Nella vita ho sempre seguito il cuore. Non che la testa non funzionasse, ma ascoltavo sempre lui per primo.
Tutto sommato, m'ha sempre detto bene.
Fino ad un certo punto, in cui ho cominciato a comportarmi da adulta.
Forse lo sono diventata, ma non so se m'è convenuto granché.
A questo punto ho due possibilità: fare marcia indietro e tornare a fare apparenti scemenze, accettando ancora di prendere in faccia quello che porta il vento, oppure continuare sulla strada della razionalità.
Sceglierei la seconda, se non fossi così triste nel farlo.
Potrei vivere a metà strada, ma non mi viene.
Potrei tentare di stare in bilico, come fanno gli equilibristi di mezzo mondo.
Chi l'ha detto che crescendo s'impara?
Adesso basta sangue...
Ve lo dico: sono di parte.
Dalla parte dei Beatles, da quella degli Yankees e quella degli Spandau Ballet.
Ecco perchè ieri sera, sentendo Tony Hadley intonare un pezzo dei Duran Duran, ho sorriso. E poi riso, forte.
Ma questa è una delle magie che compie il tempo quando passa, specie se ne passa tanto.
Succede che Tony è un altro, ma chissenefrega delle guance rosse per l'alcool se canta ancora così a cinquantaquattro anni. Succede che nessuno gli lancia più reggiseni sul palco ma qualche orsacchiotto gli arriva ancora, lui lo raccoglie, lo regala ad un bambino in braccio al padre in prima fila, e la signora accanto gli urla in romanesco: "A' bello ciacioneee!". Succede che canti a squarciagola con i piedi che ti fanno male, a due metri da lui, ma vicino a te non c'è la tua compagna di banco a tenerti la mano sudata dall'emozione, ma tua figlia adolescente che non capisce il tuo entusiasmo ma è lì perché ti vuole bene. Succede che godi, esattamente come allora, ma invece di strapparti i capelli ti stampi sul viso il tuo più bel sorriso, perenne, di gioia e gratitudine.
Per averle vissute certe gioie. Per viverle ancora certe gioie.
Per un concerto ineccepibile, per una voce ancora superba, per un gruppo coi fiocchi.
Bello. Bello. Ancora!
Dalla parte dei Beatles, da quella degli Yankees e quella degli Spandau Ballet.
Ecco perchè ieri sera, sentendo Tony Hadley intonare un pezzo dei Duran Duran, ho sorriso. E poi riso, forte.
Ma questa è una delle magie che compie il tempo quando passa, specie se ne passa tanto.
Succede che Tony è un altro, ma chissenefrega delle guance rosse per l'alcool se canta ancora così a cinquantaquattro anni. Succede che nessuno gli lancia più reggiseni sul palco ma qualche orsacchiotto gli arriva ancora, lui lo raccoglie, lo regala ad un bambino in braccio al padre in prima fila, e la signora accanto gli urla in romanesco: "A' bello ciacioneee!". Succede che canti a squarciagola con i piedi che ti fanno male, a due metri da lui, ma vicino a te non c'è la tua compagna di banco a tenerti la mano sudata dall'emozione, ma tua figlia adolescente che non capisce il tuo entusiasmo ma è lì perché ti vuole bene. Succede che godi, esattamente come allora, ma invece di strapparti i capelli ti stampi sul viso il tuo più bel sorriso, perenne, di gioia e gratitudine.
Per averle vissute certe gioie. Per viverle ancora certe gioie.
Per un concerto ineccepibile, per una voce ancora superba, per un gruppo coi fiocchi.
Bello. Bello. Ancora!
M. si gira, sorride, e mi mette delicatamente la cuffia in testa mentre mi dice "voglio farti sentire una cosa". Come ha fatto altre mille volte, in mille anni.
Ma stavolta mi passa l'i-phone con un'espressione che significa "ti stupirai" e si allontana...
Non mi aspetto nulla, ma apro le orecchie e chiudo gli occhi.
Poi sento la tua voce, ed già è un sollievo, e comincio ad ascoltare. E man mano che le note si susseguono la tua voce vola col vento, il cuore si riempie di cose mancanti e le lacrime cominciano a bagnarmi le guance.
S. mi vede, mi dà un bacio, ed io continuo a volare con i miei pensieri, le tue immagini, i miei dolori.
La canzone finisce presto. Tampono le lacrime, la riascolto. Poi M. si riaffaccia sulla terrazza, si inginocchia davanti a me con lo stesso sorriso, mi guarda fisso.
Io gli dico "E' bellissima". Lui mi prende il viso tra le mani, mi dice: "Lo vedi che sei ancora viva".
Lo so. Lo sono sempre, pure troppo.
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