Il tempo di vivere te

Devo farlo, mi capisci?
Sì, anche io
Solo che ci vorrebbe del tempo, se avessi solo poche ore penso non riuscirei a dire nulla
Non ci credo...
Hai ragione, mi basta guardarti negli occhi, sfiorare le tue mani... scusami
Nooooo, continua ancora un pò 
Voglio sentirti parlare, respirare. Devo sentire le tue pause... Quando parli, poi serri le labbra e mi guardi in silenzio... un'immagine indelebile nella mia mente. In quei silenzi c'è un mondo che non conosco. E che non conoscerò mai. Ma è proprio quello che mi fa pensare a te, tutto quello che non afferro. Ma percepisco.
Ci sentiamo domani e continuiamo

Sai bene che non sarà così

L'alfabeto degli amanti, Michele Zarrillo

Upgrade



L'upgrade 2.0 - effettuato forzatamente e senza reciproca necessità - comprende l'abbassamento del limite di confidenza e l'aumento del limite di sopportazione.
Mi sa che l'upgrade conviene a uno solo.
Aspetto il 3.0?
Oppure lo faccio io?

______________________________________________ Ti curo e ti cresco e se vuoi ti accudisco ___ perché siamo lumache e gatti selvaggi ___ Pensieri attutiti dai troppi rumori ___ questo tempo che scorre ci rende più forti ___ Una storia infinita di 3000 puntate ___ siamo gli esclusi e siamo fuori di noi ___ siamo una rotta e una flotta di fiori da soli ______ Se rinasco ti sposo ogni volta che posso ___ se mi ami davvero non amarmi sul serio ___ se rinasco mi sposto ogni volta che posso ___ se mi ami davvero ricomincia, ricomincia... _______________________________________ Ti curo e ti cresco e se vuoi percepisco ___ questa voglia che hai di far parte del mondo ___ Avvolta dai dubbi o dalla ragione ___ la paura pian piano diventa coraggio ___ perché siamo i sorrisi di un preciso momento ___ le mie e le tue gambe conoscono il passo ___ l'amore cammina e ci rende più sani ______ Se rinasco ti sposo ogni volta che posso ___ se mi ami davvero non amarmi sul serio ___ se rinasco mi sposto ogni volta che posso ___ ma se mi ami davvero ricomincia, ricomincia... ___ E così ci somigliamo ci osserviamo da vicino _ siamo come certi film che non abbiamo solo visto _ come il mare dentro vive fino all'ultimo respiro _ nelle notti di Cabiria nei racconti del cuscino _ E così ci comprendiamo ci osserviamo da vicino _ siamo come certe immagini che disegnano un destino _ gli amanti del domani il posto delle fragole _ e la passione e la vergogna e la passione e la vergogna ______ Se rinasco ti sposo ogni volta che posso ___ ma se mi ami davvero non amarmi sul serio ___ se… se ... se rinasco… se rinasco

Da qui... fin laggiù

 Chi l'ha detto che non mi senti,
 Chi l'ha detto che io non ti trovi
 Tutto è luce, suono ed oblio
 Mentre la voce è sempre e ovunque
 E il silenzio delle distanze è sotto le unghie

Bungaro, Guardastelle
 
Da qui, mi piace calcolare le distanze 
Da qui, proiettami nello spazio siderale 
Da qui, da qui, da milioni ad occhio e croce di persone 

Da qui, ho conosciuto la costellazione 
Da qui, senza mai guardare dentro un cannocchiale 
perché la mia vista vede, è una lente naturale 

E ho fantasia e posso anche volare 
La fantasia lo sai ti fa volare 
 
Guardastelle, guarda, 
in questo mare di stelle, 
mi perderò con te 

Guardastelle, guarda, 
è un cielo di fiammelle, 
il buio più non c'è

Da qui, mi stacco da terra ad immaginare 
Da qui, chissà, se c'è un mistero grande da scoprire 
Da qui, una libera preghiera per una pace da inventare 

E ho fantasia e posso anche volare 
La fantasia, lo sai ti fa volare 

Guardastelle, guarda, in questo mare di stelle,
 mi perderò con te 

Guardastelle, guarda, 
è un cielo di fiammelle, bruciano per te 

Sotto il cielo la terra, 
ogni uomo una stella 
Una speranza sospesa, 
tra la scienza e la guerra 
Una speranza sospesa, 
tra la scienza e la guerra 

Guardastelle, guarda, 
in questo mare di stelle, 
mi perderò con te 

Guardastelle, guarda, 
è un cielo di fiammelle, 
è un cielo di fiammelle...


Il ricordo di sempre

Sento il tintinnio dei cristalli non appena varco la soglia del salone vuoto, inondato di luce, che entra dalle enormi finestre e si riflette nei mille specchi che rivestono le pareti.
Sono sola, vestita di panni comuni, ma mentre avanzo esitante mi accorgo di avere un altro abito e un’andatura regale, solenne, ed è come se stessi procedendo tra due ali di folla attonita, silente.
Sono io, ma sono di più.
Mi accompagna il fruscio delle crinoline, il lieve rumore di tulle e di tessuto che sfiora il marmo freddissimo del pavimento.
Attraverso la sala, lentamente, nel silenzio totale che contrasta con la musica dell’orchestra che suona nella mia testa. Rimbalzo nel tempo e nello spazio, mi sento a mio agio e assaporo la traversata di una distanza che sembra non finire mai. E invece finisce.
Sono dall’altra parte del salone. Mi volto. Ora non sento più quella musica. Sento però, lontanissimo, il suono di un carillon, e mi accorgo del sangue che mi scorre nelle vene, mi sembra un liquido diverso, più fluido e più caldo.
La folla è svanita, così come il pesante abito di broccato che mi stringeva il busto e mi faceva procedere a stento.
Sono di nuovo nei miei panni banali, che ora appaiono stonati, e intristiscono ancor di più una fredda e plumbea mattina viennese. Che mi ha donato un attimo incantato, un ricordo magico.
Il ricordo di sempre.
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