi del comportamento come la sindrome da deficit di attenzione e iperattività e l'autismo.
In un rapporto del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario della Regione Lazio, si dice che "Nei comuni con livelli di arsenico superiore ai 20 microgrammi al litro si osserva un eccesso significativo pari a più 10 per cento nella mortalità per tutte le cause, e per le malattie del sistema circolatorio sia negli uomini che nelle donne”. I dati registrati dal 2005 ad oggi dimostrano che il consumo di acqua e cibo contaminati ci sta uccidendo. Vanno installati subito i dearsenificatori.
L'Italia, per legge, ha tempo fino al 31 dicembre per adeguarsi alle direttive europee (nel 2003, la Comunità Europea ha stabilito che le acque potabili non possono contenerne più di 10 microgrammi per litro).
Nel frattempo che si fa? Si bene acqua minerale. Per lo più in bottiglie di plastica. Farà male anche quella a qualche cosa, ne sono certa, ma finchè non si sa è meglio dell'arsenico puro.
Mi tranquillizzo pensando che quell'acqua, in fondo, io non l'ho mai bevuta...
Finchè l'altro ieri mi cade l'occhio su una notizia che parla di cosmetici e di menopausa precose. Che c'entra con l'acqua?
Un gruppo di ricercatori della Washington University ha messo in relazione gli ftalati (sostanze chimiche che vengono comunemente
utilizzate nella produzione di oggetti in plastica per aumentarne la
flessibilità, così come nei cosmetici) con l'età in cui le donne vanno in menopausa. Quelle che hanno nell’organismo le più alte concentrazioni di ftalati entrerebbero in menopausa, in media, due anni e mezzo prima, rispetto a quelle che hanno i livelli più bassi di queste sostanze. L'Unipro (Associazione Italiana delle imprese cosmetiche) risponde prontamente
che nei cosmetici che si trovano in
vendita in Europa viene utilizzato solo un tipo di ftalato, il Dietilftalato (DEP), la cui concentrazione nei prodotti da trucco è di certo non pericolosa per la salute
umana.
E allora, a cosa si deve l'eccessiva esposizione agli ftalati?
Forse ad un consumo più elevato di acqua in bottiglia?
Credo a quello che non si dice, a quello che non si vede.
Credo a quello che sento senza ascoltare.
Credo a quello che mi piace e a quello che mi si fa piacere.
E credo a te.
Chiamami scema...
Entrerò nei tuoi pensieri di una notte che non dormi e sentirai freddo dentro. Entrerò dentro ad un sogno, quando è già mattino, e per quel giorno tu mi porterai con te.
In quest'estate che non finisce mai, benedicendo il condizionatore e pregando che non si verifichi mai più il blackout del secolo, sdraiata sul letto in penombra chiudo gli occhi, e torno all'estate del 1982.
Sono le cinque del pomeriggio, ho appena aperto le persiane di camera mia dopo aver fatto finta di riposare per far contento mio padre. Il sole splende, scalda il vetro della finestra, ma io devo preparami per uscire. Indosso una maglietta, poi un vestitino leggero, poggio sulle spalle un maglioncino di cotone bianco. Resto un momento a pensare se indossare o meno i calzini prima di infilare le ballerine. Rinuncio, anche se so che fra un paio d'ore me ne pentirò. Scendo le scale di corsa, esco velocemente di casa. Il vento è fresco, alzo il viso verso il sole per catturarne il tepore. Gli occhiali da sole non li ho e non mi servono. Accelero il passo. Mi affretto per raggiungere al più presto i miei amici, tanto non corro il rischio di sudare. Arrivo a destinazione. E dopo cinque minuti rimpiango quei calzini...
Riapro gli occhi. È l'estate del 2012.
Le persiane sono chiuse. E chi le apre mai. Alle sei del pomeriggio il termometro segna 33 gradi, ma la stazione meteo dice che la temperatura percepita si aggira sui 37. La maglietta serve ad evitare che il condizionatore mi ghiacci il sudore sulla pancia. Se solo servisse a diminuire l'effetto serra e riportare il clima alla sua normalità, ci rinuncerei volentieri, come rinuncerei all'auto e a tutte quelle diavolerie elettroniche che consumano energia, computer compreso. L'aria fuori però è irrespirabile. Così resto tappata in casa, e il mare lo vedo dalla webcam.
Ma il suo odore non mi arriva.
Sono forte, indipendente
ti piaccio così, capace di ogni cosa,
quando scavalco le montagne,
quando reagisco con orgoglio.
So guidare in qualunque condizione,
riaffiorare al bordo anche se ho bevuto acqua,
chiudere porte e riaprire portoni,
con la stessa fibra, mentre gli anni passano.
E sai che c'è? Che tutto sommato piace anche a me.
Perché le mie debolezze voglio condividerle solo con te.
E stasera non posso.
C.S.
Sarò antica, lo so, ma che tristezza osservare da lontano i problemi di buona parte di una generazione che non ha le idee chiare sui sessi e sui ruoli.
Sì, ho detto ruoli.
Parola che qualcuno detesta o fa finta di non comprendere.
Che tristezza, vedere uomini che hanno paura delle donne, e donne che mettono paura agli uomini.
Nel senso stretto dei termini, non sono femminista e nemmeno maschilista. Credo però, fortemente, che ognuno di noi abbia un ruolo ben preciso da svolgere nella società. E che, quando questo ruolo non si conosce, o meglio, non si "riconosce", tutto ciò che si genera è solo una gran confusione.
Libertà assoluta, per carità, di scegliere di essere come si vuole. E libertà totale di gestire la propria sessualità, tra esseri adulti e responsabili, nel modo che si preferisce.
Ma che tristezza, torno a ribadire, vedere eserciti di uomini depilati e orde di donne virago.
Una società che impone modelli di riferimento maschili e femminili che tendono a somigliarsi sempre più, non mi sa affatto di libertà, di conquista, di modernità. Mi sa invece di paura.
Sì, proprio così, una società che odora di paura.
Paura di sbilanciarsi, paura di assumersi responsabilità, paura di vivere in una forma ben precisa. Perché è più comodo stare con i piedi in due staffe, più facile avere la possibilità di cambiare strada. In ogni momento.
Perché, invece, non insegnare ai nostri figli che ogni sesso ha i suoi privilegi? E le sue responsabilità. Con cui si deve convivere, tutta l'esistenza, e dalle quali non si può fuggire.
Ripenso allora agli uomini degli anni '50, che non avevano vergogna di mostrare il petto villoso. E non spendevamo tempo e denaro ad eliminare il "superfluo", perché non avevano nessuna voglia di assomigliare alle loro coetanee femmine (alle quali, probabilmente, un uomo dai tratti femminei non avrebbe dato nessun affidamento).
E penso con ancora più tristezza alle ragazze di oggi, attratte da corpi maschili glabri, lucidi e anonimi. Le stesse che, a storia finita, accusano i loro ex di mancanza di attributi.
I canoni estetici cambiano col tempo, è vero, e i gusti sono gusti.
Ma questo discorso, per chi non l'avesse ancora capito, non ha niente a che fare con l'estetica.
Sarò antica, già detto. Ma sogno un mondo diverso.
Dove l'uomo non è più signore e padrone, ma è un vero uomo. Che ama, protegge e rassicura. La sua compagna, i suoi figli, la sua famiglia.
Sogno un mondo dove la donna, senza limitazioni né catene, brilli di luce propria, regalando ai figli e al mondo intero la forza, l'energia, la voglia di vita e d'amore, che solo lei sa regalare e diffondere. Magari accanto all'uomo che ama e che ha scelto perché, ai suoi occhi, è quell'essere bello, forte e coraggioso che può garantirle la continuazione della specie.
Anche un uomo con i peli sa fare la spesa, cucinare e lavare i piatti alla perfezione.
Che cosa vuol dire essere Paul McCartney nel 2012?
Che scrivi un pezzo meraviglioso (come quello del video qui sotto) e poi ti viene voglia di fare un album ("Kisses on the Bottom") che comprenda brani dello stesso mood, grandi classici, brani - come dice lo stesso Paul - "sui quali io e John (Lennon, ndr) ci siamo basati per scrivere i nostri".
Allora chiami i migliori musicisti disponibili sulla faccia della terra, un paio di amici (Eric Clapton e Steve Wonder) e registri un album superbo, tutto d'un fiato.
"E' stato qualcosa di molto naturale e spontaneo, qualcosa che mi ha fatto tornare in mente i tempi d'oro dei Beatles. Io proponevo la canzone, gli altri iniziavano a suonarla - senza necessariamente conoscerla in anticipo - e poi continuavamo a riprovarla, finché non ci sembrava pronta da registrare. E' così che abbiamo fatto, suonando di fatto live in studio. Era importante, per me, tenere fuori le opzioni più ovvie, anche se so che molti classici non sono conosciuti dal grande pubblico: mi auguro che le mie scelte, per gli ascoltatori, siano delle piacevoli sorprese".
Che altro vuoi aggiungere ad una tale meraviglia? Chapeau.
If only my love was here
I'd be taking the time to feel it
Washing over my body and soul
If only my love, only my love was here
I wish that my heart was strong
I'd be letting it beat, much faster
At the thought of you holding me near
I wish that my heart, wish that my heart was strong
Saranno stati di certo fan scatenati di Catullo gli scienziati del team di Semir Zeki dell'University College di Londra, che sono finalmente riusciti a dimostrare che... nel cervello umano è lo stesso interruttore ad accendere odio e amore.
Ebbene sì: gli egregi ricercatori londinesi lo hanno ufficialmente constatato grazie ad uno scanner cerebrale. Spiegando, in un sol colpo, anche il motivo per cui odio e amore portino entrambi a gesti estremi, eroici o delittuosi che siano.
I circuiti dell'odio includono parti del cervello (putamen e insula) famose per essere collegate a disprezzo e disgusto, e anche deputate al controllo dei movimenti e delle azioni. Da oggi, sappiamo anche che sono sempre loro ad "organizzare" le azioni aggressive contro un rivale in amore.
Attenzione però: mentre in una persona innamorata larghe parti della corteccia cerebrale, associate a giudizio e ragionamento, vengono disattivate, nel caso dell'odio questo accade solo in piccola parte. Cioè? Chi odia è più razionale di chi ama? Gli studiosi dicono che di sicuro riesce a calcolare meglio la strategia da usare per colpire il nemico, con forza proporzionale alla forza del sentimento dichiarato. Ma c'è un ma.
Gli esimi ricercatori hanno anche dovuto constatare che più si odia, più l'interruttore si surriscalda... E quindi comincia... a dare i numeri. Addio razionalità. E allora?
Amore e odio. Stessa origine, stessa testa dura, stessa illogica. Mi sa che siamo da capo.
"Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior"
Daje Catu', nun te cruccià. Mo' lo sapemo puro noi... che nun lo sapemo!
Respiro musica dal giorno in cui sono nata, anzi da prima.
E in questo campo ho visto diventare popolari personaggi a cui riconosco qualche dote, ma quasi mai un grande talento.
La popolarità, comunque, ha sempre una spiegazione. Non è vero che il successo è questione di fortuna, non solo. Ogni personaggio famoso - grande per i più, anche se non per te - ha la capacità di veicolare qualcosa in cui la massa si riconosce.
Raramente - se non per motivi professionali - mi interessa sapere cosa.
I veri talenti, invece, quasi mai sono così popolari. Sono amati, rispettati, elogiati, ma anche guardati con invidia e sospetto.
Perché sono un mistero.
Un mistero affascinante, dovuto ad un temperamento che non riesci ad inquadrare facilmente, un carattere che ti attrae e ti respinge al tempo stesso. Personalità complesse, o forse semplicissime, che non appartengono solo ed esclusivamente alla musica o all'arte, ma alle esistenze di tutti.
Con occhi che ti scavano dentro, gesti che si insinuano nella tua vita e ti seguono, sempre. Sguardi, che a volte scambi presuntuosamente per interesse personale, che appartengono invece a chi si aggira in questo mondo armato di un'inguaribile curiosità, intento a capire cosa c'è in fondo ad ogni anima, ad ogni altra esistenza gli passi accanto. Di chi riesce ad amare chiunque abbia la sue stesse urgenze.
Doti, capacità, che non possono essere capite da chi crede che il mondo sia bianco o nero, in o out.
Un essere umano di talento, grazie ad uno sguardo, ottiene un'informazione, una nozione in più. Guadagna un'emozione in più. Da custodire gelosamente, per poi condividerla di nuovo con il mondo, sotto un'altra forma, perché sia nuovo disponibile. Per se stesso, e anche per te, se hai la fortuna di essere sulla sua stessa lunghezza d'onda.
E' questo il vero dono.
Che, se si abbina ad un'anima preziosa, diventa qualcosa di assolutamente irresistibile in un essere umano. Inimmaginabile.
Almeno per me.
Che t'hanno fatto, Roma? Chi è che t'ha cambiato faccia, di giorno? Chi ti rende pesante, insopportabile e traditrice? Siamo noi? Gli stessi che ti facciamo onore durante la notte? Di sera, i romani vanno a piedi, camminando abbracciati. Ma non a due a due. Camminano tutti insieme. Il popolo di Roma, di notte, s'affratella, e diventa un solo respiro, un solo cuore, in quelle strade che hanno visto tutto, che hanno sentito ogni passo. Anche il tuo. Ed è per questo che tu cammini lieve, pestando con rispetto e con amore quei sampietrini dolorosi. E in fondo godi di ogni passo. In un silenzio che non è mai assoluto, perché è pieno del respiro di Roma. Che non si ferma mai. E per questo non puoi farne a meno. Se sei un romano, uno che vive di quel respiro.
Strani scherzi della vita
che spalanca all'improvviso finestre nel passato
inquadrando scenari che credevi d'aver dimenticato.
O sognato.
Scenari d'altro gusto, d'altri profumi
talmente tanto vivi da fare male
che sfilano tenendosi per mano tra mente, cuore e gambe.
E scorrono.
Caldi come il sole, fluidi come il sangue
cercando un posto nel presente, nei sorrisi e nelle lacrime
trovandolo in un angolo che non vuole rassegnarsi a rimanere tale.
C.S.
Guarda là, in quel punto una luce si accende, è un pianeta che gioca col tempo
Guarda là, nel silenzio, una frase si perde, la risposta a tutti i perché
E chissà se quel suono è una musica vera o uno scherzo della tua fantasia
Guarda là questa sera la finestra di sempre, tu ti affacci e domandi chi è
Guarda là nella pioggia che cade a settembre, c'è un'estate che non tornerà
Guarda là, questo amore, che ci può far volare e che forse non si fermerà mai...
Roma, Auditorium della Conciliazione, 31 Marzo 2012
Un concerto è un'emozione sempre diversa. Ma ce ne sono alcuni che, oltre ogni aspettativa, regalano qualcosa in più.
Non è la prima volta che assisto ad un concerto di James Taylor, la cui musica è stata, è e sarà sempre, parte integrante della colonna sonora della mia vita; per grandezza, sensibilità e peso specifico; per tutta la sua vita, musicale e non, complicatissima e non, intrisa in ogni brandello dei panni che si porta addosso e in ogni nota che esce dalle sue chitarre e dalla sua gola.
Ieri sera era lì, con indosso più o meno quello che si mette quando esce di casa ogni mattina, la scaletta scritta a mano con il gesso bianco su una lavagnetta nera. Scenografia praticamente assente. Ma tanto chi la guarda...
Gli occhi, le orecchie e il cuore sono per lui e per il suo suono acustico, in diretta. Per lui che è lì, semplicemente, nessun ear-monitor lo separa dagli umori della folla. E in punta di piedi si regala agli altri che lo ricambiano con gli applausi e con un silenzio fatto di rispetto e di un amore, tangibilmente reciproco, di un pubblico senza nazionalità, che lo tratta come l'amico della porta accanto. Cosciente, però, del fatto che lui non è semplicemente uno che fa musica, lui è musica.
La gente lo sa, e lo ama perché è così, per la sua forza ma soprattutto per non aver mai avuto vergogna delle sue umane debolezze. E gli crede sempre, pure quando dice che ama Roma e che qui si sente a casa, aggiungendo che "non è tanto per dire...". E a dimostrazione della confidenza che ha acquisito con la città eterna, pronuncia con orgoglio, scandendo bene ogni parola in italiano, "PARZIALMENTE SCREMATO". E' pur sempre un americano a Roma...
Tutti ridono. Il suo umorismo lo conosciamo bene. E chi lo conosce, immagina che il suo cappuccino preferito sia in linea col suo modo di prendere la vita nella maturità: gustandola tutta, prendendo il meglio e scansando, nei limiti del possibile, quello che può far male.
Dal buio, una voce sgraziata, con accento più che romanesco, gli strilla "Messssico!"... E lui solleva da terra la lavagnetta e conta quanti brani ci sono ancora prima di quello, pregandolo di pazientare. Continua ad eseguire diligentemente tutti i suoi pezzi poi, dopo una sola uscita dal palco (assieme alla moglie-corista che sembra intimidita, sia di cantare ad un passo da Piazza San Pietro sia, e ancor di più, di cantare su quelle tavole insieme a lui), ringrazia, si inchina, saluta con la mano.
I musicisti (Jeff Babko, piano; Jimmy Johnson, bass; Steve Gadd, drums - non si può non nominarli) escono, si spengono le luci, e mentre i tecnici cominciano a smontare gli strumenti Taylor, da antidivo, si avvicina al suo pubblico, ginocchia piegate sul bordo del palco, per firmare per più di mezz'ora centinaia di autografi, sorridere, farsi fotografare. Da romani e non, che si avvicinano e gli dicono semplicemente "Ciao".
Tra penne e foglietti d'autografi, ho allungato la mano per stringere la sua, e l'ho semplicemente ringraziato, dal più profondo del cuore. Non avevo null'altro da dire. E lui, cercando e poi ricambiando il mio sguardo per dare un volto ad una voce, mi ha risposto: "... sono io che dovrò sempre dire grazie a voi".
Se c'è qualcuno che non ha capito perché io ero lì, e perché lui è ancora qui, attraverso mezzo secolo di storia e di carriera, alzi la mano.
Quello che credevi che fossi
Allora non sei cambiato? Dipende...
Da che? Dal punto di vista
Dal tuo come ti vedi? Con venti chili in più
Rispetto a quando? A quando pensavi che fossi quello che non ero
Allora forse adesso sei quello che sei, non quello che credevo fossi Per qualche chilo in più?
No. Perché adesso sei sincero
L'umiliazione è finita.
Riprendo il trenino
che sbuffa, traballa
ma va.
Ho perso qualcosa nel tempo
viaggiando fortissimo o piano
Due note, due tempi
forse nemmeno una battuta, chissà
L'importante è restare a bordo per me,
per noi, "che abbiamo un trenino nel petto e sappiamo cos'è"