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La forza di un sogno



Mia figlia deve fare un tema. Si lamenta, non riesce a capire la traccia che dice: L'amicizia. Siamo tutti diversi eppure in fondo siamo tutti uguali. Non trova il nesso tra la parola e la frase.
Ci penso.
Anche a me sembra che non ci sia il nesso, ma non è così. Ho sempre sostenuto la forza e la bellezza della varietà. Il nesso lo trovo, ne parlo con lei. Io non ho nemmeno un amico che somigli ad un altro, e questo mi piace molto. Adoro i loro gusti diversi, le loro manie. Cerco di capire le loro fissazioni e quando non le capisco le accetto e basta. Da ognuno imparo qualcosa di diverso, ognuno mi arricchisce.
"Pensa. Poi scrivi quello che senti...". Aggiungo "Correggi dopo".
Mia figlia sembra aver capito cosa intendo. E si allontana di corsa per mettere nero su bianco l'idea che gli è balenata in testa.

Io accendo il pc e sorrido. E bello scoprire che tra gli amici c'è chi, come te, riesce a fermare un'emozione scrivendo parole. Non per ottenere consensi, non per cercare applausi, solo per il piacere di farlo. Sono felice. Ho passato un bel pomeriggio di sole in compagnia di amici belli. Ascoltando, più che altro, un po' in disparte. Mi piace farlo ogni tanto, perché ascoltare significa conoscere. E imparare. 
E penso che in fondo, a chi sta crescendo, si dovrebbe far capire la gioia che si prova a fare qualcosa che ti piace. Poi, può anche succedere che il tuo piacere si trasformi in un mestiere che ti realizzi. Succede molto più spesso di quanto si possa credere.

Penso a Maurizio, ieri, che scende solo in una cantina che sa di muffa, e oggi che sale su un palco di uno stadio insieme a migliaia di persone. Penso a Rocco, ieri, che ti saluta frettolosamente per non perdere la metro delle undici e mezza, e oggi, che si attarda a firmare autografi nei cinema dove vengono proiettati i suoi film. Penso a Luca, ieri, che esce a fatica dalla sua Fiat 126 azzurrina stipata di bagagli, e che stasera entra senza alcuna difficoltà nella parte di Adriano Olivetti.
E sono felice per loro, a cui voglio bene, così come sono felice per tutti quelli che credono in quello che fanno, con gioia. Che siano artisti, operai o impiegati. Che siano padri o madri. Penso anche a me.

Lo stand-by non mi si addice, ma devo riconoscere che ha una sua funzione. Ora è tempo di andare oltre.
Coraggio Caterina, credici ancora. Coraggio Italia, credici sempre.
La forza di un sogno (e della speranza) non ha eguali.

Non sempre si è come si vorrebbe essere. Ma ci si prova... Sempre. 
Ai miei amici. Ai miei sogni. 

Là, Lucio Dalla

Misunderstandings

Non ci si conosce mai abbastanza. Ma se si ha l'umiltà di ascoltare le cose che altri dicono su di noi, è più facile capire quello che ci riguarda.

Il mio primo fidanzato, gelosissimo, mi accusava di guardare "un po' troppo" gli altri uomini. Io, in quel periodo, giuro, non avevo occhi che per lui. Il primo amore è così abbagliante, che non esiste niente all'infuori di esso. Eppure. Eppure mi rimproverava continuamente un supposto interesse per questo o per quell'altro, tenendomi il broncio per giorni, scatenando dentro di me spropositati, inguaribili sensi di colpa. Fino al giorno in cui, durante uno spettacolo circense (ebbene sì, mi portò al circo), mi fece una scenata da applausi per un presunto sguardo d'intesa con un giovane e aitante domatore di leoni. Deve ringraziare, forse, la mia giovane età (e pure la presenza di mia madre), se la sfuriata non si trasformò nella scena madre di Dramma della gelosia.

Fin da quel giorno di inizi anni '80, capii che qualcosa non tornava...
Una scena tale aveva fatto nascere il sospetto, dentro di me, che l'uomo che avessi davanti non fosse molto sano di mente. Non trovavo nessuna colpa nelle mie azioni, nè nelle intenzioni. Non c'era. La malafede era sua. E se voleva pensar male, il problema era suo.

Qualche anno dopo però, un fidanzato un po' più grande, con molta pacatezza e molto amore, mi parlò ancora dei miei sguardi. Non ricordo né come né perché nacque tale discorso, ma lui disse qualcosa che mi fece molto effetto circa il mio modo di guardare gli uomini. Non mi accusava di fissarli, no, mi faceva solo notare che i miei occhi si soffermavano un po' troppo in quelli del mio interlocutore, cosa che autorizzava l'altro a pensare che volessi da lui qualcosa di più. Una questione di attimi, diceva lui, qualcuno di troppo.

E' passato tanto tempo da quel giorno, ma ho sempre continuato a pensare a quella teoria, sposandola sempre più, anno dopo anno, e trovandomi sempre e comunque impotente di fronte ad essa.
In realtà non posso modificare il mio modo di guardare, non posso cambiare la mia naturale curiosità per un altro, chiunque esso sia, diverso da me. E ho continuato, quindi, a guardare tutti nello stesso modo, nella consapevolezza assoluta di poter essere male interpretata. Al diavolo quindi i sensi di colpa e al diavolo le idee che qualcun altro poteva farsi, errate, sulle mie intenzioni.

Il mondo mi incuriosisce. L'uomo, in quanto essere diverso da me, ancora di più.
Continuerò, nelle mie conversazioni, a guardarlo come faccio da sempre. Come faccio con animali, oggetti inanimati, luci e panorami. E' il mio modo di conoscere e comprendere.
E non fa male a nessuno.



Amori & Amicizie

Errori. Se ne fanno tanti.
Ma servono per imparare, per crescere, per non sbagliare ancora.
Eppure non si è mai immuni dal pericolo di cadere in errore. Certe volte non essendo nemmeno certi di averlo commesso.
Ok, ricomincio.

Una bambina nasce, cresce, diventa una ragazzina. Gli ormoni fanno il loro dovere e ad un tratto i rapporti con le altre persone cominciano ad essere diversi, a seconda del genere con cui si ha a che fare. Si fa presto a generalizzare, a dire non è il sesso a fare la differenza. Invece è così. Da una certa età in poi, rapportarsi con persone di genere femminile o maschile non è la stessa cosa.

Io questa differenza non l'ho mai capita. Almeno non la capivo allora.
Era per questo motivo, forse, che dai coetanei maschi con i quali mi trovavo bene - spesso meglio che con le femmine - ero sempre trattata da pari. Ero trasparente, pulita, disinteressata. Ero una di loro, con attributi diversi. Ecco.
Il problema sorgeva nel momento in cui i ragazzi si accorgevano di tali attributi. Quelli che li gradivano, improvvisamente, iniziavano a comportarsi in maniera strana, cercavano di fare i simpatici, diventavano spiritosi. Quelli che non li gradivano, cominciavano a farsi venire in mente che il mio interesse per loro doveva nascondere secondi fini, i quali, anche se inestenti, mi facevano diventare fastidiosa, persona da scansare. E poi ce n'erano altri che li vedevano ma non li guardavano. C'erano gli amici veri.

Difficile che un uomo creda alla tua amicizia. Più facile se ci sei cresciuta insieme, più difficile se l'hai conosciuto da adulta; difficilissimo se l'uomo in questione possiede doti narcisistiche; e quasi impossibile se trattasi di gran fico.
Eppure è così semplice essere amica di un uomo. Scevro da invidie e gelosie, il rapporto con un essere maschile è divertente. E' scarsamente impegnativo, non vincolante, leggero ma inossidabile. Finchè...

L'amicizia tra uomo e donna ha un limite: può interrompersi bruscamente senza che tu lo voglia.
Perché, se la fidanzata, compagna, moglie del tuo amico comincia a vederti come un pericolo, l'uomo in questione, per quieto vivere, può scegliere di sacrificare la tua compagnia. Questo tipo di comportamento, è ovvio, attiene all'intelligenza, non al sesso delle persone, ma accade tante di quelle volte che statisticamente la cosa diventa rilevante. La fidanzata di turno ti odia. E lui si defila. Prima o poi, però, torna. Anche questo è successo così tante volte da essere rilevante. Perché le fidanzate passano, le vere amiche restano. E lui, con un sorriso smagliante immutabile nei decenni, si riaffaccia nella tua vita, in cerca di quell'affetto sincero che gli hai sempre regalato senza chiedere certezze nè garanzie.

La soddisfazione c'è, ma si paga. Si paga, talvolta, con prezzo dell'impopolarità, perché nessuno crede alla tua buona fede. Si paga con il rischio di perderlo ancora, il tuo amico. Perché qualche figura femminile più importante, prima o poi, prende il sopravvento. Per un anno, cinque o trenta.
E tu, da un giorno all'altro, non puoi più dare nè ricevere. E allora ti domandi, ti arrovelli, per capire se la colpa è di qualcuno, di qualcosa, o magari proprio tua, perchè sei stata troppo invadente, troppo presente, troppo qualcosa. Inutile farlo, tanto una risposta non c'è quasi mai.

Errori? Se ne fanno tanti.
Ma aver dato e continuare a dare affetto non è mai un errore.


Stupidi

Ogni adulto ha delle certezze. Poche, ma ne ha.
E' certo di dover fare sacrifici per ottenere le cose (ma comunque sa che esistono lotterie o grandi fratelli che, a qualcuno, danno una mano).
E' certo dell'affetto dei genitori (ma su questo, dopo aver capito che non sono immortali, non può contare per sempre).
E' certo dell'importanza di alcuni valori (ma spesso può metterli da parte, per convenienza temporanea, tanto si fa presto a riportarli in auge una volta autoassoltisi dai propri peccati).
Meglio affermare che ogni adulto crede di avere delle certezze.

Io non ne ho mai avute, a dire il vero. Ho sempre creduto che "volere" significasse "potere". E questo è anche vero, fino a un certo punto.
Io non ne ho mai avute di certezze, dicevo, fino ad un certo giorno.
Una calda sera d'estate, in risposta ad uno dei tanti attacchi subdoli da parte di gente senza cervello e senza attributi, ho capito di averne una. Una sola, enorme, certezza: quella di aver capito che il mondo si divide in due sole, uniche, macro categorie: stupidi e non.

Stupidi, sì, perché stupido è la parola perfetta che riassume esattamente una persona che non capisce. Che non impara dai propri errori. Che non comprende che il suo bene è strettamente connesso a quello degli altri, e che ogni azione egoistica, nel senso riflessivo del termine, prima o poi, gli si ritorce contro. E fa male. A tutti. A tutto.

Non è per smentire la mamma di Forrest Gump, che aveva saggiamente istruito il figlio spiegandogli che "stupido è chi lo stupido fa". La signora Gump aveva senz'altro ragione. C'è chi si comporta da stupido, di tanto in tanto, e chi invece fa finta di esserlo.
Ma, putroppo, c'è una grande quantità di gente che stupida lo è davvero. Di nascita. Per carenza, insensibilità, incapacità. E non ha nemmeno speranza di salvarsi dalla sua stupidità, perché di essa si nutre, si pasce e gode. Spesso insieme ai suoi simili.

A parer mio, tra gli esseri umani non esiste nessuna altra differenza degna di nota al di fuori di quella sopra descritta. Ogni distinzione, etichetta, categoria - al di là della funzione anagrafica - è opinabile, contestabile, aleatoria. Dal punto di vista psicologico non ha nessun senso distinguere la persone dalla razza, dal sesso, dalla lingua, dal credo.
Non sono le differenze a creare scompiglio. La differenza è ricchezza.
Quello che crea disastri è sempre e solo la stupidità. Dote trasversale, che colpisce tutti, poveri, ricchi e potenti, quelli che fanno più danno di tutti.

E' per colpa di esseri stupidi se si fanno le guerre. E' per colpa degli stupidi se esiste il terzo mondo. E' sempre per colpa di gente stupida se la terra in cui viviamo soffre e muore.
Stupidi, perché non sanno vedere oltre. Perché non hanno capito che fare del male agli altri significa farlo a se stessi. Perché non capiscono che far inaridire il giardino del vicino significa perdere qualcosa di bello da vedere oltre lo steccato. Perchè non si rendono conto che la coscienza sporca non si pulisce con il volontariato.

Un signore, duemila anni fa, ha cercato in tutti i modi di spiegarlo. Non c'è riuscito lui, non pretendo di farlo io.

La mia certezza, è ovvio, è condivisibile o meno. E forse non è nemmeno una certezza da mettere in piazza. Ma sono un essere umano anch'io e la mia dose di stupidità, stasera, mi ha detto di farlo.
Ognuno ha le sue certezze. Sarei lieta di poterne comprendere altre, di altri.
Per quanto riguarda questa, visto che è l'unica, vogliate perdonarmela.

Ipocrisie


Stanno per iniziare i Wind Music Awards su Raiuno, cosi posticipo la cena perche so che Baglioni uscirà per primo. Claudio è come il primo amore, non si scorda mai... e io non mi scordo nemmeno stasera di guardarlo dal Centrale del Foro Italico. Il pezzo nuovo non mi piace, ma lo guardo e lo ascolto con amore, come sempre, con lo stesso sguardo sia dietro le quinte che davanti allo schermo televisivo. Con amore, ma anche con distacco e lucidità, sia con un pass attaccato al collo sia sul divano di casa. Stasera, lo ammetto, mi fa un brutto effetto vederlo leggere il gobbo veloce veloce, perché qualcuno deve averglielo detto che in una serata così lunga, che deve dare il palco a tanti artisti, non può fare un monologo di un quarto d'ora, pure se si chiama Claudio Baglioni. Non l'ha fatto manco Renato Zero...

Claudio, da bravo, legge le sue spiegazioni al progetto "Con Voi" e incastra a forza le parole, con sfida, in un'intro lunghissima che tutti gli passano, perché in quel momento è un mito per tutti i miopi del mondo. E ce la fa. Alla fine che importa cosa canta. I WMA proseguono: sul palco sempre gli stessi, quei pochi che oggi ancora vendono dischi. Sono proprio pochi. E sempre gli stessi. Guardo Fiorello, che riesce comunque a strapparmi una risata prima di cedere al sonno. Domani mi devo ricordare...
Mi devo ricordare di ascoltare il secondo inedito che Baglioni ha deciso di vendere solo su iTunes, "Dieci dita", in anteprima dalle frequenze di Radio Italia. E meno male, perché, almeno musicalmente, lo ritrovo, anche se non riesco più a stare dietro ai suoi testi chilometrici e mi viene da sorridere quando risento odore di Procol Harum. Avrei voglia di chiedergli se la sua è solo un'ispirazione o se l'ha fatto puntando sul fatto che le nuove generazioni difficilmente hanno masticato "A whiter shade of pale", "Homburg" e "A Salty Dog".

Mando un paio di Twett, tanto per dire la mia. Poi, gironzolo, in cerca di commenti. Possibile che ci siano solo parole di lodi sui nuovi pezzi? Non c'è nessuno che, come me, abbia voglia di dirgli qualcosa di critico, non per giudicarlo, ma semplicemente per spingerlo a far meglio. Vorrei sempre il meglio da chi amo... Ho capito male, Clà? Non è quello che vuoi dai tuoi fan?

Gironzolo ancora su internet e vengo a sapere che il Papa, stamattina, si è pesantemente schierato contro l'ipocrisia. Avrebbe invitato i fedeli a non usare il "politicamente corretto", perché "la lingua della corruzione è l'ipocrisia". Cerco, continuo a cercare, mi sembra un argomento perfetto per quello che sto scrivendo. Leggo tanti articoli, dicono tutti più o meno le stesse cose, qualcuno dice che sia rivolto ai politici, qualcuno dice che parla ai giornalisti... Può essere. 
Ma io voglio assolutamente sapere cosa ha detto. Comincio allora a cercare sui giornali on line. Ce ne fossero due che riportano la stessa frase! Non mi accontento di parole riportate, voglio sentire la sua voce. Cerco allora di andare alla fonte, rivolgo la mia attenzione all'Osservatore Romano e al sito di Radio Vaticana. Questa, almeno, riporta dei virgolettati che dovrebbero essere fedeli a quanto dichiarato dal Santo Padre. Evviva! C'è un file audio da ascoltare, scarico l'mp3, ma...

Apro il file, e con mio stupore, c'è una voce narrante che "introduce" frasi brevi estrapolate dal discorso generale, "spiegando", anticipando, il significato di quello che si sente subito dopo.
Cerco, cerco e trovo lumi in una dichiarazione di padre Federico Lombardi che (riassumo) spiega che le omelie del Papa nelle messe mattutine nella cappella di Santa Marta hanno un carattere familiare che lui stesso intende conservare, non trasmettendone, quindi, né audio né video. E poi che "le omelie sono in lingua italiana, lingua che il Papa possiede molto bene, ma non è la sua lingua madre... e una pubblicazione integrale comporterebbe una trascrizione e una ristesura del testo in vari punti, dato che la forma scritta è differente da quella orale, che in questo caso è la forma originaria scelta intenzionalmente dal Santo Padre". Insomma, occorrerebbe una revisione del Santo Padre stesso, ma il risultato sarebbe chiaramente "un’altra cosa", che non è quella che il Santo Padre intende fare ogni mattina. Riporto ancora: "Dopo attenta riflessione si è quindi considerato che il modo migliore per rendere accessibile a un largo pubblico la ricchezza delle omelie del Papa senza alterarne la natura è quello di pubblicarne un’ampia sintesi, ricca anche di frasi originali virgolettate che riflettano il sapore genuino delle espressioni del papa".

Sì, ho capito, ma che discorso è? Mi viene da dire... O si rende pubblico o no.
No, a farlo a pezzi.
No, a farlo con le "spiegazioni".
Perché io non dovrei essere in grado di capire quello che vuole dire il Papa, anche se la sua forma parlata non è poi cosi perfetta?
Deve ancora esserci qualcuno che si arroga il diritto di decidere cosa ho il diritto di pensare?

L'omelia non vale per tutti? Anche per chi "omette", non è vero?
"Gesù ci dice: il vostro parlare sia: Sì, sì. No, no. Con animo di bambino", ha ricordato stamane Papa Francesco.

Caro Papa, io lo faccio, l'ho sempre fatto. Con educazione, credo e spero, ma l'ho sempre fatto. Sui giornali su cui scrivo e con le persone con cui vengo a contatto.

Ah... stavo dimenticando Claudio Baglioni.
Che dice pubblicamente di cercare "suggerimenti" tra il suo pubblico. Anch'io, quindi, dico la mia.
La bellezza e la validità di un brano musicale non dipendono dalla capacità del suo interprete di estendere la sua voce su più ottave. Andando avanti nel tempo, rendersene conto sarebbe auspicabile. Così come rivedere le tonalità dei pezzi.
Ma è solo la mia opinione.

@ Caterina Somma

La prima canzone non si scorda mai



Nell'estate del '69 non facevo altro che mettere quel disco nel jukebox dello stabilimento balneare.
Forse facevo un po' ridere, piccola com'ero, e forse qualcuno era stufo di sentire quel tormentone per la terza estate di seguito. Ma allora era così. Vaglielo a spiegare ai ragazzini di oggi...

Allora un disco si ascoltava e si cantava per anni, se era un disco che valeva. Un bel disco suonava in quello scatolone magico sempre sotto la stessa combinazione di lettere e di numeri. E ogni bambino conosceva a memoria i tasti da schiacciare per sentire il pezzo preferito che, in barba al tempo che passava, rimaneva sempre là, mese dopo mese, spesso anno dopo anno.

Come la "mia" Cuore Matto.
Che ho cantato con amore da quando sono nata, e per tanti anni a seguire. Che cantavo ogni volta che maneggiavo un elettrocardiografo giocattolo che mi ricordava il lavoro di mio padre. Che continuerò a cantare, con lo stesso amore, con lo stesso spirito, finché vivrò.

Ricordando, insieme ad essa, i suoi concerti, imperturbabili nei secoli, le sue splendide auto da collezione nella casa in campagna vicino alla mia, e perfino quella bara di cristallo di Mary/Biancaneve a Primaporta, vicina vicina alla cappella della nonna che non ho mai conosciuto.
Che, fin da bambina, mi ha fatto capire che anche la musica, è una cosa seria.
Una cosa per cui si può pure morire.
Ma anche, e soprattutto, una cosa per cui vivere. Per sempre.
Come Tony.
@ Caterina Somma

I see the light


Sognare è gratis. A tutte le età.


Cancellerò tutte le nuvole


... e fermerò quel cielo in lacrime
perchè ti sento come l'unico destino
sei quel coraggio che non era di nessuno
ritornerò bambino quasi fragile
a colorare il bianco delle pagine
e crederò nella purezza di un momento
ci perderemo in un abbraccio così intenso...


Noi no.

Quei due sono sempre dietro l'angolo, e occorre pazienza e lavoro duro per non diventare così. Gli altri brutti sé sono sempre in agguato. La voglia di arrendersi arriva ad ondate, ma per fortuna le onde arrivano e poi vanno via.  Aver già speso ogni lacrima può fare la differenza?


Non è niente
e tutto sta in quel niente
e tutto sembra uguale a sempre
intanto i due lì accanto
sono quasi al conto

Lui non parla tanto e spiega
come un maschio alla deriva
con il raschio che gli annega
giù nella saliva

Lei ha un'aria persa
da uscita di scuola
e ogni tanto si versa
una mezza parola

Lui si sofferma
a guardare l'orario
ma la vita ferma
su un altro binario

Cuore e amore
qui non fanno rima
non è come un quiz
e quella giusta è l'ultima risposta
non la prima

Lei che fa una faccia apposta
e sbraccia nella luce brutta
che si butta sul vestito
che la tocca tutta

Lui con la ruga
di quando è un po' tardi
la linea di fuga
di tutti i suoi sguardi

Lei è già quell'altra
che ha la stessa voce
ma un po' meno scaltra
e un po' più feroce

Lui vede sé dentro un riflesso
Lei che non c'è sempre più spesso

Ma che cosa è mai
è splendore per pochi angeli
è dolore per tanti diavoli
e per gli uomini è amore
Specchio degli déi
che a sorprendersi lì dà i brividi
fino a prendersi graffi e lividi
ed arrendersi come quei due

E sono aghi di pino
al vento che ha soffiato su
un momento
per buttarli lì vicino
e illuderli di aver volato

Lui ha un sorriso più smagliato
e si specchia e taglia
strade di tovaglia
e quella storia vecchia
che già impaglia

Lei che s'appoggia
e si riempie il seno
e su guance di pioggia
occhi d'arcobaleno

Lui l'accarezza
col dorso di una mano
e quanta bellezza
che cade lontano

Lei a mento in su e un lato solo
Lui a testa in giù caduto in volo

Ma che cosa è mai
è un rumore di quanti battiti
è un rancore di troppi fremiti
e per tutti è l'amore
Favola da eroi
che pretendersi lì è da stupidi
per nascondersi poi da pavidi
e perdersi come quei due

Non è niente
e tutto sta in quel niente
e tutto sembra come sempre
non è niente
e intanto i due lì accanto
sono al conto

Ma che cosa è mai
è il bagliore di alcuni attimi
è l'errore di mille secoli
e per sempre è l'amore
amore e muore prima o poi
con lo svendersi il cuore e l'anima
con lo spendersi ogni lacrima
e rendersi conto che siamo noi
quei due
Non riesco a non pensare a quanto sia incredibile la vita, al fatto che esista qualcosa di incomprensibile che ti fa decidere in un battito di ciglia che quello che stai guardando, che l’essere che è lì, davanti a te, lo conosci eccome, l’hai sempre conosciuto, senza il bisogno di fare la sua conoscenza. E non importa se poi lui c’è o non c’è più. Se lo vedi o non lo vedi. Tanto lo senti. Va bene anche non volerlo. Va bene tutto. Importa che tu abbia avuto modo di sapere che c’era. Che c’è. E pure che forse non ci sarà.

Qualunque sia il destino a cui siamo legati, il fatto che quella cosa sia accaduta, che quell’incontro di anime ci sia stato, è lì come un faro nella notte, che fa strada quando è buio nel mondo e illumina ancora di più quando è più buio nel mondo di dentro. Non è un appoggio, non ti sostiene, non ti risolve i problemi, non ti porta per mano. Ma quando resti ad occhi chiusi con te stesso, la sua essenza ti rassicura e non ti fa sentire mai sola. Non ti fa avere paura di quello che sarà. Perché hai l’assoluta certezza che se esiste ciò che non esiste, niente di quello che non conosci può farti così paura.
Magari dopo, più in là e oltre, ci sarà una dimensione dove l’impossibile è reale, dove chi ha avuto più paura potrà godere la pace della tranquillità e dell’amore incondizionato. Là dove niente è peccato, niente proibito, dove non c’è menzogna né ricatto, dove il coraggio non è una dote, dove dare è normale come ricevere.

Scende qualche lacrima che si asciuga da sola all’idea che potrebbe essere così anche qui, anche ora. Ma no, qui non è così.
Tutti giù per terra. Il girotondo è finito. 
E allora mi riempio gli orecchi di musica fino a farla traboccare, mi riempio la testa di note e di parole, di vibrazioni che mi fanno sentire viva...
(...continua su carta)

Una speranza di nome Francesco


Ieri mattina, per le vie del mercato rionale di Testaccio, il pescivendolo commentava il brutto tempo e la mancanza di acquirenti aggiungendo "Semo pure senza Papa...". In effetti, siamo tutti un po' orfani senza di lui, a Roma un po' di più. Qui, non se ne può fare a meno.
Ma perché c'è tanto "bisogno di Papa"?

Sarà che sono in un momento delicato della mia vita, sarà che fondamentalmente sono cattolica, ma io quest'elezione la aspettavo con ansia. La sede vacante, con un emerito in pantofole che aspetta il suo successore, mi faceva strano.
Come tanta gente, anch'io ho guardato in diretta il comignolo della stufa della Sistina, per poter finalmente veder uscire quel fumo bianco. E ho gioito, come tanti, quando è stato certo che il colore fosse quello giusto. In questi momenti, un cattolico non può pensare ai crimini della Chiesa, ai preti pedofili, ai segreti di Stato. Non dimentica, no, ma il suo pensiero non può essere lì. Non può.

Un cattolico guarda gli occhi del nuovo arrivato, osserva il suo viso, il mondo di gesticolare, il tono della sua voce. Cerca di cogliere e condividere l'accenno di un sorriso, di scorgere esitazioni e paure.
Pensa alla speranza di avere un padre nuovo, buono, onesto, che sia di conforto ma soprattutto di esempio. Perché la Chiesa, come l'umanità, è fatta di uomini. E l'uomo buono, che cerca con l'esempio di riformare un sistema marcio, non può essere paragonato a chi, i crimini, li ha commessi in prima persona.
Sì, è ovvio, credo nel perdono dei peccati. Ammesso che ci sia un sano pentimento. Ma non so se riuscirei a perdonare veramente chi, per questioni di potere, cammina sopra i diritti degli altri.
Eppure, da ottimista, penso che un sistema marcio possa riformarsi più dal di dentro che da fuori. Più facendo parte di quel sistema, in maniera attiva, che criticando, passivamente, dall'esterno.
Se ognuno di noi lo facesse, nel suo infinitamente piccolo orticello...

E intanto vivo, penso, leggo.
Così su internet, dai giornali e dalla bocca della gente, vedo e ascolto tante voci diverse.
I sensazionalisti parlano della presunta collusione di Bergoglio con la dittatura argentina, del suo modo agire politico tra i politici. Ma sono già stati smentiti, e a farlo sono noti esponenti anticlericali. Se lo dicono loro. Qualcuno lamenta la provenienza del papa da uno degli stati più misogeni e antianimalisti del mondo. Ma lui rifiuta la stola d'ermellino. C'è poi chi estrapola frasi incredibili dai discorsi dell'arcivescovo di Buenos Aires, come "Le donne sono naturalmente inadatte per compiti politici." Su Facebook ci si chiede se l'abbia detto veramente. Prima o poi lo sapremo. A qualcuno non sembra un papa "stabile", e ironizza "Bergoglio zoppica vistosamente. Dio a Scola: 'Scaldati!'". 
Ma c'è tanta gente, la maggioranza, che ha visto qualcosa di buono negli occhi del nuovo arrivato, nei suoi gesti così poco solenni, nelle sue parole semplici, dirette, emozionate. Qualcuno dice che "Francesco spacca", che "è un genio", che "emana una bella luce", che "somiglia ad Albino Luciani" (il che non può non essere di buon auspicio). Qualcuno, lo riporto per dovere di cronaca, vede in lui il "Papa Nero" di Malachia. Non d'aspetto, ma di toga... (quella dei gesuiti). Che sia davvero lui l'ultimo papa? 

Torniamo ai fatti. 
Fino ad ora, Bergoglio ha vissuto in un piccolo appartamento, ha sempre utilizzato i mezzi pubblici per gli spostamenti. La sua sobrietà è leggendaria. E comunque, durante la dittatura argentina, salvò preti e laici. L'ha fatto.
Di primo acchito, Francesco appare ai più un essere umile, gentile, sensibile. Anche se, innegabilmente, l'unico aggettivo che mi viene in mente dopo aver sentito il nome pontificale che ha scelto, è: furbo. Ma non è una colpa esserlo, semmai un merito.

Francesco. Un nome, un programma.
Perché tutti - in questo momento storico ancora di più - abbiamo bisogno di spogliarci del superfluo.  
Perché il mondo, per la sua salvezza, ha necessità di distribuire equamente le proprie ricchezze.
Perché sulla terra, per sopravvivere, uomini, donne e animali devono riuscire a parlare la stessa lingua.
Magari fosse vera l'intenzione di seguire la strada del santo.

Sarà la storia, come sempre, a dire chi aveva ragione.

© Caterina Somma - Tutti i diritti riservati

Asteroidi nel tempo

Nessun asteroide entrerà in contatto con la terra.
Sono affermazioni come questa a farmi tremare. Come quelle del capo della Protezione Civile, quando afferma che lo sciame sismico è sotto controllo, e la gente può tornare a dormire sotto le lenzuola.
Temo, come ho tremato sabato sera sulla sedia di legno a dondolo, illusa che il tremore fosse dovuto al gatto che giocava sotto ai miei piedi, confortata dall'apparente immobilismo del lampadario sulla mia testa.
La scossetta di terremoto, due giorni dopo l'asteroide e sei giorni dopo l'annuncio delle dimissioni del Papa, sta a lì a ricordare le nostre fragilità, l'inconsistenza delle nostre esistenze, la forza della natura che, se deve manifestarsi, lo fa pure mentre sul palco dell'Ariston si stanno contendendo la vittoria del Festival di Sanremo.
Ed è pura coincidenza - ci dicono - se il meteorite che ha fatto sfracelli in Russia sia caduto il giorno in cui era previsto il transito dell'asteroide tenuto d'occhio da tempo.
La natura fa il suo corso, pure se manca solo qualche giorno alle elezioni politiche. Con rassegnata accettazione ne prendiamo atto.
Questo però non vuol dire che con la stessa rassegnazione siamo obbligati a subire tutto quello che ci passa accanto o ci viene imposto, specie se da altri esseri umani. Nasce ogni tanto qualcuno che ce lo ricorda.
Oggi, nel 1600, anche sul rogo Giordano Bruno continuava a sperare "verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo...".
Ma la conosceva, Bruno, questa classe politica? Forse sì. "L'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo", disse anche.
Caro Giordano (perdoni il mio affettuoso appellativo), il risveglio delle coscienze, ciclicamente, c'è stato e c'è.
Ma dopo ogni rivoluzione, va a sbattere inevitabilmente contro il muro degli interessi personali; di fronte ai quali, i limiti umani tornano a manifestarsi in tutto il loro cinico e drammatico splendore.
Che resta? Il libero arbitrio.
© Caterina Somma - Tutti i diritti riservati
Asteroids in the Distance
Image Credit: R. Evans & K. Stapelfeldt (JPL), WFPC2, HST, NASA

Non-morto un Papa se ne fa un altro


Ero in una sala d'aspetto di un policlinico romano, annoiata dagli eterni tempi d'attesa delle visite mediche, quando il televisore approntato per quietare i pazienti non pazienti ha trasmesso l'edizione straordinaria del telegiornale. La sala, improvvisamente silente per raccogliere rassegnata qualunque tragica notizia, ha invece accolto le dimissioni del Papa con un deciso sollievo, che trasmetteva con ironico stupore, tra sorrisi, sguardi increduli alla ricerca di altri sguardi, complici, una volta tanto, di un evento unico ma non drammatico. Diciamo la verità: oggi fa più male scoprire quanto si deve pagare d'Imu che apprendere che il Papa lascia.

Non sono anziana ma neanche così giovane da non cercare, nella memoria, un evento analogo nella storia recente dell'umanità, e mentre continuavo a dirmi che l'atto non era cosa giusta, ho ricordato qualche papa rinunciatario in epoche lontane. Ma nella mente riuscivo solo a pensare al gesto di Celestino V, ufficialmente spinto all'abbandono "per umiltà e debolezza del corpo e la malignità della plebe" ed effettivamente stufo di pontificare sotto le pressioni di Carlo d'Angiò. Ma non c'è niente da fare: anche se i motivi che lo spinsero a rinunciare sono stati storicamente compresi, nella testa di noi italiani, figli di Dante Alighieri, il povero Celestino sta all'inferno, e lì deve restare. E anche se la logica ci dice che Napolitano ha ragione quando parla di gesto "di straordinario coraggio" da parte di un uomo che non se la sente più, fisicamente, di svolgere il suo ruolo, restiamo perplessi. Comprendiamo le dichiarazioni di Berlusconi che dice che se Benedetto XVI si dimette è "per garantire alla Chiesa Universale un governo saldo e forte" e apprezziamo perfino lo sforzo di Bersani, che tranquillizza dichiarando che "questo Papa non prende decisioni per debolezza ed è un grande teologo".
L'abbiamo capito: si può fare. 

Ma un cervello ce l'abbiamo pure noi. Ce l'ha pure tutta la gente di stamattina, in quella sala d'attesa, che, mentre lo speaker del tg riporta le dichiarazioni ufficiali della stampa vaticana, parla di periodo "carnevalesco", sotto tutti i punti di vista... Nessuno giudica il Papa, forse non si permette così, a freddo, ma qualcuno tira fuori i segreti della Chiesa, invoca la verità su Emanuela Orlandi. E qualcuno si chiede che effetto avrà questa decisione sulle prossime elezioni politiche

Nella testa si scatenano i pensieri più vari. La prima cosa che mi viene in mente è che l'11 febbraio, anniversario dell’apparizione di Nostra Signora di Lourdes, è la data della firma dei Patti Lateranensi tra Santa Sede e Stato italiano che, così, "risolvono ed eliminano la Questione romana". Mi viene perfino in mente un articolo che ho scritto due anni fa sul numero 11, numero Maestro, dal grande potere esoterico... Me lo rileggo. Che guaio...  
Mi viene in mente Nostradamus e Malachia, che nella profezia in cui elenca i papi, dopo il 111-esimo (che dovrebbe essere proprio Benedetto XVI "Gloria Olivae"), interrompe la numerazione, e il 112-esimo lo chiama Petrus Romanus senza indicare il numero e scrivendo: "In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae sedebit Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus iudicabit populum suum. Finis". Chi è Pietro Romano, il papa-non papa (perché eletto in modo diverso?) sotto cui crollerà la Città dei Sette Colli? 

No, no, non mi va di entrare nel circolo vizioso delle interpretazioni di profeti e profezie. Ma una curiosità astrologica mi impone di dare un'occhiata al suo tema natale. Scopro così che le "dimissioni" sono state pronunciate all'indomani di una Luna Nuova in Acquario che, nel tema natale del Papa, si accompagna a ben 6 pianeti (Sole, Luna e Venere + Marte, Mercurio e Nettuno) nella sua XII Casa natale, tra Acquario e Pesci. Urano, in I Casa, è il regista della scena.
Senza farla lunga e per i non addetti: che Joseph Ratzinger sia stanco e non se la senta di andare avanti è plausibile, ma tutto quell'affollamento di pianeti nella casa delle prove e dei segreti, odora di mistero. Magari è vero che c'è qualcosa che non ha saputo gestire...  

Lascio stare pure l'astrologia e torno coi piedi per terra.
So, per mestiere, che 50 anni fa, proprio l'11 febbraio, i Beatles incidevano in un sol giorno, negli study d'Abbey Road, il loro primo album. Se non sono stati una rivoluzione i Beatles... Domani inizia il Festival di Sanremo: chissà se la notizia avrà un'eco anche dal palco dell'Ariston. Comunque, personalmente apprezzo che il Papa abbia evitato Twitter (almeno fino ad ora) per comunicare una cosa così importante.

Intanto, su Facebook, notizie e immagini collegate alla decisione di Benedetto XVI si moltiplicano. E a parte gli ovvi fotomontaggi sul possibile successore del Papa (Silvio in abito talare), l'immagine che non mi tolgo dalla mente è quella del fulmine che casualmente, proprio ieri, si è abbattuto sulla cupola di San Pietro. La foto sembrerebbe autentica, ma anche se non lo fosse...  
Citando una canzone della Tosca di Gigi Magni... anche se siete innocenti, "tremate lo stesso, cacateve addosso".

© Caterina Somma - Tutti i diritti riservati


Upgrade



L'upgrade 2.0 - effettuato forzatamente e senza reciproca necessità - comprende l'abbassamento del limite di confidenza e l'aumento del limite di sopportazione.
Mi sa che l'upgrade conviene a uno solo.
Aspetto il 3.0?
Oppure lo faccio io?

______________________________________________ Ti curo e ti cresco e se vuoi ti accudisco ___ perché siamo lumache e gatti selvaggi ___ Pensieri attutiti dai troppi rumori ___ questo tempo che scorre ci rende più forti ___ Una storia infinita di 3000 puntate ___ siamo gli esclusi e siamo fuori di noi ___ siamo una rotta e una flotta di fiori da soli ______ Se rinasco ti sposo ogni volta che posso ___ se mi ami davvero non amarmi sul serio ___ se rinasco mi sposto ogni volta che posso ___ se mi ami davvero ricomincia, ricomincia... _______________________________________ Ti curo e ti cresco e se vuoi percepisco ___ questa voglia che hai di far parte del mondo ___ Avvolta dai dubbi o dalla ragione ___ la paura pian piano diventa coraggio ___ perché siamo i sorrisi di un preciso momento ___ le mie e le tue gambe conoscono il passo ___ l'amore cammina e ci rende più sani ______ Se rinasco ti sposo ogni volta che posso ___ se mi ami davvero non amarmi sul serio ___ se rinasco mi sposto ogni volta che posso ___ ma se mi ami davvero ricomincia, ricomincia... ___ E così ci somigliamo ci osserviamo da vicino _ siamo come certi film che non abbiamo solo visto _ come il mare dentro vive fino all'ultimo respiro _ nelle notti di Cabiria nei racconti del cuscino _ E così ci comprendiamo ci osserviamo da vicino _ siamo come certe immagini che disegnano un destino _ gli amanti del domani il posto delle fragole _ e la passione e la vergogna e la passione e la vergogna ______ Se rinasco ti sposo ogni volta che posso ___ ma se mi ami davvero non amarmi sul serio ___ se… se ... se rinasco… se rinasco

Da qui... fin laggiù

 Chi l'ha detto che non mi senti,
 Chi l'ha detto che io non ti trovi
 Tutto è luce, suono ed oblio
 Mentre la voce è sempre e ovunque
 E il silenzio delle distanze è sotto le unghie

Bungaro, Guardastelle
 
Da qui, mi piace calcolare le distanze 
Da qui, proiettami nello spazio siderale 
Da qui, da qui, da milioni ad occhio e croce di persone 

Da qui, ho conosciuto la costellazione 
Da qui, senza mai guardare dentro un cannocchiale 
perché la mia vista vede, è una lente naturale 

E ho fantasia e posso anche volare 
La fantasia lo sai ti fa volare 
 
Guardastelle, guarda, 
in questo mare di stelle, 
mi perderò con te 

Guardastelle, guarda, 
è un cielo di fiammelle, 
il buio più non c'è

Da qui, mi stacco da terra ad immaginare 
Da qui, chissà, se c'è un mistero grande da scoprire 
Da qui, una libera preghiera per una pace da inventare 

E ho fantasia e posso anche volare 
La fantasia, lo sai ti fa volare 

Guardastelle, guarda, in questo mare di stelle,
 mi perderò con te 

Guardastelle, guarda, 
è un cielo di fiammelle, bruciano per te 

Sotto il cielo la terra, 
ogni uomo una stella 
Una speranza sospesa, 
tra la scienza e la guerra 
Una speranza sospesa, 
tra la scienza e la guerra 

Guardastelle, guarda, 
in questo mare di stelle, 
mi perderò con te 

Guardastelle, guarda, 
è un cielo di fiammelle, 
è un cielo di fiammelle...


Il ricordo di sempre

Sento il tintinnio dei cristalli non appena varco la soglia del salone vuoto, inondato di luce, che entra dalle enormi finestre e si riflette nei mille specchi che rivestono le pareti.
Sono sola, vestita di panni comuni, ma mentre avanzo esitante mi accorgo di avere un altro abito e un’andatura regale, solenne, ed è come se stessi procedendo tra due ali di folla attonita, silente.
Sono io, ma sono di più.
Mi accompagna il fruscio delle crinoline, il lieve rumore di tulle e di tessuto che sfiora il marmo freddissimo del pavimento.
Attraverso la sala, lentamente, nel silenzio totale che contrasta con la musica dell’orchestra che suona nella mia testa. Rimbalzo nel tempo e nello spazio, mi sento a mio agio e assaporo la traversata di una distanza che sembra non finire mai. E invece finisce.
Sono dall’altra parte del salone. Mi volto. Ora non sento più quella musica. Sento però, lontanissimo, il suono di un carillon, e mi accorgo del sangue che mi scorre nelle vene, mi sembra un liquido diverso, più fluido e più caldo.
La folla è svanita, così come il pesante abito di broccato che mi stringeva il busto e mi faceva procedere a stento.
Sono di nuovo nei miei panni banali, che ora appaiono stonati, e intristiscono ancor di più una fredda e plumbea mattina viennese. Che mi ha donato un attimo incantato, un ricordo magico.
Il ricordo di sempre.

Giornata Mondiale dell'Infanzia

"Mamma, perché l'Italia è in crisi?"
"Diciamo che tutto nasce da tre grandi problemi: il debito dello Stato, il rallentamento della crescita economica e la credibilità del governo"
"Allora basta comprare le cose solo con i soldi che abbiamo, magari cose fatte in Italia, e poi chiamare politici che sappiano quello che dicono". 

Ecco perché l'infanzia va tutelata. Coinvolta. Ascoltata. Imitata.
Cerchiamo di crescere insieme...

Veleno

L’arsenico è catalogato dall’Airc (associazione internazionale di ricerca sul cancro) come elemento cancerogeno certo di classe 1.
Sono diversi anni che ho una assidua corrispondenza con "Acqualatina", gestore dell'acqua pubblica in provincia, che da quando è subentrata alla gestione precedente ha, inspiegabilmente, moltiplicato il costo dei servizi. Tutto aumenta, nessuno si stupisce più di tanto se oggi, rispetto a dieci anni fa, l'acqua del rubinetto costa due, tre, quattro volte tanto. Ci si aspetterebbe, comunque, che un'acqua che costa così tanto fosse di qualità eccelsa. E che l'acquedotto, le condutture, i rubinetti che portano la preziosa acqua dentro casa fossero efficienti e magnificamente manutenti. Ci si aspetterebbe...

E' dal 2004 che telefono, scrivo, parlo con impiegati, tecnici, responsabili di detta società. E' dal 2004 che tento di farmi sostituire la "saracinesca" e il contatore difettosi, e se da allora il lavoro ancora non s'è fatto è perché, a detta dei tecnici, tali elementi "sono talmente vecchi che cambiandoli si verificherebbero sicuramente gravi danni alle tubature interne, che poi dovrebbe riparare di tasca sua". Mia?
M'immagino la stessa situazione al giornale. Io scrivo un articolo e nel consegnarlo al direttore dichiaro "Il pezzo non funziona, ma lei me lo pubblica lo stesso..." (e me lo paga comunque).
Continuo a chiedermi a cosa siano dovuti gli importi esorbitanti: ad eventuali consumi non autorizzati, a conteggi sbagliati o a cosa? Contesto le fatture, chiedo che venga fatta luce su errori, malfunzionamenti o illeciti da parte di terze persone e chiedo ancora di avere una saracinesca e un contatore funzionanti, senza dovermi accollare spese che non mi competono. Silenzio. E nel frattempo continuo a spendere soldi per filtrare un'acqua sporca, piena di arsenico e di altre sostanze visibili anche ad occhio nudo, che fa schifo anche solo per lavarsi.
Silenzio. Tanto parlano altre notizie.

Quelle che dicono dell'aumento dell'incidenza dei tumori maligni - soprattutto al polmone e alla vescica - del diabete mellito, dell'ipertensione, dell'infarto, di infertilità e, nei bambini, di disturbi del comportamento come la sindrome da deficit di attenzione e iperattività e l'autismo. In un rapporto del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario della Regione Lazio, si dice che "Nei comuni con livelli di arsenico superiore ai 20 microgrammi al litro si osserva un eccesso significativo pari a più 10 per cento nella mortalità per tutte le cause, e per le malattie del sistema circolatorio sia negli uomini che nelle donne”. I dati registrati dal 2005 ad oggi dimostrano che il consumo di acqua e cibo contaminati ci sta uccidendo. Vanno installati subito i dearsenificatori. L'Italia, per legge, ha tempo fino al 31 dicembre per adeguarsi alle direttive europee (nel 2003, la Comunità Europea ha stabilito che le acque potabili non possono contenerne più di 10 microgrammi per litro).

Nel frattempo che si fa? Si bene acqua minerale. Per lo più in bottiglie di plastica. Farà male anche quella a qualche cosa, ne sono certa, ma finchè non si sa è meglio dell'arsenico puro.
Mi tranquillizzo pensando che quell'acqua, in fondo, io non l'ho mai bevuta...

Finchè l'altro ieri mi cade l'occhio su una notizia che parla di cosmetici e di menopausa precose. Che c'entra con l'acqua?
Un gruppo di ricercatori della Washington University ha messo in relazione gli ftalati (sostanze chimiche che vengono comunemente utilizzate nella produzione di oggetti in plastica per aumentarne la flessibilità, così come nei cosmetici) con l'età in cui le donne vanno in menopausa. Quelle che hanno nell’organismo le più alte concentrazioni di ftalati entrerebbero in menopausa, in media, due anni e mezzo prima, rispetto a quelle che hanno i livelli più bassi di queste sostanze. L'Unipro (Associazione Italiana delle imprese cosmetiche) risponde prontamente che nei cosmetici che si trovano in vendita in Europa viene utilizzato solo un tipo di ftalato, il Dietilftalato (DEP), la cui concentrazione nei prodotti da trucco è di certo non pericolosa per la salute umana.

E allora, a cosa si deve l'eccessiva esposizione agli ftalati?
Forse ad un consumo più elevato di acqua in bottiglia?

Certezze

Tesoro, non aver paura...
Ti ho amato per mille anni,
ti amerò per altri mille

Christina Perri, A thousand years

Heart beats fast
Colors and promises
How to be brave
How can I love when I’m afraid to fall
But watching you stand alone
All of my doubt suddenly goes away somehow
One step closer

I have died everyday waiting for you
Darling don’t be afraid I have loved you
For a thousand years
I love you for a thousand more

Time stands still
Beauty in all she is
I will be brave
I will not let anything take away
What’s standing in front of me
Every breath
Every hour has come to this
One step closer

I have died everyday waiting for you
Darling don’t be afraid I have loved you
For a thousand years
I love you for a thousand more

And all along I believed I would find you
Time has brought your heart to me
I have loved you for a thousand years
I love you for a thousand more





One step closer
One step closer

I have died everyday waiting for you
Darling don’t be afraid I have loved you
For a thousand years
I love you for a thousand more

And all along I believed I would find you
Time has brought your heart to me
I have loved you for a thousand years
I love you for a thousand more







the twilight saga breaking dawn - parte 2

Silence, please

Mi sono pentita mille volte per avere parlato.
Mi sono pentita dieci volte per aver taciuto.
Fa' silenzio... E ricominciamo


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