Fai buon viaggio

Non riesco a non pensare a quanto sia incredibile la vita, al fatto che esista qualcosa di incomprensibile che ti fa decidere in un battito di ciglia che quello che stai guardando, che l’essere che è lì, davanti a te, lo conosci eccome, l’hai sempre conosciuto, senza il bisogno di fare la sua conoscenza. E non importa se poi lui c’è o non c’è più. Se lo vedi o non lo vedi. Tanto lo senti. Va bene anche non volerlo. Va bene tutto. Importa che tu abbia avuto modo di sapere che c’era. Che c’è. E pure che forse non ci sarà.

Qualunque sia il destino a cui siamo legati, il fatto che quella cosa sia accaduta, che quell’incontro di anime ci sia stato, è lì come un faro nella notte, che fa strada quando è buio nel mondo e illumina ancora di più quando è più buio nel mondo di dentro. Non è un appoggio, non ti sostiene, non ti risolve i problemi, non ti porta per mano. Ma quando resti ad occhi chiusi con te stesso, la sua essenza ti rassicura e non ti fa sentire mai sola. Non ti fa avere paura di quello che sarà. Perché hai l’assoluta certezza che se esiste ciò che non esiste, niente di quello che non conosci può farti così paura.
Magari dopo, più in là e oltre, ci sarà una dimensione dove l’impossibile è reale, dove chi ha avuto più paura potrà godere la pace della tranquillità e dell’amore incondizionato. Là dove niente è peccato, niente proibito, dove non c’è menzogna né ricatto, dove il coraggio non è una dote, dove dare è normale come ricevere.

Scende qualche lacrima che si asciuga da sola all’idea che potrebbe essere così anche qui, anche ora. Ma no, qui non è così.
Tutti giù per terra. Il girotondo è finito. 
E allora mi riempio gli orecchi di musica fino a farla traboccare, mi riempio la testa di note e di parole, di vibrazioni che mi fanno sentire viva...
(...continua su carta)

Ah beh, sì beh


E sempre allegri bisogna stare
che il nostro piangere fa male al re...


Una speranza di nome Francesco


Ieri mattina, per le vie del mercato rionale di Testaccio, il pescivendolo commentava il brutto tempo e la mancanza di acquirenti aggiungendo "Semo pure senza Papa...". In effetti, siamo tutti un po' orfani senza di lui, a Roma un po' di più. Qui, non se ne può fare a meno.
Ma perché c'è tanto "bisogno di Papa"?

Sarà che sono in un momento delicato della mia vita, sarà che fondamentalmente sono cattolica, ma io quest'elezione la aspettavo con ansia. La sede vacante, con un emerito in pantofole che aspetta il suo successore, mi faceva strano.
Come tanta gente, anch'io ho guardato in diretta il comignolo della stufa della Sistina, per poter finalmente veder uscire quel fumo bianco. E ho gioito, come tanti, quando è stato certo che il colore fosse quello giusto. In questi momenti, un cattolico non può pensare ai crimini della Chiesa, ai preti pedofili, ai segreti di Stato. Non dimentica, no, ma il suo pensiero non può essere lì. Non può.

Un cattolico guarda gli occhi del nuovo arrivato, osserva il suo viso, il mondo di gesticolare, il tono della sua voce. Cerca di cogliere e condividere l'accenno di un sorriso, di scorgere esitazioni e paure.
Pensa alla speranza di avere un padre nuovo, buono, onesto, che sia di conforto ma soprattutto di esempio. Perché la Chiesa, come l'umanità, è fatta di uomini. E l'uomo buono, che cerca con l'esempio di riformare un sistema marcio, non può essere paragonato a chi, i crimini, li ha commessi in prima persona.
Sì, è ovvio, credo nel perdono dei peccati. Ammesso che ci sia un sano pentimento. Ma non so se riuscirei a perdonare veramente chi, per questioni di potere, cammina sopra i diritti degli altri.
Eppure, da ottimista, penso che un sistema marcio possa riformarsi più dal di dentro che da fuori. Più facendo parte di quel sistema, in maniera attiva, che criticando, passivamente, dall'esterno.
Se ognuno di noi lo facesse, nel suo infinitamente piccolo orticello...

E intanto vivo, penso, leggo.
Così su internet, dai giornali e dalla bocca della gente, vedo e ascolto tante voci diverse.
I sensazionalisti parlano della presunta collusione di Bergoglio con la dittatura argentina, del suo modo agire politico tra i politici. Ma sono già stati smentiti, e a farlo sono noti esponenti anticlericali. Se lo dicono loro. Qualcuno lamenta la provenienza del papa da uno degli stati più misogeni e antianimalisti del mondo. Ma lui rifiuta la stola d'ermellino. C'è poi chi estrapola frasi incredibili dai discorsi dell'arcivescovo di Buenos Aires, come "Le donne sono naturalmente inadatte per compiti politici." Su Facebook ci si chiede se l'abbia detto veramente. Prima o poi lo sapremo. A qualcuno non sembra un papa "stabile", e ironizza "Bergoglio zoppica vistosamente. Dio a Scola: 'Scaldati!'". 
Ma c'è tanta gente, la maggioranza, che ha visto qualcosa di buono negli occhi del nuovo arrivato, nei suoi gesti così poco solenni, nelle sue parole semplici, dirette, emozionate. Qualcuno dice che "Francesco spacca", che "è un genio", che "emana una bella luce", che "somiglia ad Albino Luciani" (il che non può non essere di buon auspicio). Qualcuno, lo riporto per dovere di cronaca, vede in lui il "Papa Nero" di Malachia. Non d'aspetto, ma di toga... (quella dei gesuiti). Che sia davvero lui l'ultimo papa? 

Torniamo ai fatti. 
Fino ad ora, Bergoglio ha vissuto in un piccolo appartamento, ha sempre utilizzato i mezzi pubblici per gli spostamenti. La sua sobrietà è leggendaria. E comunque, durante la dittatura argentina, salvò preti e laici. L'ha fatto.
Di primo acchito, Francesco appare ai più un essere umile, gentile, sensibile. Anche se, innegabilmente, l'unico aggettivo che mi viene in mente dopo aver sentito il nome pontificale che ha scelto, è: furbo. Ma non è una colpa esserlo, semmai un merito.

Francesco. Un nome, un programma.
Perché tutti - in questo momento storico ancora di più - abbiamo bisogno di spogliarci del superfluo.  
Perché il mondo, per la sua salvezza, ha necessità di distribuire equamente le proprie ricchezze.
Perché sulla terra, per sopravvivere, uomini, donne e animali devono riuscire a parlare la stessa lingua.
Magari fosse vera l'intenzione di seguire la strada del santo.

Sarà la storia, come sempre, a dire chi aveva ragione.

© Caterina Somma - Tutti i diritti riservati

Cronaca di un distacco telefonico


Qualche anno fa
Io, che da sempre lavoro con i computer, apprendo con gioia che la Telecom ha finalmente predisposto un servizio di gestione della linea telefonica on line. E con il sollievo che accompagna sempre le notizie che ti semplificano la vita, mi affretto ad iscrivermi nell'area clienti della compagnia telefonica. Qualche dato, user name e password e voilà, il gioco è fatto. Almeno sembra fatto.
Perché, io che lavoro da sempre con i computer, lavoro con un Mac. L'editoria, come il mondo della grafica e della musica, usa Mac, e non per snobbismo. Certo, la maggior parte degli utenti, in Italia, usa il Pc... Che faccio, reclamo? Mah, forse non vale la pena. Comunque la mia segnazione la faccio lo stesso.
"Sì, lo so, signora, con i Mac il servizio dà dei problemi", risponde l'operatore. E meno male che la compagnia si occupa di telecomunicazioni! Per pagare le bollette del telefono online devo andare in un call-center. Faccio fatica, ma almeno contribuisco alla salute del pianeta. Finché...

Un anno fa
Nonostante le mie segnalazioni, il 187 on-line continua a funzionare solo per Pc. Allora, pur essendo un'ecologista e anche volendo con tutta me stessa risparmiare la foresta amazzonica, torno al cartaceo. A malincuore, chiedo che le bollette mi vengano di nuovo recapitate alla vecchia maniera, ossia tramite servizio postale. Ma, dopo un paio di invii, Poste Italiane sembra dimenticare il mio indirizzo... COMINCIO A NON RICEVERE PIU' BOLLETTE PER POSTA (ma solo da Telecom, perchè l'altra posta arriva correttamente).
Per fortuna, tramite e-mail, mi arriva comunque la segnalazione di emissione della bolletta. Così, in un modo o nell'altro, vengo a sapere che è stata emessa e riesco a pagarla on line. Dal mio computer, il cui hard disk è stato partizionato per avviarsi anche in modalità Windows...

Due mesi fa
Faccio il numero di casa. Libero, ma nessuno risponde. Strano. In casa c'è qualcuno, lo so, che poco dopo mi chiama dal cellulare. Torno a casa, verifico di persona che il telefono non funziona. Chiamo il 187, e l'operatore mi dice che l'utenza è stata sospesa per morosità. Mi sono scordata di pagarla? Può essere. Se non ti arriva mai nessuna comunicazione, può anche essere che te ne scordi.
"Signora, lo so - mi dice laconicamente l'operatore Telecom - tutta Italia lamenta di non ricevere più le bollette, deve fare un reclamo a Poste Italiane"
Ma perché? Fatelo voi! Chi me lo paga il tempo perso per andare a fare reclami? E così otterrò di nuovo la mia linea? No. E che ti staccano la linea dopo la prima fattura non pagata?
"Signora, ma perché utilizza la domiciliazione bancaria?"
La risposta non sarebbe semplice e brutale come quella che mi viene in mente, così, sforzandomi di essere gentile, rispondo che preferisco fare così, per tenere la spesa sotto controllo. Vado in posta a pagare un bollettino in bianco con l'importo da saldare. Aspetto qualche giorno. Niente da fare Riprovo a chiamarmi da fuori. Un disco mi risponde, dispiaciuto, che il numero da me composto è inesistente. Sarà un contatto. Rifaccio il numero. Il disco, imperterrito, ripete lo stesso messaggio. Sarà un guasto. Richiamo il servizio clienti per segnalarlo.
"Verrà ricontattata entro 24 ore".

Due giorni fa
Passa una settimana. Nessuno si è fatto vivo. Nell'ennesima chiamata al 187 sono un po' meno gentile...
"Per forza non la chiama nessuno signora, non c'è nessun guasto, l'utenza è stata sospesa". Perché? "Non lo so signora, controllo.... Signora, mi scuso per l'attesa, qui mi dice che l'utenza è stata cessata". PERCHE'?
"Non so, signora, a me risulta che i pagamenti sono tuti regolari. Forse l'ha chiesto lei?".
Rispiego tutto daccapo.
La mia scelta iniziale di sospendere il cartaceo. La mia scelta successiva di tornarci. La mancanza totale di bollette di carta e la mia rassegnazione a non ricevere più niente da Telecom. Nel frattempo l'operatrice trova qualcosa e mi dice che, circa un mese fa, Telecom mi ha inviato una raccomandata di rimborso. Di che? Del canone che avevo già pagato in anticipo.
"Ancora non ha ricevuto il rimborso signora?"
NON RICEVO MAI NULLA PER POSTA DA TELECOM DA MESI!!!
Ribadisco il concetto, stavolta mi viene un po' da ridere.
"Allora signora, ho parlato con il mio superiore, mi ha detto che è chiaro che Telecom ha commesso un errore. Entro 48 ore riceverà una telefonata sul cellulare che le dirà che la linea è stata ripristinata. E poi, certamente, oltre al rimborso delle spese per un servizio che non ha potuto utilizzare da mesi, riceverà delle scuse scritte da parte di Telecom"...
Scritte? 
La promessa è esilarante, verrebbe da piangere...
Invece, prima di riagganciare, condivido con l'operatrice telefonica una risata fragorosa.



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